lunedì 29 luglio 2013

IL DIABETE MELLITO, la Nuova Medicina Germanica ci aiuta a comprenderne le cause


L'autore dopo una breve rassegna riguardo la malattia diabetica e la sua classificazione secondo la diagnostica delle Leggi Biologiche, evidenzia, come esempio didattico, un caso clinico e pone dei quesiti come base per un ulteriore approfondimento

del Dr. Roberto Luciani








 
Introduzione
Il pancreas è una ghiandola esocrina che secerne i succhi pancreatici nel duodeno dopo la stimolazione data dall'ingestione di un pasto, esistono però all'in­terno dell'pancreas alcune centinaia di migliaia di agglomerati cellulari dette " isole del Langerhans ". Queste isole hanno caratteristica endocrina e conten­gono quattro tipi di cellule, così denominate:
·    cellule beta che secernono insulina
·    cellule alfa che secernono glucagone
·    cellule delta che secernono somatostatina
·    cellule gamma che secernono un polipeptide pan­creatico a funzione ancora sconosciuta ma che ri­duce l'appetito.
Le cellule beta rispondono con la secrezione d'in­sulina ogni volta che registrano un' aumento nel san­gue circolante della concentrazione del glucosio.
L'effetto dell'insulina è:
·       stimola i muscoli scheletrici ad assumere gluco­sio e trasformarlo in glicogeno ed assorbire am­minoacidi e trasformarli in proteine
·       stimola gli epatociti ad assumere glucosio e tra­sformarlo in glicogeno
·       inibisce la glicogenolisi
·       inibisce la trasformazione da grasso e proteine a glucosio (gluconeogenesi)
·       stimola le cellule grasse ad assumere glucosio e trasformarlo in grasso
·       stimola le cellule dell'ipotalamo a ridurre l'ap­petito

Il diabete mellito
È comunemente definito una sindrome caratteriz­zata da iperglicemia conseguente alla diminuzione assoluta o relativa della secrezione e/o dell'azione dell'insulina.
Esistono vari tipi di diabete mellito, (da ora de­nominato DM) i principali coinvolgono circa il 10% della popolazione e sono definiti:
·    IDDM: diabete mellito di tipo I o diabete giova­nile insulino-dipendente
·    NIDDM: diabete mellito tipo II o diabete mellito non insulino-dipendente
Le principali caratteristiche sono elencate in ta­bella
Il DM di tipo I rappresenta il 10-15% di tutti i casi di DM; è la forma predominante di DM dia­gnosticato prima dei 30 anni, è caratterizzato da fre­quente ketoacidosi (i pz. sono solitamente magri) ed il pancreas produce insulina in quantità molto ridotta o assente.
Circa 1'80% dei pazienti presenta nel siero anti­corpi diretti contro componenti citoplasmatiche delle cellule insulari
In questi pazienti si ha la distruzione di circa il 90% delle cellule β  insulino secernenti tramite mec­canismi immunitari cellulo-mediati, (infiltrazione di linfociti T e macrofagi), gli anticorpi solitamente presenti all'esordio diventano indosabili a distanza di alcuni anni.
In alcuni soggetti con questa forma clinica di dia­bete, in modo particolare non-caucasici non è dimo­strabile alcuna evidenza di disordine autoimmune ed essi sono classificati come "tipo I idiopatico".
Molto controversa è la predisposizione genetica che addirittura nei gemelli è minore del 50% , an­che se si ritiene che la suscettibilità a sviluppare un DM tipo I sia poligenica; nelle popolazioni di razza bianca sembra esista un associazione tra il DM tipo I e specifici fenotipi HLA-D (3;4) ma ha bassa espressione quindi vengono considerati predispo­nenti anche i fattori ambientali quali i virus (rosolia, parotite, coxachie B); l'allattamento con latte vacci­no anziché materno e fattori geografici, poiché esiste un incidenza maggiore di DM tipo I in Finlandia e in Sardegna.
Il DM tipo II, invece, è la forma diagnosticata maggiormente sopra i 30 anni ma può comparire an­che nei bambini e negli adolescenti. È caratterizzato clinicamente da iperglicemia e resistenza all'insuli­na.
Sebbene il tasso di concordanza nei gemelli orno-zigoti sia del 90% questa volta non è stata dimostra­ta alcuna associazione tra questa forma di malattia e specifici fenotipi HLA o anticorpi citoplasmatici contro cellule insulari.
Il DM tipo II è in realtà un gruppo eterogeneo di disordini nei quali l'iperglicemia è il risultato sia di un'alterazione della risposta secretoria insulinica al glucoso sia di una ridotta capacità dell'insulina di stimolare la captazione del glucoso da parte del mu­scolo scheletrico e di inibire la produzione epatica del glucoso (resistenza all'insulina).
In ogni caso il fenomeno di resistenza all'insulina è molto diffuso e la maggior parte dei pazienti che ne è affetto non sviluppa il diabete.
Nel DM tipo II le isole pancreatiche mantengo­no la proporzione tra cellule (3 (secernenti insulina) e cellule a (secernenti glucagone) pressoché norma­le; in sede autoptica è stata dimostrata in un'elevata percentuale di pazienti portatori di DM tipo II di de­posizione nel pancreas di amiloide anche se non si è potuta correlare con la patogenesi della malattia.

Programmi speciali biologici e sensati oncoequiva­lenti
Esiste una particolare situazione delle malattie "oncoequivalenti".
Se si segue la tabella, nel gruppo giallo del pa­leoencefalo tutte le malattie sono identiche al cancro e alla relativa fase di riparazione, se quest'avviene.
Nel paleoencefalo non ci sono malattie oncoequi­valenti, solo cancri, e in caso positivo, dopo soluzio­ne di conflitto la fase di riparazione.
Neppure negli organi mesodermici diretti dal neoencefalo (ossa, tendini, muscoli, connettivo, lin­fonodi, etc.) esistono, malattie oncoequivalenti, ma solo cancro in forma di necrosi, osteolisi, lacune nei tessuti, sostanzialmente riduzione cellulare, e nel caso di conflittolisi, si entra in fase di riparazione con ricostruzione del tessuto mancante.
Troviamo malattie oncoequivalenti solo tra le malattie ectodermiche dirette corticalmente.
I programmi speciali biologici oncoequivalenti, sono malattie ectodermiche che seguono le cinque leggi biologiche ma invece di riduzione di sostan­za cellulare mostrano una sensata riduzione o bloc­co funzionale. Ne fanno parte il diabete, le paralisi motorie e sensoriali, l'insufficienza del glucagone, i disturbi della vista e dell'udito.
Nelle malattie oncoequivalenti le cellule dell'or­gano non si riducono, appaiono però in certa misura modificate, come pure sono modificate le aree cere­brali corrispondenti, (focolai di Hamer), anche dopo molti anni se avvenisse la soluzione del conflitto le cellule sarebbero in grado di riprendere in parte la loro normale funzione.
Se consultiamo la tabella scientifica della nuova medicina germanica troviamo il diabete mellito tipo II nella parte rossa (Rb2dx) inserito nelle malattie oncoequivalenti dell'emisfero corticale destro, la cui caratteristica è il deficit o blocco di funzione, sensa­tamente in fase attiva, senza ulcere.
La manifestazione del programma SBS nell'or­gano è la riduzione funzionale, in qualsiasi caso di diabete mellito, iperglicemia, insufficiente produzio­ne di insulina, riduzione di funzione delle cellule β  delle isole di Langerhans del pancreas.
Il conflitto biologico è di repulsione "non voglio averci a che fare", "mi oppongo", del doversi difen­dere da qualcosa o qualcuno in particolare; il FH è frontale dx nel diencefalo.
In fase CA si ha una riduzione della funzionalità delle cellule β delle isole di Langerhans del pancreas, e quindi un aumento progressivo della glicemia a causa della riduzione dell'insulina.
Il senso biologico è un aumento della disponibili­tà del glucosio perché nel conflitto di repulsione per "opporsi" si verifica una tensione tonica dei muscoli che provoca un maggior consumo degli zuccheri.
Nella fase PCL si ha una lenta diminuzione del tasso glicemico, bisogna prestare attenzione alla crisi epilettoide in cui potrebbe scatenarsi una forte iper­glicemia seguita per un periodo più lungo da un fase ipoglicemica.

Il signor Oreste, destrimane, odia l'ospedale
Conosco da molto tempo il signor Oreste perché abbiamo frequentato lo stesso liceo, da ragazzo fino la fine dell'università è stato un buon atleta dedican­dosi alla pallacanestro nella squadra cittadina ed in seguito ha mantenuto l'attività fisica con i vecchi compagni formando una squadra di "senior".
Quarantotto anni in leggero sovrappeso, amante del cibo, sposato con due figlie e buona posizione sociale, un mese prima sua madre aveva avuto gravi problemi cardiaci con un ricovero ospedaliero d'ur­genza in terapia intensiva e due delicati interventi al cuore: questo aveva costretto il signor Oreste ad en­trare in ospedale per le visite alla madre sopportan­done la vista in un reparto di terapia intensiva.
Famosa sin dal liceo era la sua riluttanza a tutto ciò che era medico, poteva svenire se vedeva fare un'endovena o semplicemente una siringa o la vista del sangue e solo l'odore dei disinfettanti ospedalieri lo metteva in forte disagio.
Devo aggiungere che sino ad ora il signor Oreste aveva sempre goduto di buona salute con esami ema­tici risultati nella norma.
Il dramma avviene durante la rituale partita di calcetto del giovedì sera, a seguito di uno scatto sof­fre di un forte dolore alla caviglia e la sente cedere, non riesce più ad appoggiare il piede e l'articolazio­ne non lo regge, in moto raggiunge il pronto soccor­so dell'ospedale dove gli bloccano l'articolazione e lo invitano a tornare al mattino dopo per un breve ricovero, la diagnosi è rottura del tendine achilleo, necessita di un semplice intervento di sutura del ten­dine e un apparecchio gessato per venti giorni.
Il signor Oreste non ha paura del dolore e pensa di cavarsela con una semplice "ricucita", si appresta così di buon grado al breve ricovero organizzandosi per riuscire a seguire i mondiali di calcio che si stan­no giocando in quei giorni.
Ma una volta ricoverato in ospedale, all'esame ematico risulta un alto tasso glicemico cosa che comporta un ritardo nell'esecuzione dell'operazione. L'attesa dura circa 10 giorni nei quali cominciano a passargli davanti altri pazienti e, poiché è bloccato a letto, il medico gli prescrive giornaliere iniezioni nella pancia di anticoagulante per evitare l'eventuale flebite.
Ad un ennesimo esame ematico a cui viene sotto­posto risulta ancora la glicemia alta ed il medico gli comunica che molto probabilmente è affetto da dia­bete mellito non insulino-dipendente tipo II, che per fortuna è stato scoperto, ma che renderà più difficile la guarigione del tendine una volta operato, vengono così aggiunte altre due iniezioni giornaliere di insu­lina.
La situazione comincia a farsi difficile, la routi­ne ospedaliera prosegue e nella stanza a quattro letti del reparto ortopedico si susseguono i più disparati politraumi.
Intanto, grande appassionato di calcio, sceglie di non vedere le partite dei mondiali rimanendo a letto. Siamo in questa situazione quando mi reco in ospe­dale a visitarlo, essendo a conoscenza del suo quadro clinico e sapendo che aveva sempre avuto una glice­mia normale provo ad iniziare una piccola indagine "criminalistica", come la definisce il dr. Hamer: pro­vo a chiedergli se c'è qualcosa che gli provoca mol­to disgusto o paura in quella situazione e non riesco neanche a finire la frase che mi interrompe agitato dicendomi "...già quando sento il rumore del car­rello delle medicazioni in fondo al corridoio provo ribrezzo e mi vengono i brividi, ma non posso fare niente..."
La storia non ha un lieto fine hameriano perché il signor Oreste è stato operato e dopo tre mesi di gesso ha iniziato la riabilitazione, si è fatto qualche centinaio di iniezioni tra anticoagulanti ed insulina che ora ha sospeso ma con la sua bella diagnosi di diabetico dovrà continuare per sempre a autosommi­nistrarsi il destrostick e dopo verifica della glicemia assumere le compresse, sempre mai più di venti mi­nuti prima di mangiare, è dimagrito perché sottopo­sto a regime alimentare stretto e tutto sommato alla fine mi sembra un po' più triste di prima, ma forse è solo una mia impressione.
È il conflitto tipico di resistenza, di opposizione a qualcosa o qualcuno ma contro cui non possiamo fare niente in una situazione di completa dipendenza da cui non possiamo uscire sottoposti ventiquattro ore al giorno ad una situazione in cui non volevamo entrare e la cui liberazione non dipende da noi.
Questo è un esempio tipico di DM tipo II che risponde alle cinque leggi biologiche delle malattie oncoequivalenti dirette corticalmente in cui si ha nel­le cellule dell'organo sottoposto una diminuzione di funzione (in questo, caso le cellule beta del pancreas) con un aumento della glicemia.
Si deve ancora indagare e dare una risposta più articolata al DM tipo I in cui invece si ha distruzio­ne delle cellule beta, un invito a tutti i volenterosi “criminalisti hameriani” che hanno a cuore la nuova medicina germanica.


Fonte: tratto dalla rivista Psiche-Cervello-Organo

1 commento:

  1. il diabete mellito si cura così:

    http://www.ibs.it/code/9788862293815/cousens-gabriel/curare-il-diabete-in.html

    già provato su un paio di conoscenti con buona volontà - perché questa serve, non altro -

    ciao

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