domenica 30 giugno 2013

Agrivillaggio, un nuovo concetto di eco villaggio

Abbiamo incontrato Giovanni Leoni, imprenditore agricolo parmigiano che ci ha raccontato del suo progetto: l'Agrivillaggio. Un’idea nata circa quindici anni fa, che mira ad unire stili di vita sostenibili, convivialità e progressi tecnologici all’interno di un unico insediamento umano. Non una piccola fortezza separata dal mondo, ma il primo nodo di una rete che, si spera, potrebbe presto nascere.

Il progetto Agrivillaggio consiste nella
creazione di un villaggio
immersoin un parco agricolo

Agrivillaggio® è una visione nata dal pensiero lungimirante di Giovanni Leoni, imprenditore agricolo parmense che, nonostante l’attaccamento alla sua terra ed alle sue radici, ha avuto modo di viaggiare in ogni angolo del globo.
Il progetto, da lui ideato, consiste nella creazione di un villaggio immerso in un parco agricolo. I 250.000 mq dell’Azienda Agricola Leoni Igino del signor Leoni, situati nella località Vicofertile del Comune di Parma, saranno “riordinati funzionalmente al sostentamento alimentare, energetico e sociale degli abitanti delle sessanta unità immobiliari unifamiliari che vi verranno costruite”.
Le abitazioni saranno progettate seguendo la tecnologia della casa passiva domotica, il fabbisogno energetico del villaggio sarà soddisfatto dalle energie rinnovabili, mentre la maggior parte delle necessità alimentari degli abitanti potranno essere coperte da prodotti ottenuti dalla coltivazione del terreno circostante, destinato appunto all’agricoltura. Previste anche molte attività sociali e servizi agli abitanti.
Quella di Leoni e dell’Agrivillaggio è una visione di vita in comunità basata sulla condivisione, sulla sostenibilità e sull’autosufficienza energetica ed alimentare. Che, a differenza degli altri ecovillaggi, presenta una novità: l’integrazione di agricoltura ed urbanistica, portando l’alimento al centro di tutto.
“Nessuno di essi (gli ecovillaggi, ndr) parte dall’alimentazione”, afferma Leoni: “Tutti improntano la loro ricerca sulla socialità e la spiritualità dei rapporti. In parole povere mettono al centro di tutto l’uomo. Questo perché la maggior parte di essi è nata negli anni ’70/’80: anni di grande fermento politico e sociale. Le difficoltà di quel ventennio erano differenti da quelle odierne, oggi è il problema alimentare ad aver guadagnato l’attenzione generale. Tutti ci siamo accorti che le risorse naturali da cui attingiamo indiscriminatamente non sono infinite, e continuando di questo passo presto si esauriranno.”
L’obiettivo dell’imprenditore di Vicofertile
 è quello di produrre per l’autosostentamento
di cinquecento persone
Quella dell’Agrivillaggio è un’idea nata circa quindici anni fa, quando Leoni, durante uno dei suoi viaggi, incontrò a Chicago le opere di Frank Lloyd Wright, architetto noto soprattutto per le sue teorie innovative. L’architetto americano, infatti, già negli anni ’50 affermava che: “Il disordine sociale ed economico del nostro tempo è strettamente legato all'eccesso di accentramento delle masse”. Uno stile di vita improntato sul benessere, quello promosso da Wright, al quale si devono unire, per Giovanni Leoni, i progressi oggi raggiunti sia nella produzione di cibo che di energia pulita.


Il progetto nasce dalla passione di Giovanni per la saggistica. Infatti, oltre alle teorie urbanistiche di Frank Lloyd Wright (espresse soprattutto nel libro del 1958 La città Vivente), i pilastri teorici su cui si poggia questa inusuale scelta imprenditoriale sono le teorie economico-sociali di autori come Jeremy Rifkin e Maurizio Pallante, ma non solo. “Sono stato ispirato dal modello industriale della Kawasaki Town”, afferma l’agricoltore emiliano: un sistema “rivolto allo sfruttamento delle economie di scala e atto a evitare qualsiasi spreco, considerando l’operatore successivo della catena di produzione come un cliente a tutti gli effetti”. Un modello industriale che, l’imprenditore di Vicofertile vuole rendere urbanistico, ora che la pianificazione dell’Agrivillaggio è stata avviata.
Il progetto più importante dell’Agrivillaggio è sicuramente quello produttivo: “L’uomo consuma in nove mesi quello che la natura produce in dodici, accumulando ogni anno un debito spaventoso col Pianeta. Il paradosso è che una grossa percentuale delle risorse finisce inutilizzata nelle discariche. Non sfruttare più risorse di quelle che la natura produce ed eliminare gli sprechi sono le nuove sfide che dovrebbero coinvolgere ognuno di noi. Se si produce una mela, che si cominci a mangiare quella! Sarebbe già un bel traguardo”. L’obiettivo dell’imprenditore di Vicofertile è quello di produrre per l’autosostentamento di cinquecento persone. Il surplus di prodotti, invece, sarà destinato alla vendita nel negozio, aperto a tutti, che sarà situato all’interno dell’azienda agricola.

Gli orti potrebbero rendere autosufficiente
l’insediamento per più del 70% dei prodotti freschi
Sono 50 gli ettari di superficie coltivabile, ma Leoni prevede di coltivarne solamente 25, conservando il resto della superficie coltivabile per una futura produzione agricola. Una produzione che verrà organizzata in piccoli appezzamenti di terra, da cui si cercherà di ottenere prodotti di altissima qualità, sia per gli abitanti dell’Agrivillaggio che per chiunque possa esserne attratto dall’esterno. Prevista inoltre una serra di mille metri quadri, riscaldata a biogas agricolo. E molta importanza è data già ora (visti i tempi naturali necessari) all’impianto di frutteti che, secondo le previsioni, verrà completato con le risorse che deriveranno dalla vendita delle sessanta unità abitative previste. Tutto ciò, unito all’integrazione produttiva degli orti che saranno ubicati tra un’abitazione e l’altra, potrebbe rendere autosufficiente l’insediamento per più del 70% dei prodotti freschi. Oltre ai vantaggi economici in termini di risparmio, si punta ovviamente alla creazione di un modello sociale in cui produttore ed acquirente, quando non saranno la stessa persona, vivranno fianco a fianco sullo stesso territorio: una garanzia in più per la qualità dei prodotti e la sicurezza alimentare. In aggiunta alla drastica diminuzione di pesticidi utilizzati e rifiuti prodotti che un tale sistema comporterà.
Un occhio di riguardo è riservato anche alla formazione dei più piccoli, già avviata da alcuni anni presso l’azienda agricola di Giovanni Leoni, che afferma: “se le verdure fanno bene alla salute e i bimbi non le mangiano è solo un problema culturale, non genetico. È la formazione che porta i bambini a preferire la cioccolata alle carote. In questi anni di attività di fattoria didattica, ogni volta che le scuole elementari sono venute a trovarci, ho portato le classi a raccogliere carote direttamente dal campo, poi tutti assieme le abbiamo pulite e mangiate. I bambini si sono divertiti e non le hanno rifiutate”.
Per la realizzazione dell’Agrivillaggio Leoni si è avvalso della consulenza di professionisti del settore e professori universitari. Della progettazione architettonica se ne occuperà la professoressa Agnese Ghini, docente della Facoltà di Architettura dell’Università di Parma; la programmazione della produzione agricola, che si baserà sulle esigenze nutrizionali degli abitanti del villaggio, sarà invece curata dalla professoressa Nicoletta Pellegrini, docente della Facoltà di Agraria dell’Università di Parma e responsabile della Società Italiana di Nutrizione Umana (S.I.N.U.) per la regione Emilia Romagna.
Al mosaico creato pazientemente da Leoni nel corso di questi quindici anni manca solo un tassello, ora che il piano strategico di espansione della città sulla zona di Vicofertile è già stato confermato: l’approvazione da parte del Comune di Parma. Si spera che la lungimiranza del progetto non sia eccessiva per gli enti locali odierni, troppo spesso concentrati sull’edificazione 'vecchio stampo', fatta da inefficienti villette a schiera, palazzi e capannoni, invece che sulla creazione di quartieri autosufficienti. E sostenibili sotto ogni punto di vista.

Fonte: http://www.ilcambiamento.it/

venerdì 28 giugno 2013

Scuola - I 50 anni dimenticati

A me piace leggere libri, articoli e pagine web che riguardano la storia recente, cioè quella che si è sviluppata da quando sono nato ad oggi. Forse è per tenermi legato ai ricordi della mia giovinezza, o forse perché sono un egocentrico malato di protagonismo, ma forse anche perché la storia degli ultimi 50 anni non è proprio costellata di episodi di fraterna fratellanza, come sarebbe stato naturale e logico aspettarsi dopo l'immane massacro che è costato oltre 30.000.000 (trentamilioni) di vite umane.
Credo che anche il più disinteressato dei miei lettori sia disposto ad ammettere che i misteri, gli enigmi e le violenze avvenute dal 1960 ad oggi, siano quanto meno agghiaccianti e seriamente preoccupanti.

Certi eventi sono stati di tale portata storica, politica, economica, sociale e culturale da aver cambiato per sempre il cammino che l'umanità stava compiendo nel momento in cui si sono verificati. Il Muro di Berlino, lo sbarco sulla luna, gli anni di piombo, la rivoluzione cinese, la fine dell'apartheid, la rivoluzione giovanile, la guerra del Vietnam, la televisione, il computer, il consumismo, le Twin Towers, le guerre di petrolio, la medicina industriale sono solo alcuni degli eventi che hanno segnato la nostra storia, la storia del mondo intero.

Queste grandi, incisive avventure dell'uomo sul pianeta Terra vengono insegnate e studiate a scuola? Lo sono fin dalle elementari?
A me risulta di no.
Ho avuto modo di chiederlo a chi ha appena finito la terza media e mi è stato raccontato che le lezioni sono finite con la proclamazione della Cosapubblica Italiana. Di quanto sia accaduto dopo la fine degli anni '40 non s'è fatto accenno. Non solo, ma le lezioni sulla Seconda Guerra Mondiale si sono svolte nelle due ultime settimane di maggio, diciamo a voglia-di-studiare finita da un bel pezzo.
È ammissibile che i ragazzini di 13 anni non brillino per la pulsione scolastica, ma ritengo che sia un dovere della scuola insegnare le ragioni storiche del perché quei ragazzini si trovino in questa società. Per avere un idea dell'ignoranza storica rispetto al recente e scomodo passato, basta chiedere ad un 14enne di raccontare della Strategia della Tensione o di identificare tale Giusva Fioravanti.

Purtroppo la storia degli ultimi 50 anni rimane un argomento misconosciuto per l'intero panorama delle scuole primarie e secondarie e se un ragazzo vuole capire in quale società abbiano vissuto i suoi genitori, si deve arrangiare per proprio conto.
Il terrorismo stalinista/comunista, la Perestroika, il bullismo reaganiano, la Guerra Fredda, i terribili regimi fascisti sudamericani, i missili a Cuba, Pinochet, le BR, Via Fani, Mani Pulite, le guerre balcaniche, la TV spazzatura, Chernobyl, le crisi economiche non hanno avuto alcun peso nella storia e nell'educazione di mamma e papà? E sul ragazzo stesso e sul suo futuro?

Ma a chi fa comodo che la storia degli ultimi 50 anni d'italia non venga studiata fin da piccoli?
All'italia stessa, alla sua classe politica, a tutti gli italiani disonesti (e sono moltissimi), ai servizi segreti, ai militari, all'industria, ai vecchi ed ai nuovi potenti, alle banche, alla finanza creativa, ai paraculati, alla scuola stessa.
Volutamente la storia della Cosapubblica non serve, non deve servire perché, come tutti sanno, il futuro viene proiettato dal passato e se il passato non proietta nulla o viene semplicemente negato o nascosto, anche il futuro viene nascosto o semplicemente non viene visto.
Un passato negato, porta ad un futuro subìto!

Finte rinnovabili: centrali biogas super-sussidiate

L’elettricità in Italia sovrabbonda e i costi calano, ma continuano a spremerci con gli incentivi a centrali inutili... facendoci pagare più volte i rifiuti
di Francesco Buda e Roberto Lessio

In Italia possiamo generare tantissima elettricità, più del doppio di quanta ce ne serve, sia di giorno che di notte ed a costi più bassi. Come da tempo spiega Acqua & Sapone, il prezzo all'ingrosso della corrente in Italia è sceso, grazie alle fonti rinnovabili vere, soprattutto il fotovoltaico. Per questo la nostra bolletta della luce dovrebbe diminuire progressivamente. Eppure è già in funzione un sistema per continuare a tenere alti i prezzi e che ci costringe a pagare più volte lo smaltimento di rifiuti e gli scarichi urbani depurati.
Si tratta del “biogas” da rifiuti urbani, l'ultima trovata per mungere le casse pubbliche con la scusa dell'ecologia. Nuovo nome, nuovi impianti, stessa solfa degli inceneritori e delle altre fonti cosiddette “assimilate” alle rinnovabili, come gli inceneritori o le mitiche centrali a metano “turbogas”. Impianti comunque inquinanti, anche se meno, e non veramente rinnovabili, ma considerati tali dalla normativa per fargli prendere incentivi pubblici da capogiro (circa 40 miliardi stimati finora), sottratti alle fonti realmente pulite. Una enorme capacità produttiva sempre più alle corde, che deve cedere il passo ai kilowatt generati con fonti pulite per davvero: l’elettricità “Verde”, infatti, per legge dev’essere immessa e venduta prima di quella prodotta con le centrali “sporche” (carbone, petrolio, gas), che si ritrovano costrette a rimanere ferme per molte ore al giorno. 

NUOVI IMPIANTI, VECCHI TRUCCHI  
Anche con il biogas, come con il furbesco trucchetto linguistico della “termovalorizzazione” e della “assimilazione alle rinnovabili”, si gioca con concetti e parole. A spese della collettività. Di per sé il sistema è intelligente e valido: si tratta di impianti che da materiale organico estraggono gas (tipo metano) che poi viene bruciato per generare a sua volta elettricità. E sono di due tipi: quelli “sani” usano letame e altre deiezioni animali (allevamenti), mais e altri vegetali prodotti con coltivazioni dedicate, magari su campi un tempo abbandonati riportati a vivere. Queste materie hanno una resa energetica molto alta. Puntano insomma a massimizzare il processo ed i costi di produzione in un ciclo di emissione chiuso o quasi chiuso, con colture che tra l'altro riassorbono l'anidride carbonica prodotta dalla combustione della centrale biogas cui sono dedicati. Al contrario, l'altro tipo di centrali biogas replica la logica degli inceneritori. Sono alimentate con la frazione organica dei rifiuti solidi urbani (scarti di cucina, potature), fanghi dei depuratori, carcasse di animali e altri scarti organici che hanno una bassa resa energetica (fanno poco gas), e perciò ci mettono anche carta, cartone, legname. Guarda caso, sono proprio queste le centrali che stanno spuntando come funghi un po' ovunque. Una cifra può chiarire: l'elettricità prodotta in questo modo rende 4 volte tanto rispetto ad una centrale a combustibile fossile. Per ogni megawattora prodotto, intascano la bellezza di 119,6 euro di sovrapprezzo, oltre i 77 euro a megawattora di prezzo ordinario fissato dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas. Un surplus, pagato dai cittadini, di quasi il 156%! 
ECOSì PAGHIAMO PIÙ VOLTE LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI
E così ci ritroviamo, come sempre, a pagare lo smaltimento dei rifiuti più volte: con la bolletta dell'immondizia, con la bolletta elettrica sulla quale pesano per il 7% gli incentivi al biogas, con il contributo Conai su tutti i prodotti che acquistiamo, con gli incentivi regionali per la raccolta differenziata, con la bolletta idrica con cui paghiamo già il trattamento dei liquami. E il costo sanitario a forza di respirare certi fumi. Non potendo più fare gli stessi affari coi nostri rifiuti attraverso gli inceneritori e superate le centrali “fossili”, ecco il nuovo modo per seguitare a spremerci continuando a trasformare in oro la nostra immondizia, spuntando prezzi migliori. Ma appare un controsenso continuare a proporre ed autorizzare centrali che usano i rifiuti urbani, quando questi invece andrebbero ridotti il più possibile - come impone l'Unione Europea - e quando la soluzione è nel riusare e riciclare quelli prodotti. Cose che rischiano di essere sabotate. Ad esempio, alle porte di Roma, vi sono progetti di centrali biogas a rifiuti che dovrebbero trattare quantità di organico ben superiori a quelle che i comuni dell'area producono. Dove prenderanno tutto quell’umido? E se faccio un impianto che guadagna coi rifiuti urbani, è chiaro che più immondizia si produce e meglio è. La logica opposta rispetto a quella della normativa nazionale ed europea e al buon senso. E per giunta dirottando immondizia su impianti che producono CO2. L'umido e gli altri scarti organici possono essere invece trasformati in buon terriccio (compost), e la carta può tornare a vivere come imballaggio, libri, giornali, ecc. 
E PRODUCONOPURERIFIUTISPECIALI
Con il nuovo “bioinganno” si aiutano a vicenda le fauci di due lobby: quella elettrica e quella dei rifiuti, che continua così a controllare questo settore strategico, imponendo regole, costi e tempi. Non a caso, risalendo nella catena azionaria delle società proponenti impianti biogas che utilizzano proprio rifiuti urbani, sempre guardando solo il caso, troviamo dappertutto personaggi e gruppi che comandano nella gestione dell'immondizia. Le loro centrali servono solo a limitare l’espansione di fonti rinnovabili vere, a mantenere altissimo il costo di una bolletta elettrica che dovrebbe progressivamente scendere e a mitigare, o addirittura sabotare, la raccolta differenziata porta a porta ed il riciclaggio sano dei materiali. Con l'ulteriore beffa che negli impianti biogas entrano rifiuti normali ottimi per essere riciclati senza inquinare e ne escono rifiuti speciali (scarti FOS, frazione organica stabilizzata) da smaltire in apposite discariche, con costi molto più alti per la comunità.
Fonte: http://www.ioacquaesapone.it/

giovedì 27 giugno 2013

TETANO E ALTRE MALATTIE CURATE CON IL CLORURO DI MAGNESIO


By Dr. Raul Vergini
Esso si trova combinato con il magnesio disciolto ed gran quantità nell’acqua di mare, per esempio il Mediterraneo ne contiene 7,5 gr. per litro.
Il magnesio è un elemento essenziale presente in tutti gli organismi in quanto è un cofattore indispensabile allo svolgimento di numerose reazioni enzimatiche.
Il sale marino integrale non lavato ne contiene grandi quantità ed in forma colloidale, ecco perché se ne consiglia l’uso. Anche nei cereali integrali coltivati biologicamente (di tipo
biodinamico), è presente in forma utilizzabile dai nostri metabolismi e sopra tutto nel pane integrale fatto con farina di grano macinata a pietra e cotto nel forno a legna.
Bisogna riformare Agricoltura e panificazione che dovranno tenere conto di questo importante elemento (Mg) che dovrà essere contenuto nel grano in ragione di 2 gr. x Kg.
L’unico Cloruro di
Magnesio reperibile in Italia è il tipo Cristallizzato che deve essere conservato lontano dall’aria perché né assorbe l’umidità. Deve essere usato in ragione di gr. 2,5 di Cloruro di magnesio sciolti in 1 lt. di acqua; bere tutti i giorni ed a qualsiasi età.
La preparazione di Cloruro di Magnesio può essere sostituita da quest'altra: 25 g di cloruro di magnesio disciolti in 25 g di acqua, assunti in gocce: 25 gocce per 2 volte al giorno.

E’ un ottimo rinforzante del sistema immunitario, tonico nervoso e muscolare; molto adatto in TUTTE le malattie chiamate infettive anche e sopra tutto per le malattie derivanti anche dai:
Danni dei Vaccini !
In caso di Polio o di Difterite o di altre malattie infantili è assolutamente indispensabile ma si deve somministrarlo immediatamente e fare una intensa cura di tale minerale disciolto in acqua, 125 cm3 di soluzione ogni 6 ore, in seguito ogni mattina e sera; le quantità devono variare a seconda dei casi e della reazione individuale.

In
vecchiaia è molto utile per prevenire stati di degenerazione e dolori dovuti ad infiammazioni particolari.
E' utile per OGNI malattia
!

Va fatto notare che l’
effetto benefico del Cloruro di Magnesio sui disturbi dura soltanto finché se ne fa uso, cessando il beneficio al cessare del consumo; esso deve essere considerato come un alimento e non come una medicina.
Modalità d’uso a scopo preventivo: un cucchiaino da tè raso, in 1 bicchiere di acqua al mattino a digiuno.
La soluzione di Cloruro di Magnesio accresce in maniera enorme la potenza fagocitaria dei globuli bianchi; esso infatti agisce esaltando le
difese naturali dell’organismo.

Ecco alcune della malattie già trattate con successo con il Cloruro di Magnesio:
epilessie, distrofie, sclerosi, poliomielite, tumori,
asma, bronchite cronica, broncopolmonite, enfisema polmonare, influenza, pertosse, raucedine, affezioni dell’apparato gastrointestinale, malattie cervicali, tensioni neuro muscolari, artriti, sciatiche, dolori ai muscoli, calcificazioni, osteoporosi, depressioni, ansie, paure, mali di testa, febbri, fuoco di sant’Antonio, orticarie, tetano (anche quando il paziente è già rigido), morsi di vipera (lavare anche la ferita), rabbia, parotite, scarlattina, rosolia, morbillo, le altre malattie dell’infanzia.

La stimolazione del
sistema immunitario sta alla base di meccanismi fisiologici naturali, di difesa dalla malattia.
Lo scopo principale è quello di ottenere un generalizzato aumento del tono immunitario, in modo da realizzare una difesa generale. L'importanza del Magnesio è stata, per lungo tempo, sottovalutata.
Il Magnesio risulta infatti essenziale per il funzionamento di oltre trecento sistemi enzimatici, ed è implicato nella biochimica della maggior parte degli apparati: nervoso, cardiovascolare, osseo, digestivo, muscolare, ecc.

Il
Cloruro di Magnesio è dunque sicuramente utile per:
- aumentare il tono dell'umore (blando antidepressivo)
- diminuire la tensione premestruale (profilassi dei disturbi mestruali)
- trattamento della ipomagnesiemia di qualsiasi origine ed infine ha una attività antiinfiammatoria topica (locale).
- per riordinare lo
stress ossidativo
Si è dimostrato con l'uso del Magnesio anche un aumento della conta dei globuli bianchi. L'effetto sui globuli bianchi del sangue (citofilassi) è stato ufficialmente fino ad ora trascurato.
Invece è proprio la citofilassi che venne invocata, fin dal 1915 dal prof. Pierre Delbet dell'accademia di Medicina di Parigi per giustificare i vari effetti osservati e riconducibili ad un generale aumento del tono immunitario.

In generale, la dose giornaliera raccomandata dalla maggior parte di coloro che lo hanno consigliato, in accordo la regolamentazione sugli integratori alimentari (RDA), è quella di 0.360 grammi (di ione magnesio) al giorno per un soggetto di 60 chili, ma in particolari situazioni bisogna ripeterla più volte al giorno.
Posologia per il trattamento delle malattie acute:
La soluzione da utilizzare di Cloruro di Magnesio cristallizzato è questa:
Su di 1 litro di acqua 25 gr. di Cloruro di Magnesio; di questa soluzione utilizzare per adulti e bambini sopra i 6 anni 125 cm3 (un ottavo di litro) ogni 6 ore.
Nei casi acuti particolarmente gravi 2 dosi iniziali di 125 cm3 a 2 ore di intervallo, poi 125 cm3 ogni 6 ore.
Al di sotto dei 6 anni: 4 anni, 100 cm3 ogni 6 ore; 3 anni, 80 cm3 ogni 6 ore; 2 anni, 60 cm3 ogni 6 ore; 1 anno 60 cm3 ogni 6 ore.
Al di sotto di 1 anno, 2 cucchiai da minestra (30 cm3) ogni 3 ore; meno di 6 mesi (15 cm3) un cucchiaio da minestra ogni 3 ore.
Nei casi gravi, anche nei bambini somministrare le due prime dosi a distanza ravvicinata.
Dopo la guarigione è preferibile continuare il trattamento ogni 12 ore per 2-3 giorni, poi una volta al giorno per altri 2-3 giorni.
Per i casi cronici: 125 cm3 mattina e sera per tempi lunghi (almeno 40 o 60 gg). Iniziare con una volta al giorno per i primi 7-10 giorni poi passare a due volte al giorno.
Per mascherare un po' il gusto amaro si può additivare con limone e zucchero, oppure sciogliere direttamente in succo di arancio o meglio ancora di pompelmo. Quest'ultimo ne maschera molto bene il sapore, specie se succo è un po' freddo.
Dott.
Raul Vergini

Un lettore ci chiede questo: vedo scritto in, Posologia per il trattamento delle malattie acute:
La soluzione da utilizzare di Cloruro di Magnesio essiccato è questa:
Su di 1 litro di acqua 25 gr. (nei casi gravi di malattie croniche e degenerative, max 33 gr.) di Cloruro di Magnesio; di questa soluzione utilizzare per adulti e bambini sopra i 6 anni 125 cm3 ogni 6 ore.
Domanda: ...a quanto corrispondono 25 g e 33 g in cucchiai o cucchiaini ?
Risposta: Dipende dalla grandezza del cucchiaio, la prima volta si può far fare una pesata dal farmacista almeno per rendersi conto.
In generale cucchiaino da caffè colmo sono circa 3 grammi, che è la quantità per una dose, che va sciolta in 125cc d'acqua. Infatti 3gx8dosi=24g e siamo circa ai 25 grammi/litro previsti.
Consiglio: non userei la soluzione a 33 grammi, ma solo quella a 25.
Nei casi gravi 2 dosi iniziali di 125 cm3 a 2 ore di intervallo, poi 125 cm3 ogni 6 ore.
Domanda:…ma cosa sono125 cm3 ? e a cosa corrispondono ?
Risposta: ..a 125 millilitri (ml) o centimetri cubi (cc) sono un ottavo di litro, infatti 1000ml:8 = 125.
Cioè da ogni litro di soluzione, contenente 25 grammi di magnesio cloruro si fanno 8 dosi, 8 bicchieri da 125cc l'uno.
Per i casi cronici: 125 cm3 mattina e sera per tempi lunghi (almeno 40 o 60 gg).
Domanda: …..Io sono sia grave che cronica , quale ' e' lo schema più adatto ?
Risposta: ..Stessa cosa, 2 volte al giorno per tempi lunghi. Per grave intendevo casi acuti particolarmente gravi, non parlavo di casi cronici.

In certi casi è consigliato l’uso per via endovena od intramuscolare a seconda della gravità. In questi casi la soluzione deve essere quella del 20% in acqua distillata od in Plasma di Quinton con iniezioni da 1 a 3 volte al dì da cm3 10 a 20 iniettata con aghi molto fini in 8 - 10 minuti per i 10 cm3 ed in 15 - 20 minuti per quella da 20 cm3; ovviamente la soluzione deve essere sterilizzata.

Ovviamente il nostro corpo abbisogna anche di altri
minerali per cui si raccomanda di fare preventivamente dei test Bio elettronici od un mineralogramma, oppure l’esame delle urine chiamato Tumtu, in modo da conoscere bene quali sono le carenze o le eccedenze dei minerali nel proprio corpo.

NON utilizzare il Cloruro di Magnesio contemporaneamente a terapie, omeopatiche e/o fitoterapici. Contemporaneamente significa, che NON si devono assumere nel medesimo istante; il Cloruro di Magnesio si assimila facilmente (entro 10 minuti) dopo di che e' possibile assumere anche gli altri prodotti, meglio attendere un'ora dopo.

Per il
Tetano: è sempre la via endovenosa quella da utilizzare: 2 iniezioni al dì, mattina e sera, ognuna di 20 cm³ della soluzione al 25%, per alcuni giorni.
Questa terapia è assolutamente atossica, è più sicura del siero antitetanico.
Sono stati riportati casi di tetano molto gravi, di 2 o 3 giorni, in cui il malato era già completamente rigido.
Le iniezioni di cloruro di magnesio hanno provocato una decontrattura immediata, e, dopo 3 o 4 giorni di terapia, il paziente ha potuto lasciare l'ospedale completamente guarito."

Il francese Dr. Delarue segnala ["Le tetanos", 1982] dei casi di tetano guariti dal cloruro di magnesio: "Faccio sciogliere 5 gr. di cloruro di magnesio in 20 cc. di siero fisiologico, sterilizzo il tutto e lo inietto in vena. (...) Mentre sto poi lavandomi le mani, il malato moribondo si mette a sedere, decontratto, come resuscitato. La sera gli inietto altri 5 grammi, 5 il mattino seguente e 5 la sera successiva. Il malato è guarito". In "Cahiers de Biotherapie" del settembre 1973 troviamo, firmata dal dr Chevreuil di Nantes, la testimonianza di una serie di guarigioni da tetano ottenute con il cloruro di magnesio, somministrato per via endovenosa. Anche il dr Chavenon segnala 5 casi di malati guariti con cloruro di magnesio e nux vomica. ( Scritto da: Lorenzo Acerra.)

mercoledì 26 giugno 2013

Trapianto di testa: pareri discordanti degli studiosi italiani


19 giugno, 2013 by Stefania Amato

Il trapianto di testa, ipotizzato dal medico torinese Sergio Canavero è qualcosa di inverosimile. Lo affermano eminenti studiosi italiani che contestano resa da Canavero al settimanale Oggi, secondo la quale un trapianto di testa potrebbe avvenire tra due anni.
L’annuncio del medico torinese Sergio Canavero, apparso sul settimanale Oggi, nel quale si ipotizza un possibile trapianto di testa entro i prossimi due anni, ha causato una serie di interventi, da parte di molti studiosi italiani, che respingono fermamente l’ipotesi.
Il professor Gilberto Corbellini dell’Università la Sapienza di Roma, ha dichiarato che il trapianto della testa di una persona sul corpo di un’altra è inverosimile sia dal punto di vista tecnico-scientifico che da quello biologico.
“Il cervello di una persona non funzionerebbe sul corpo di un’altra”
è la lapidaria dichiarazione del docente romano secondo il quale
“trapiantare un corpo a una testa ha lo stesso valore che tenere un cervello artificialmente in vita”.
Lo stesso punto di vista è stato espresso da Giulio Maira, direttore dell’Istituto di Neurochirurgia dell’Università Cattolica di Milano, secondo il quale l’ipotesi è fantascientifica. Maira ha dichiarato che la notizia è giunta inattesa e che gli studi attuali e la sperimentazione in atto non consentono di poter affermare tale possibilità.
Riferendosi anche ad un articolo apparso sulla rivista medica “Surgical Neurology International” a firma dello stesso Canavero, nel quale il medico torinese parlava dei suoi esperimenti eseguiti su scimmie per ricucire le lesioni midollari, Maira ha sottolineato come sia estremamente difficile passare dalla fase sperimentale a quella dell’effettiva applicazione sull’uomo.
Su questa notizia l’Agi ha interpellato anche Francesco Di Meco, direttore del Dipartimento di Neurochirurgia dell’Istituto Neurologico Carlo Besta. Secondo il parere di Di Meco il progetto del medico torinese è estremamente complesso, per cui ritiene molto improbabile la possibilità di esecuzione in breve termine di un trapianto di testa, che oltretutto solleverebbe anche un importante problema etico.
Il neurochirurgo torinese, nel 2008 aveva “risvegliato” dal coma una ragazza di vent’anni, che si trovava in stato vegetativo permanente dopo un incidente stradale, per mezzo di una elettrostimolazione ed il fatto lo aveva fatto balzare all’attenzione della cronaca. Ora questa nuova sfida, della quale ha spiegato al settimanale Oggi tutte le argomentazioni tecnico scientifiche, e la richiesta di iniziare a pensare al modo di regolamentare la procedura dal punto di vista etico.
Fonte: http://scienze.befan.it

martedì 25 giugno 2013

Una lesione al midollo spinale riparata con le staminali


Scimmia paralizzata torna a muoversi dopo il trattamento

È stato ottenuto il primo successo nella riparazione di lesioni spinali nelle scimmie utilizzando le cosiddette cellule pluripotenti indotte (Ips). I test, in corso in Giappone, sono condotti dal gruppo di Hideyuki Okano, dell'Università Keio.
L'esperimento in questione ha visto come protagonista una piccola scimmia, rimasta paralizzata per una lesione al midollo spinale. Dopo il trattamento con le staminali il primate ha parzialmente recuperato la mobilità.
Negli esperimenti di Okano cellule adulte prelevate dagli animali vengono fatte tornare 'bambine' grazie a un cocktail di quattro geni. In questo modo si ottengono cellule pluripotenti, ossia potenzialmente in grado di svilupparsi in ogni direzione.
Il loro sviluppo viene quindi guidato in modo da ottenere cellule nervose capaci di riparare la lesione nel midollo spinale.
Le cellule staminali sono state somministrate alla scimmia il nono giorno dopo l'infortunio, il momento considerato più efficace, e l'animale ha ricominciato a muovere gli arti nel giro di due-tre settimane. “Dopo sei settimane, il primate aveva recuperato un livello di mobilità tale per cui poteva saltare - ha spiegato Okano - e aveva anche recuperato di circa l'80% la forza prensile dei suoi arti inferiori”.
“È il primo caso al mondo di un primate di piccole dimensioni che si è ripreso da una lesione al midollo con le cellule staminali”, ha spiegato il professore.
“La sperimentazione sulle scimmie è cominciata in seguito al successo dei primi test fatti sui topi nell'estate scorsa, nei quali si sono ottenuti risultati confrontabili a quelli avuti con le cellule staminali embrionali”, ha dichiarato Shinya Yamanaka, dell'Università di Kyoto, padre della tecnica per ottenere le Ips.
I topi, paralizzati dalle lesioni hanno mostrato un netto miglioramento, tanto da incoraggiare la ricerca su mammiferi più complessi, le scimmie appunto. “L'intenzione è quella di programmare i test sull'uomo in un futuro non lontano: non sappiamo esattamente quando, speriamo di poterci riuscire entro pochi anni”.
Fonte: www.itliasalute.it

Primo test sull’uomo per la cura delle lesioni alla colonna vertebrale. Risultati positivi

Sono buoni i risultati preliminari del primo trial clinico portato avanti in Usa che mira a verificare l’efficacia di un trattamento con cellule staminali su pazienti che hanno riportato fratture alla spina dorsale.

Dopo lo studio dell’università di San Diego che ha sperimentato su modelli animali la possibilità di trattare le lesioni al midollo spinale con cellule staminali neuronali (di cui vi avevamo parlato nell’articolo “Cellule staminali per riparare il midollo spinale“), arriva la notizia che una azienda statunitense di nome StemCells ha già potuto iniziare un trial clinico per la sperimentazione di un trattamento per le fratture alla spina dorsale basato sull’infusione di cellule staminali. Non solo: i primi risultati di questa sperimentazione sembrano essere molto positivi. Due persone su tre tra quelle trattate, infatti, hanno ricominciato ad avere qualche sensazione agli arti inferiori.
Anche in questo caso sono state impiegate cellule staminali neurali, responsabili della generazione del sistema nervoso, prelevati da feti in seguito ad aborto. Sono già passati sei mesi da quando l’infusione ha avuto luogo e nessuno dei tre pazienti trattati ha avuto reazioni di rigetto. Due di loro, anzi, hanno dato i primi segni di riuscire a percepire stimoli tattili e elettrici al di sotto della frattura.
Servono naturalmente molti più dati per stabilire se il trattamento possa essere effettivamente definito efficace, ma i primi risultati sono, anche a detta della stessa azienda che sta conducendo i test, molto incoraggianti. L’azienda si è detta inoltre intenzionata a testare prossimamente questo tipo di trattamento su pazienti che hanno riportato fratture parziali della colonna vertebrale, mentre i tre soggetti che si sono sottoposti al trattamento nella prima fase del test erano tutti i tre con fratture totali.

Fonte immagine: Novartis AG – Flickr.com

 

 

lunedì 24 giugno 2013

Curare la Sclerosi Multipla con la cannabis (testimonianza diretta)

Ormai molti di noi sanno quanto sia difficile per un malato di Sclerosi Multipla (e più in generale per tutti i malati), curarsi con la cannabis. Le difficoltà principali si riscontrano nell'elevato costo dovuto al lungo e macchinoso iter per poter reperire quella che ormai è riconosciuta anche scientificamente come una medicina naturale. Abbiamo avuto il piacere di parlare con Mauro Morbelli, malato di Sclerosi Multipla da circa 16 anni. Tutto è iniziato nel 1997, anno in cui gli è stata diagnosticata la malattia.


Inizialmente, dal 1997 al 2007, Mauro si è curato con l’interferone (Avonex), ma ogni 2-3 anni accusava una crisi molto forte che lo costringeva ad assumere dolorosi boli cortisonici da 1000 unità per via endovenosa. Così dal 2005, dopo essersi informato a dovere sull'argomento, ha deciso di curarsi con la cannabis considerato il metodo migliore per evitare effetti collaterali.
Notando gli evidenti risultati positivi nel 2007, contro il parere del suo neurologo decide di smettere totalmente di assumere l'Avonex. Oggi, a distanza di 6 anni non ha avuto più crisi di forte entità, facendo una vita degna di essere vissuta.

Mauro ci spiega che assume la cannabis sotto forma di cibo o fumandola, in particolare la sera, questo lo aiuta anche a risolvere i disturbi del sonno causati dal Provigil, un’anfetamina in genere prescritta ai malati di SM per eliminare la stanchezza, sintomo della malattia.

In passato Mauro ha provato ad interrompere la cura a base di cannabis ma entro una settimana ritornavano gli spasmi muscolari e i dolori, afferma lui stesso: “il mio neurologo che lavora molto spesso con la chimica ha riconosciuto che la cannabis a me è di aiuto, anche se magari un altro paziente non ne trae beneficio, la cosa è soggettiva”.
A fronte di questa situazione, il problema che ha riscontrato principalmente è reperire la cannabis, poiché non volendosi relazionare con il mercato nero ha deciso di coltivarla e produrre personalmente ciò che può alleviare le sofferenze di questa terribile malattia. Un gesto del genere per la legge è punibile con la reclusione da 6 a 10 anni, assurdo se si pensa che uno stupratore rischia molto meno in termini di reclusione (circa 3 anni).
Motivo per cui Mauro si trova a dover combattere una lunga battaglia per poter affermare davanti alla legge la sua condizione senza passare per un criminale, dimostrando invece l’effettiva utilità di questa cura. La prassi è lunga e di certo non semplice, infatti, dovrà partecipare a delle sentenze e sottoporsi a delle perizie mediche ordinate dal tribunale per accertare l’effettiva utilità della sostanza.

Se Mauro dovesse vincere la sentenza il giudice può autorizzare l’ASL a fornire al paziente dei medicinali a base di cannabis o permettergli di piantare il fabbisogno annuale.
Ci auguriamo che il tribunale riconosca la legittimità del comportamento del soggetto in questione e consenta quindi la coltivazione personale della cannabis per scopi terapeutici.

Fonte: enjoint.info

mercoledì 19 giugno 2013

PAURA DELLA MORTE COME STRUMENTO DI MARKETING



Paura
Il corpo non può distinguere una paura da un’ altra. Avere paura di tenere un discorso può avere lo stesso effetto del timore di essere derubato. Il corpo non può distinguere tra il fisico e il mentale, tra ciò che sta succedendo davvero nella nostra vita e ciò che stiamo immaginando con la nostra mente. Ogni momento, costantemente, modelliamo il mondo esterno a noi. Cercare, attendere, o concentrarsi su qualsiasi cosa, un segno di avvertimento o altro, sono azioni creative, non preventive. Qualunque cosa una persona possa concepire e credere, dai sintomi del successo ai sintomi dell’influenza, l’otterrà.
La mente in sé è neutrale, non giudica la validità o la convenienza o la morale degli scopi prefissi dall’individuo e lavorerà per fare diventare l’obiettivo messo a fuoco una realtà. Riempire la mente con tutti i segni di malattia imminente forse non sarà fatale, ma ucciderà certamente la speranza di una salute smagliante.
E’ necessario uno sforzo enorme per emergere dai condizionamenti ricevuti da sempre e mettersi a valutare tale sistema tradizionale e mettere in discussione quanto questo sistema abbia in mente realmente i nostri più grandi desideri.
Un pensiero influisce su ogni cellula del corpo giù fino al DNA. Se il nostro corpo può essere eccitato, con tutti i sensi all’erta, dal pensiero di un possibile rapporto sessuale, cosa può accadere quando siamo consumati da pensieri di malattia?


Programmati per il fallimento


Il sistema della “assistenza sanitaria”, sta contribuendo al proliferarsi dei nostri mali anziché alla loro cura. Il sistema tradizionale non può, e di fatto non si avventura nel regno della salute smagliante. L’ira e la paura stanno portando avanti lo spettacolo. L’idea che la malattia è una parte naturale della vita e che, solo con l’eccezione di un miracolo, non possiamo fare nulla per cambiare, viene impiantata nella nostra testa ogni volta che apriamo un quotidiano.
Quel genere di paura può paralizzare anche il più positivo dei pensatori. Una vita con il terrore di chissà quali malattie, fino a quando e se una cura per tutti i mali non verrà trovata, succhia lentamente la nostra forza, e non è certo il modo di vivere, nè più nè meno come non lo sarebbe vivere con la paura di un fallimento finanziario fino a quando non si vincerà la lotteria. Entrambi gli scenari renderebbero il nostro potenziale umano naturale, la nostra potenza interiore creativa illimitata, impotente.

Le notizie sull’ultima malattia e sulla verosimile possibilità che possa venirci anche a noi, sono trasmesse ogni giorno. I titoli dei quotidiani, le notizie spesso in prima pagina, ci tormentano con il nuovo virus che sta arrivando. Le statistiche che salgono delle dieci malattie più diffuse che potrebbero capitarci ci spaventano a morte. Persone intorno a noi parlano del loro nuovo virus. Ci viene detto di avere speranza, un giorno si troverà la cura. Negli ambulatori, con occhio conscio o inconsciamente, cogliamo i messaggi subliminali dei posters esposti alle pareti, delle liste dei “Segni d’Avvertimento” di malattie molto temute. Per non parlare della pubblicità televisiva dei farmaci. Riempire la nostra mente con immagini vivaci dei sintomi di dolore e malattia vuol dire andare a caccia di guai. Le immagini dei sintomi proposte negli spot assieme al farmaco che dovrebbe porvi rimedio vengono assorbite inconsciamente dalla nostra mente. Di fatto, vendono meglio la malattia che non il farmaco!
C’è una inconfutabile potenza di suggestione al lavoro sulla nostra salute.
I media sono una delle sorgenti molto potenti di suggestione. I media influenzano l’acquisto di ogni prodotto dal cibo per cani al computer. Dovunque noi guardiamo, i dettagli di quello che potrebbe mettere in pericolo la nostra salute, infiammano i titoli. Quando i media trasmettono malattia dopo malattia, avvertimento dopo avvertimento, aiutano solo a inserire le cattive notizie nelle nostre menti e di riflesso nei nostri corpi. Quanto velocemente l’influenza o un virus si propagano in una nazione dopo pochi giorni dalla notizia del suo arrivo trasmessa in TV o nella prima pagina dei giornali? La vendita di vaccini, pastiglie, sciroppi, bustine e capsule vanno alle stelle il giorno stesso che viene annunciata l’influenza o l’allergia. La malattia è una industria che ha vendite per migliaia di miliardi di euro.

Finché ci saranno prodotti da vendere, ci saranno potenti addetti alle vendite e pubblicità estremamente creativa e la malattia non fa eccezione a questa regola. Immaginate quante altre malattie, croniche e gravi, sono state diffuse tramite il potere della suggestione. Siamo portati a credere che i medici e le cause farmaceutiche stanno svolgendo una missione. La vaccinazione di massa dei bambini africani viene fatta passare per una benefica attività umanitaria. Raramente pensiamo che devono raggiungere le loro quote nelle vendite come qualsiasi altro business. Chi altro se non un genio della pubblicità potrebbe vendere all’intero pubblico mondiale l’idea che la salute può essere acquistata in pillole?

Il nostro Sistema di Assistenza Sanitaria utilizza uno strumento di marketing potente per mantenerci suoi clienti a vita, la “paura della morte”. In modo subliminale, veniamo mantenuti legati in una situazione del tipo “o fai così o muori” in cui pensiamo che potremmo rischiare la nostra vita o quella dei nostri familiari facendo diversamente. Con la paura della morte impiantata nelle nostre menti, molti di noi rimangono fedeli a un sistema che non funziona. La paura può mantenerci ubbidienti ma non può mantenerci in salute. Indipendentemente da come giustificata, la paura, basata sulla sua continuità, ha effetti nocivi. Qualsiasi sistema a cui siamo legati con la paura, deprime il nostro intero essere, specialmente le cellule del sistema immunitario, e un essere depresso non può stare bene.

L’ enunciato è chiaro: concentratevi su quello che potrebbe essere di danno al corpo, temete la possibilità di ammalarvi, e rinforzerete il vostro senso di impotenza riguardo alla salute nel suo complesso. Con ogni problema di salute, dal semplice raffreddore semplice a una grave malattia, sono stati creati punti di riferimento o d’avvertimento per guidarci lungo il percorso della patologia. “La gola sarà irritata, gli occhi lucidi, il naso colerà.”
Concentrandosi sui segnali d’avvertimento di ogni malattia immaginabile, è probabile che questo cosiddetto approccio preventivo crei e ri-crei il problema. Concentrarsi sui “segnali d’avvertimento iniziali” spesso crea anche un comune raffreddore. Cosa avviene nella mente quando si starnuta qualche volta in più del normale, si sente la gola irritata o si prova un momento di stanchezza? Probabilmente si pensa “Oh, sto prendendo un raffreddore!” E entro minuti o ore, abbiamo la conferma. La domanda chiave qui è se siamo stati intuitivi o creativi. Se riguardasse la nostra carriera e notassimo un problema, la cosa che faremmo sarebbe quella di evitare di concentrarci sul fallimento e continuare a creare e visualizzare esiti di successo. Ma quando abbiamo a che fare con la salute, tutti gli intenti positivi si spengono. Si presta attenzione ai segnali d’avvertimento, ci si prepara al peggio, si mantiene uno stretto controllo sull’esito che non vogliamo, leggiamo tutto sulla malattia e facciamo ricorso ad ogni specialista sulla malattia. C’è qualcosa di sbagliato con questa prospettiva!
Esistono ora più di 3.000 nomi creati per ogni malattia immaginabile. Quello che li rende così pericolosi è che sono termini medici, invece di termini umani, atti a confonderci e a opprimerci. Queste etichette sono cliniche e impersonali, il che rende veramente tutto troppo complicato per guarire facilmente. Siamo diventati così familiari con i termini delle malattie che, dato un pezzetto di informazione, possiamo fare una diagnosi sofisticata per noi stessi e ognuno intorno a noi. Ma questa conoscenza blocca la nostra capacità di giudizio, non ci rende più brillanti.

Molta gente si sente speciale dopo che è stato dato un nome sofisticato alla loro malattia. Discutono costantemente sulla loro rara malattia con entusiasmo e ripetitivamente a chiunque presti ascolto. Ci sono le “Associazioni di Sostegno” per ogni genere di disturbo che rendono i partecipanti ancora più animosi sulla loro malattia. La cosa peggiore è che le etichette non hanno alcuna limitazione, troppo spesso rimangono appiccicate alla persona per tutta la vita. Se vogliamo essere liberi dalle malattie, dobbiamo prima liberarci delle etichette che le classificano. Informarsi su disturbi e malattie a scopo preventivo, spesso ha effetti disastrosi, indipendentemente da quanto si sia stati portati a credere altrimenti. Molti vengono suggestionati dalle informazioni negative che apprendono a un punto tale da sviluppare la malattia che vogliono prevenire.
Qualunque cosa che creiamo nella nostra mente, la vita esteriore la manifesta come un domestico ubbidiente.



da medicinenon 

martedì 18 giugno 2013

Espianto di organi. Quello che non ti hanno detto.


Non ti hanno detto che l'espianto di organi quali cuore, fegato, polmoni, reni, ecc., si effettua da persona in coma, sottoposta a ventilazione mediante intubazione, e non da un morto in arresto cardiocircolatorio-respiratorio, come tutti intendiamo. 


La persona viene incisa dal bisturi mentre il suo cuore batte, il sangue circola, il corpo è roseo e tiepido, urina, può muovere gambe, braccia, tronco, ecc... Le donne gravide portano avanti la gravidanza. Non è vero che prima si interrompa la ventilazione e che poi, a cuore e respiro fermi, si inizi il prelievo, ma è proprio l'opposto. Gli organi vengono tolti da persona che ha perso la coscienza, le cui reazioni alla sofferenza prodotta dall'espianto sono impedite da farmaci paralizzanti o da anestetici.
Prof. Dr. Massimo Bondì, L.D. Pat. Chir. e Prop. Clin. Univ. La Sapienza Roma, chirurgo generale e patologo generale:
La morte cerebrale è ascientifica, amorale e asociale 
(Audizione Commissione sanità 1992).
Dr. David W. Evans, Fellow Commoner of Queens’ College Cambridge, cardiologo dimessosi dal Papworth Hospital per opposizione alla “morte cerebrale”:
C'è grande differenza tra essere veramente morto ed essere dichiarato clinicamente in morte cerebrale
(Audizione Commissione sanità 1992).
Dr. Robert D. Truog, Dr. James C. Fackler, Harvard Medical School Boston:
Non è possibile accertare la cessazione irreversibile di tutte le funzioni del cervello con i mezzi clinico-strumentali attuali
[Critical Care Medicine, n° 12, 1992, “Rethinking Brain Death” (Ripensamento sulla morte cerebrale)].
Prof. Peter Singer, Presidente dell'Associazione Internazionale di Bioetica:
...la morte cerebrale non è altro che una comoda finzione. Fu proposta e accettata perché rendeva possibile il procacciamento di organi
(Congresso di Cuba 1996).
Dr. Cicero Galli Coimbra, Head of Department neurology and neurosurgery, Univ. Sau Paulo, Brasil:
...i protocolli diagnostici per dichiarare la morte cerebrale (test dell’apnea) inducono un danno irreversibile su pazienti che potrebbero essere salvati
(Convegno internazionale Roma 19/2/2009).
IL DIBATTITO SCIENTIFICO INTERNAZIONALE È ROVENTE, MA IN ITALIA CONTINUA LA CENSURA
Fonti: www.antipredazione.org; http://www.vegetariani-roma.it/

lunedì 17 giugno 2013

Carne, sostanza incompatibile con la natura umana


Del Dr. Chim. Mauro Damiani, presidente Associazione Scienza della Salute
  La carne non è un cibo idoneo per l'uomo: su quest'asserzione non ci sono ormai più dubbi, una copiosa letteratura l'attesta e lo documenta. In subordine è quantomeno ampiamente provato che non è indispensabile per la salute dell'uomo. Il completo controllo dei poteri industriali sui mezzi d'informazione impedisce che queste importanti conoscenze siano di dominio pubblico, ma, nonostante tutto, il processo di diffusione su mezzi alternativi è incominciato e si ritiene che sia ormai inarrestabile.
La dannosità della carne non dipende soltanto dalla somma di sostanze chimiche, spesso di sintesi, aggiunte ai mangimi nella moderna pratica d'allevamento industriale: antibiotici, tireostatici, betabloccanti, estrogeni, sali di zinco, vaccini, anemizzanti, che sono somministrati agli animali stabulati anche per preservarli dalle malattie che li colpirebbero a causa delle innaturali condizioni in cui sono tenuti. Questo fatto con certezza contribuisce ad aumentarne la dannosità, ma anche la carne d'animali allevati nelle migliori condizioni possibili è nociva. La ragione fondamentale di questa nocività va ricercata con l'aiuto di due importanti branche della scienza, l'Anatomia Comparata e la Fisiologia Comparata. Ovviamente la descrizione dettagliata dei fenomeni esula dallo spazio di un breve articolo, per questa rimandiamo alla letteratura specifica.
L'anatomia comparata, in sintesi afferma che:
1.Gli animali carnivori hanno un intestino molto breve, circa 3-4 volte la lunghezza del tronco.
2.Gli animali erbivori hanno un intestino molto lungo, circa 20-22 volte la lunghezza del tronco.
3.Gli animali frugivoro-fruttariani, tra cui l'uomo e quasi tutto l'ordine dei primati, hanno un intestino di lunghezza intermedia circa 10-12 volte la lunghezza del tronco
La ragione di questa diversa lunghezza si comprende facilmente prendendo in considerazione i diversi cibi specie-specifici:
Le proteine della carne, nelle condizioni di temperatura del tratto digestivo, sono soggette a processi putrefattivi con sviluppo di sostanze tossiche che è bene che non siano assorbite, ed è per questo motivo che i carnivori hanno un intestino breve, che permette di ridurre il tempo di permanenza all'interno del corpo ed il conseguente rischio d'assorbimento delle tossine della putrefazione.
Gli animali erbivori, dovendo provvedere al laborioso processo di demolizione della lunga catena della cellulosa fino al glucosio, devono avere un intestino molto lungo che permette un maggiore tempo di permanenza all'interno del corpo.
Gli animali frugivoro-fruttariani, che non hanno quest'ultima necessità, hanno un intestino di lunghezza intermedia, ma tale in ogni modo da permettere l'assorbimento delle tossine di putrefazione della carne, da qui la ragione fondamentale della dannosità per loro della carne.
Quanto alla Fisiologia Comparata, il chimismo delle nucleoproteine è una delle tante prove che l'uomo non è un animale adatto per natura a nutrirsi di proteine animali; le nucleoproteine sono le proteine che costituiscono il nucleo d'ogni cellula, tra loro si annoverano gli acidi nucleici e le proteine basiche; gli acidi nucleici sono formati dall'unione di 4 (o 5) "nucleotidi". Ogni nucleotide è costituito da una base azotata unita ad uno zucchero esterificato con acido fosforico.
Le nucleoproteine vegetali contengono basi azotate prevalentemente del gruppo pirimidinico (timina, citosina, metilcitosina, uracile); il loro metabolismo, basato su processi ossidativi, dà, come prodotto finale urea, eliminata normalmente dall'uomo con l'urina.
Le nucleoproteine animali, contengono invece prevalentemente basi azotate del gruppo purinico ("purine": adenina, ipoxantina, xantina, guanina); queste basi danno come prodotto finale, acido urico. Nei carnivori tale acido è trasformato, mediante un particolare enzima, di cui sono provvisti (detto "uricasi"), dapprima in allantoina e poi per idrolisi in urea e quindi, come tale, eliminato.
Nell'uomo e nelle scimmie antropomorfe (che non possiedono il suddetto enzima) l'acido urico proveniente dall'uso alimentare della carne si combina con il sodio e si deposita soprattutto nelle articolazioni, sotto forma di urato di sodio, provocando dolori, tumefazioni, e deformazioni (gotta). Sintomi tipici della sindrome uricemica, che invece è del tutto assente nei carnivori.
Nell'uomo evidentemente la capacità uropoietica del fegato, in altre parole la capacità di quest'organo di fabbricare urea, è insufficiente a smaltire il carico derivante da consistenti quantità di proteine animali ed il processo uropoietico si ferma a metà, cioè all'acido urico.
Quelle indicate sono soltanto alcune delle principali prove della dannosità della carne, chi volesse approfondire l'argomento ha a disposizione una sterminata letteratura, del pari sterminata è però la letteratura in favore dell'uso della carne e che sostiene addirittura la sua indispensabilità per la salute umana; gli enormi interessi, non solo economici, connessi con l'uso alimentare della carne hanno addirittura permesso alla seconda di prevalere nell'accezione comune.
La ragione di questa prevalenza è abbastanza ovvia: l'enorme potere che il sistema industriale ha su tutti i mezzi di comunicazione, per quanto riguarda la letteratura scientifica, è ancora più forte. Come si sa le riviste scientifiche sono di solito pubblicate da Università od Accademie, organizzazioni alla continua ricerca di finanziamenti. L'industria chimica nelle sue varie branche (prodotti per l'agricoltura, farmaceutica, alimentare ecc.) provvede ampiamente alla bisogna finanziando ben determinati progetti di ricerca, quelli di proprio interesse.
La logica conseguenza è che in primo luogo non trovano finanziamento i progetti di ricerca che puntano a chiarire eventuali dannosità della carne, ed in secondo luogo che ben difficilmente sono pubblicati lavori di ricercatori indipendenti, soprattutto quando i risultati ledono gli interessi industriali. In sintesi sono senz'altro questi i motivi per cui gli articoli favorevoli all'uso della carne sono prevalenti.
Tuttavia il peso dell'argomento, la natura stessa delle cose, ha il suo effetto e nonostante tutti gli ostacoli si assiste ad un fiorire di articoli critici sulla salubrità dell'uso della carne. Nell'eventuale azione giudiziaria che come Forum Vegetariano ci proponiamo di intentare i periti nominati dal giudice si troveranno davanti ad un panorama di questo tipo.
Due fatti nuovi degli ultimi venti anni però, avranno, a mio parere, un ruolo importante nell'aumentare il peso della nostra posizione. Non si tratta in questo caso di articoli di personalità anche rilevanti ma, bensì, del parere di due grandi organizzazioni entrambe Americane, del Paese cioè che è stato il principale attore dell'enfasi sul consumo di carne nel secolo ventesimo:
1. Nel 1985 si è costituito negli USA il P. C. R. M. (PHYSICIANS COMITTEE for RESPONSIBLE MEDICINE), un "Comitato di Medici per la Medicina Responsabile", a cui aderiscono più di cinquemila medici e scienziati. Questa organizzazione ha raggiunto un'importanza notevole, svolgendo una funzione di informazione e pressione, anche con denunce penali, su tutti gli organismi statali competenti sull'argomento. Il PCRM ha ovviamente preso una posizione fermamente contraria all'uso della carne.
2. Particolarmente efficace è stata l'azione del PCRM sul Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti (USDA), l'organismo che dal 1916 pubblica periodicamente un documento ufficiale intitolato "Dietary Guidelines for Americans" (Linee Guida Dietetiche per gli Americani"). Orbene, nell'edizione del 1996 di queste Linee Guida si riconosce finalmente che la dieta vegetariana non solo non ha nessuna controindicazione ma che è addirittura una valida via per la salute. E' grazie agli sforzi del PCRM ed a questa pubblicazione del 1996 che negli USA si assiste finalmente ad un'inversione di tendenza nella continua crescita della mortalità per malattie cardiocircolatorie.
Io spero vivamente che questi fatti opportunamente illustrati al giudice, dato che ben difficilmente possiamo sperare di vincere la causa, possano almeno fornirgli le prove che sull'argomento la posizione degli scienziati non è univoca, che si assiste cioè ad un classico caso di divaricazione delle opinioni. Ciò sarebbe di enorme importanza per la nostra causa, perché è la strada per dotarci dell'unica arma che al momento ci manca. Se il giudice, vista la divisione della scienza sull'argomento, ci accordasse una sorta di "par condicio", se in altre parole in ogni dibattito sui media sul tema alimentare fosse obbligatoria la presenza della parte contraria all'uso della carne si avrebbero finalmente i presupposti per un'effettiva diffusione della corretta informazione alimentare.