martedì 31 luglio 2012

Uno studio del BMJ dimostra che il vaccino DTP uccide


 

By Archimede on 25.07.12 14:42
Uno studio del BMJ dimostra che il vaccino DTP uccide
Dove sono gli studi che dimostrano la sicurezza dei vaccini? Apparentemente sono nella fantasia di chi dai vaccini ne trae profitto. Questo studio, come altri precedenti dimostra chiaramente che il vaccino trivalente DTP uccide le neonate.
Il vaccino DTP e stato chiaramente documentato come killer in uno studio pubblicato sul British Medical Journal. E’ stato dimostrato che bambine sane e ben nutrite sottoposte al vaccino DTP hanno un tasso di mortalità superiore a bambine con una nutrizione carente che non sono state sottoposte al vaccino. Il vaccino Difterite-Tetano-Pertosse è un killer.
Gli autori hanno utilizzato varie tecniche statistiche che tendono a oscurare i risultati. Hanno riportato tassi di mortalità relativi, che è la misura del rapporto tra le probabilità di un risultato contro un altro. Nonostante il, tentativo di oscurare i risultati, non sono riusciti ad evitare di dire la verità e hanno concluso:
Sorprendentemente, nonostante i bambini con il miglior stato nutrizionale siano stati vaccinati precocemente, la vaccinazione DTP è stata associata all’incremento della mortalità delle bambine.
Le bambine vaccinate hanno un tasso di mortalità triplicato rispetto a quello che sarebbe stato senza il vaccino.
La copertura dell’OMS
L’introduzione dello studio sottolinea che l’immissione precoce del vaccino DTP in Guinea-Bisseau (direttamente a sud del Senegal in Africa) “è stata associata a un incremento dell’84% della mortalità”. Allora l’OMS sponsorizzò diversi gruppi per rianalizzare i dati esistenti, ma tutti hanno ancora riferito “che il vaccino DTP ha avuto importanti effetti benefici”. Tuttavia gli autori affermano che:
In contrasto abbiamo continuato a trovare effetti negativi della DTP per le bambine in Gambia, Senegal, Ghana, Sudan, Congo e Malawi
Si noti che l'OMS ha utilizzato vecchi dati raccolti in protocolli non dichiarati, e che l'OMS ha speso ingenti somme di denaro per vaccinare le persone piuttosto che fornire cibo adeguato, acqua e servizi igienico-sanitari, in particolare ad Haiti. Incredibilmente, l'OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che “la fornitura di acqua sufficiente e sicura e la sanificazione non sono compiti del settore salute”.(2) E’ stato scoperto che L'OMS ha un conflitto di interessi con Big Pharma, un conflitto che ha infettato le loro politiche, in particolare il loro terrorizzare ed esercitare pressioni a favore della vaccinazione contro l'influenza suina.(3) Non ci sorprende che l'OMS non abbia avviato un nuovo studio con un gruppo di controllo. Tuttavia, gli autori di questo studio lo hanno fatto.
Risultati dello studio
La Dott.ssa. Meryl Nass riporta i risultati di questo studio:(4)
Prendendo in considerazione lo stato nutrizionale, bambini vaccinati con DTP, specialmente le femmine, hanno una mortalità tre volte più elevata tra i 2 e 6 mesi di età.
Lo stato nutrizionale è stato un forte fattore di mortalità tra i maschi ma non tra le femmine.
C'è una continua contraddizione tra gli studi sul DTP da paesi a basso reddito e la politica attuale.
Per quanto riguarda lo stato nutrizionale, i bambini meglio nutriti sono stati vaccinati prima di quelli mal nutriti, ma morirono comunque in percentuale maggiore!
La Dott.ssa Nass riferisce inoltre che le informazioni nello studio sembrano indicare che i bambini maschi vaccinati morirono anche ad un tasso maggiore rispetto ai non vaccinati, ma lo studio sembra vago su questo punto. (Come già notato, il metodo statistico utilizzato per riportare risultati tende ad oscurare piuttosto che illuminare).
Implicazioni nel mondo industrializzato
Non abbiamo studi sui tassi di mortalità da vaccinazioni che sono stati fatti nel mondo industrializzato. Le scuse utilizzate sono duplici:
Si rifiutano di fare studi controllati in modo casuale con la falsa dichiarazione che non sarebbe etico privare i "benefici" dei vaccini ad alcuni bambini. Si! i benefici che non sono mai stati documentati — e ora sembrano essere, nella migliore delle ipotesi inesistenti — non sono testati perché sarebbe sbagliato testarli. Può essere un ragionamento più elusivo e disonesto?
Eludono gli studi dai risultati effettivi utilizzando una controfigura: lo sviluppo di anticorpi. Il problema è che gli anticorpi sono semplicemente i marcatori per l'immunità. Non sono l'immunità stessa, in quanto nessuno sa in cosa consista il peso adeguato di un anticorpo. È semplicemente un livello presunto. I livelli di anticorpi non ci dicono se si è sviluppata immunità alla malattia.
Abbiamo prove chiare ed evidenti pubblicate su riviste mediche che documentano che il vaccino DTP uccide. Qual è la risposta ufficiale a queste informazioni
Non c’è stata. Questo studio e quelli precedenti, erano stati inizialmente accolti con un po' di finto interesse. Sono stati eseguiti pseudo studi utilizzando dati insufficienti da studi precedenti, che non erano stati progettati per trovare queste informazioni. Naturalmente, i risultati erano come desideravano, e portavano alla dichiarazione che il vaccino DTP non causa danni.
Nonostante i migliori piani da sempre elaborati per nascondere la verità sui vaccini contro Difterite-Tetano-Pertosse, ora è chiaramente evidenziato. La nuova varietà acellulare, DTaP, potrebbe o non potrebbe essere più sicura. Come facciamo a saperlo? Come può chiunque giustificare l’utilizzo del vaccino DTP, che chiaramente è un assassino, nei paesi poveri? Dove sono gli studi che dimostrarano la sicurezza del più recente vaccino DTaP?
Ah è vero: sono nello stesso posto degli studi sulla sicurezza del DTP nella fantasia di chi trae profitto dai vaccini.
Riferimenti:
Fonte: Gaia Health
Traduzione a cura di La Leva di Archimede



lunedì 30 luglio 2012

Imbottire di farmaci i sani è il nuovo business delle big pharma


 



 By Edoardo Capuano - Posted on 21 luglio 2012

È il marketing del disease mongering: non serve vendere più medicine ai soliti malati, ma basta sensibilizzare la gente a nuovi consumi nel nome di una presunta attenzione alla salute. La vicenda rivelata da un'inchiesta di "E", il mensile di Emergency
Il settore del farmaco scoppia di salute, e il mensile E, edito da Emergency, mette in fila i numeri per scoprire quanto vale “Il business dei sani”, come titola la copertina del numero in edicola. Un business da primato, che nemmeno la crisi planetaria ha scalfito. “Il giro d’affari delle aziende farmaceutiche nel mondo ha superato nel 2010 i 610 miliardi di euro, fatturato a cui quelle italiane contribuiscono con una quota di circa 25 miliardi – spiega l’inchiesta di Roberta Villa -. La spesa media pro capite di ogni italiano per le medicine è di oltre 300 euro l’anno, ma non è tutto qui, perché il settore dei farmaci concorre per meno del 15 per cento all’intero comparto economico che ruota attorno alla salute. E questo mercato del benessere, dai confini sempre più sfumati, rappresenta ormai il 10 per cento dei consumi in Europa e il 15 per cento negli Stati Uniti“.
Peccato per le conseguenze collaterali, che hanno nomi difficilotti ma spiegazioni assai semplici. Il “disease mongering” non è un morbo contagioso, ma la prassi di marketing che negli ultimi anni ha consentito al comparto di far volare utili e nuovi brand: come spiega Gianfranco Domenighetti, docente di Comunicazione ed economia sanitaria presso l’Università della Svizzera italiana, l’importante non è riuscire a vendere più medicine ai soliti malati, ma sensibilizzare la gente a nuovi consumi nel nome di una presunta attenzione alla salute.
Come? Semplice, basta “gonfiare l’importanza di una malattia o, se occorre, inventarsela di sana pianta” dice Domenighetti invitando l’utente medio a meditare sull’utilità di screening massivi e campagne di prevenzione sempre più frequenti. Perché, a dire il vero, le malattie restano più o meno le stesse e “solo il 2, 4 per cento dei farmaci immessi sul mercato dal 1981 al 2008 rappresenta un vero importante progresso terapeutico, mentre l’80 per cento non sono che copie dell’esistente, a eccezione del prezzo, che di regola è triplicato” chiosa l’economista svizzero.
Ma davvero l’industria riesce a condizionare la domanda di farmaci fino al punto di danneggiare il reale interesse del consumatore/paziente? Risponde Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano: “Questa idea di curare i sani è solo l’ultimo atto di una strategia che inizialmente è partita allargando artificialmente la platea dei malati. Non è un caso che i valori-soglia considerati un tempo normali per la glicemia, il colesterolo o la pressione arteriosa siano stati progressivamente abbassati: per ognuno di questi aggiustamenti, è cresciuto a dismisura il numero di persone cui prescrivere medicinali”. E se la prossima volta che leggerete sul giornale un mega inserto sulla salute dove si parla di doloretti alla schiena, tenete a mente questa battuta rapida ma efficace: “La fibromialgia, per esempio, è una ‘nuova’ malattia che sembra fatta apposta allo scopo di vendere analgesici”. Parola di Garattini.
Oltretutto, c’è da ragionare sulla relatività del concetto salute e sulla forza dei modelli culturali capaci di espandersi a suon di investimenti miliardari. Gli Stati Uniti, si sa, sono la patria dell’extra large e anche in ambito farmaceutico stanno facendo scuola alla vecchia Europa. Negli Usa una persona su quattro prende ogni giorno la pillola per tenere a bada la pressione e i medicinali contro gli stati ansiosi sono ormai alla portata dei bambini di quattro anni. Donne isteriche? Uomini disoccupati? Adolescenti inquieti? Tutti in fila per la terapia, magari venduta via internet con sconti favolosi, giusto per invogliare il cliente. In Italia, storicamente, la classe medica ha posto un freno all’invadenza del business, ma i tempi magri e l’inesorabile tendenza al supporto fast – meglio buttar giù un antidolorifico al volo piuttosto che impegnare tempo e denaro in cure tradizionali cui la sanità pubblica non può più far fronte – fanno pensare a un futuro ancor più florido per i commercianti del benessere. “Per questo abbiamo deciso di occuparcene – spiega Maso Notarianni, vicedirettore di E -. Noi siamo la testata di Emergency, e tutti si aspettano notizie sulle attività nei vari luoghi del mondo dove opera l’organizzazione. In realtà il mondo è un affare complicato, dove tutto si correla. I soldi, la ricchezza, la democrazia, i diritti umani. Anche in Italia, nella sanità privata o in quella pubblica, c’è chi pensa solo al profitto. Secondo noi la salute è un’altra cosa, il rispetto per l’essere umano è la priorità: in un ospedale sperduto tra la guerra o nella clinica degli orrori a Milano cambia poco”.
 

domenica 29 luglio 2012

In Europa c'è chi impone la vaccinazione e chi no. PERCHE?


Perchè ci sono paesi che non obbligano alla vaccinazione, sono forse di una razza superiore? O forse non ci sono delle certezze della loro effettiva utilità?

I nostri pediatri al solo pensiero che nostro figlio non venga vaccinato gridano allo scandalo e all’incoscienza dei genitori, ma come mai ci sono paesi dove nessuno ti obbliga a tale pratica?
Sarà forse perchè hanno capito che il rischio di ammalarsi per la malattia a cui ci si è sottoposti a vaccinazione è inferiore al rischio di rimanere danneggiati dalla vaccinazione stessa?
O forse perchè c'è un maggior rispetto della persona, riconoscendole il diritto di scegliere per la propria salute?
Pensateci bene, in paesi come l'Italia ti obbligano a curarti anche se stai bene e per giunta facendoci correre seri rischi per la nostra salute!
Inoltre teniamo bene in mente gli articoli che sono apparsi e che appariranno su questo blog, sulla diatriba che ci fu, e ancora oggi se ne discute tra Pasteur e Bèchamp, la risposta all'interrogativo vaccino si - vaccino no ci potrebbe venire proprio da li.

Forse non tutti sanno che il 21 giugno 2002 a Copenhagen, durante il 14° Meeting della Commissione Regionale di Certificazione (RCC) la polio è stata ufficialmente dichiarata "sconfitta" nella Regione Europea (NIV, Newsletter n. 30).
Ma allora perchè si vaccina ancora contro la polio?
"Meditate gente, meditate!
 

venerdì 27 luglio 2012

La RAI non rispetta la legge, ma pretende il canone.

Se la Rai, il Governo ed il Parlamento non rispettano le leggi, perche' dovrebbero farlo gli utenti della Rai continuando a pagare il canone-imposta sulla tv?
Ecco l'elenco di alcune delle violazioni piu' eclatanti che riguardano la tv di Stato:


  • mancato funzionamento della Commissione parlamentare di vigilanza Rai, cioe' il controllo del legislatore (e quindi del popolo italiano) sull'operato dell'informazione di Stato;
  • la Rai non ha ancora pubblicato sul proprio sito l'elenco delle consulenze esterne e relativi compensi in violazione della legge n. 244/2007 e della circolare DPCM 16/3/07. Anche una interrogazione parlamentare e un esposto alla procura della repubblica non hanno per il momento dato alcun risultato;
  • la Rai impedisce ai cittadini di disdire il canone, ignorando le richieste di suggellamento e di disdetta;
  • richieste intimidatorie e continue di pagamento del canone da parte della Rai a coloro che non hanno un apparecchio televisivo;
  • condotta truffaldina da parte di incaricati Rai che, intrufolandosi nelle case dei contribuenti in modo arrogante e spesso irrispettoso, invitano chi e' sprovvisto di tv a firmare dichiarazioni di possesso di apparecchi televisivi spiegando che si tratta solo di una 'firma per ricevuta' o per presa visione;
  • da tre anni i Governi di ogni colore non rispondono a numerose interrogazioni parlamentari e un interpello dell'Agenzia delle Entrate su quali apparecchi, oltre al televisore, sono soggetti al canone. Ma la Rai richiede illegittimamente alle famiglie (ma, chissa' perche', non alle imprese!) il pagamento del canone anche per il possesso di un pc, di un cellulare o di altri apparecchi non televisivi; 
  • violazione delle norme sulla pluralita' dell'informazione: la Rai offre spazi record al Governo e ad alcune forze politiche, censurandone altre, come recentemente ribadito dall'Autorita' per le garanzia nelle comunicazioni (e non e' la prima volta);
  • mancata attuazione della legge che prevede l'esenzione dal canone per i cittadini ultrasettantacinquenni con reddito minimo;
  • mancata attuazione del contratto di servizio che prevede la realizzazione di una struttura dedicata all'informazione sulle liberta' fondamentali e le questioni umanitarie.
  • mancata attuazione del contratto di servizio relativo relativo alla predisposizione di almeno il 60% del proprio palinsesto degli strumenti per ciechi e sordi.
  • mancata attuazione del parametro di valutazione sulla qualita' dei programmi (Qualitel).
  • mancato inserimento del palinsesto in rete.
  • mancato inserimento nei programmi delle tribune elettorali al di fuori delle campagna elettorali e dei messaggi autogestiti.

Maggiori Info: http://tlc.aduc.it/rai/comunicato/campagna+dell+aduc_14572.php

giovedì 26 luglio 2012

Malattie: tante teorie, ma qual'è quella giusta?


Perchè ci ammaliamo?
La medicina cosiddetta «ufficiale» si basa su qualche migliaio di ipotesi distribuite sulle varie malattie, ma quante sono le malattie in cui è possibile verificare al 100% l'effettiva causa scatenante?
Forse nessuna, e il motivo sta nell'errata teoria di base, la “teoria dei germi” enunciata da Pasteur e il sistema di indagine riduzionistica sugli organi colpiti, invece di studiare l'uomo universale.

"L'origine delle malattie è nell'uomo e non fuori di esso; ma le influenze esterne agiscono sull'intimo e fanno sviluppare le malattie... Un medico... dovrebbe conoscere l'uomo nella sua interezza e non solo nella sua forma esterna".
Paracelso.


 
Svelato il Mito della Teoria dei Germi

di Arthur M. Baker

Estratto da Exposing the Myth of the Germ Theory – a cura del College of Practical Homeopathy, 2005

Traduzione di Gianluca Freda

[…] In origine la parola “virus” significava veleno e il termine “virulento” voleva dire velenoso. Oggi intendiamo per virus una entità submicroscopica e “virulento”, in generale, significa contagioso. La medicina moderna utilizza il termine “virus” per indicare una microscopica forma di vita capace di infettare le cellule e a cui viene pertanto attribuita la responsabilità di molte delle nostre malattie.
Nell’immaginario popolare, il virus è una forma di vita in grado di parassitare ogni altra forma di vita, inclusi gli animali, le piante e i saprofiti (funghi e batteri).
Nella descrizione delle infezioni virali, ai virus vengono attribuiti comportamenti quali “iniettarsi”, “incubare”, “essere in latenza”, “invadere”, avere uno “stadio attivo”, “impadronirsi”, “riattivarsi”, “mascherarsi”, “infettare”, “assediare” ed essere “devastanti” e “mortali”.
La teoria medica convenzionale sostiene che i virus nascono da cellule morte che essi stessi hanno infettato. Il virus “si inietta” nella cellula e le “ordina” di riprodurlo, fino al momento in cui la cellula esplode per lo sforzo. I virus sono a questo punto liberi di cercare altre cellule in cui ripetere il processo, infettando così l’intero organismo.
Tuttavia i virologi ammettono che i virus, pur avendo natura peculiarmente organica, non possiedono metabolismo, non possono essere replicati in laboratorio, non possiedono alcuna caratteristica degli esseri viventi e, in realtà, non sono mai stati osservati vivi!!
I “virus vivi” sono sempre morti
Il termine “virus vivo” indica semplicemente quei virus creati dalla coltura di tessuti viventi in vitro (cioè in laboratorio), dai quali si possono ottenere trilioni di virus. Ma proprio qui sta il punto: anche se alcune colture da laboratorio vengono tenute vive, nel corso del processo si verifica un massiccio ricambio cellulare ed è dalle cellule morenti che vengono ottenuti i “virus”. Essi sono comunque morti o inattivi, poiché non possiedono né metabolismo né vita e non sono altro che molecole di DNA e proteine.
I virus contengono acido nucleico e proteine, ma mancano di enzimi e non possiedono una vita propria poiché mancano dei prerequisiti fondamentali della vita, e cioè dei meccanismi di controllo metabolico (che perfino i batteri “inferiori” possiedono). Il Guyton’s Medical Textbook riconosce che i virus non hanno nessun sistema riproduttivo, nessuna capacità di locomozione, nessun metabolismo e non possono essere riprodotti in vitro come entità viventi.
Il legame con i mitocondri
Poiché i “virus” non sono vivi, essi non possono agire in nessuno dei modi che vengono loro attribuiti dalle autorità mediche, tranne che come unità funzionali del nostro normale materiale genetico all’interno del nucleo cellulare o del nucleo mitocondriale interno alla cellula.
I mitocondri sono organismi viventi, uno dei molti diversi organelli (piccoli organi) presenti all’interno delle cellule del nostro corpo. I mitocondri hanno grosso modo la dimensione dei batteri e sia gli uni che gli altri possiedono un proprio DNA e un proprio metabolismo.
I mitocondri metabolizzano glucosio ricavandone molecole di ATP, che sono energia pronta per l’uso a cui il corpo può attingere quando ce n’è bisogno. Cosa ha a che fare questo con i “virus” in quanto tali? Tutto, come capirete fra un momento.
Chiunque abbia studiato citologia (struttura delle cellule) sa bene che la stragrande maggioranza delle forme di vita presenti all’interno della cellula è rappresentata dai mitocondri, i creatori della nostra energia.
I semplici protozoi monocellulari possiedono al proprio interno fino a mezzo milione di mitocondri. Le cellule umane ne hanno meno: dalle poche centinaia presenti nelle cellule sanguigne ai 30.000 e più delle cellule dei tessuti muscolari maggiori. Poiché l’intero corpo umano possiede dai 75 ai 100 trilioni di cellule, ciascuna delle quali contiene, mediamente, migliaia di mitocondri, devono esserci quadrilioni o quintilioni di mitocondri all’interno del nostro sistema.
Quando una cellula muore, essa viene rimpiazzata da una cellula figlia nata dal processo della mitosi, mentre la cellula esausta viene disintegrata dai lisosomi, i potenti enzimi intracellulari autodistruggenti e autodigerenti, che frammentano i componenti cellulari in particelle ultra-minute affinché il corpo possa prontamente riciclarle o espellerle come scarti.
Ogni giorno, da 300 milioni fino a oltre mezzo trilione di cellule del nostro corpo muoiono (a seconda del nostro livello di tossicità) e ognuna di esse contiene in media dai 5.000 ai 20.000 mitocondri. Quando le cellule muoiono esse vengono autodistrutte dai loro stessi lisosomi, ma i nuclei e i genomi dei mitocondri sono protetti assai meglio rispetto ad altri organelli e protoplasmi cellulari e spesso non si decompongono completamente.
Genomi e nuclei sono microscopici contenitori di informazioni genetiche, consistenti in DNA o RNA che agisce come centro di controllo e immagazzinamento del “progetto” stesso della cellula. In quanto tali essi sono per i mitocondri e le cellule ciò che il cervello è per il nostro corpo. Ogni cellula e ogni mitocondrio contengono questo materiale genetico che è la zona più protetta della cellula (grazie alla sua guaina proteica a doppi lipidi), proprio come il nostro sistema nervoso è la parte più vitale e protetta della nostra fisiologia (grazie alla colonna vertebrale e al cranio). Alla morte della cellula i mitocondri vengono frammentati dai lisosomi, ma non sempre in modo completo, a causa della loro doppia membrana protettiva. Ed è qui che la spiegazione diventa interessante.
Secondo il Guyton’s Textbook of Medical Physiology un virus può definirsi come una parte minuta di materiale genetico (detto genoma) le cui dimensioni equivalgono a circa un miliardesimo di quelle della cellula. Il genoma è circondato da una protettura detta capside che è di solito una guaina proteica a doppi lipidi ed è composta di due membrane (quasi identiche alla membrana cellulare) che, per inciso, rappresentano l’ossatura stessa del nucleo mitocondriale.
Le foto dei “virus” scattate col microscopio elettronico mostrano che le loro membrane sono irregolari e frastagliate, a volte semplici porzioni di uno strato, a volte di uno strato e di parte del secondo, il che concorda con l’azione autodigerente dei lisosomi, nel momento in cui il loro lavoro di frammentazione delle scorie cellulari è ancora parziale e incompleto. Pertanto, questa descrizione di un “virus” è virtualmente identica a quella di ciò che resta dei genomi dei mitocondri cellulari.
In breve, i virus sono resti di materiale vivente e alcuni testi di fisiologia ipotizzano che essi siano il residuo di cellule esauste. I lisosomi che disintegrano la cellula morta a volte non riescono a frammentare questi “virus”, circondati dalla membrana protettiva a doppi lipidi.
E’ sorprendente che i ricercatori non riescano a riconoscere questi corpi per ciò che sono in realtà: generico materiale mitocondriale esausto, soprattutto frammenti di DNA e RNA.
I “virus” non sono microrganismi
Anche se le autorità mediche attribuiscono erroneamente a questi inerti residui cellulari il carattere della vita e della malignità, i microbiologi riconoscono che i virus sono in realtà frammenti morti di DNA rivestiti di una membrana lipido-proteica, pur non riuscendo a comprendere la loro origine.
In realtà i genomi sono meccanismi di controllo, ma non microrganismi come l’establishment medico vorrebbe farci credere, e questi cosiddetti “virus” non sono altro che frammenti senza vita di generico materiale mitocondriale. Per questo motivo i virus non possono provocare malattie, a meno che non si accumulino come impurità che inquinino le cellule, i tessuti e la circolazione nel corso del ricambio cellulare.
I virus sono quindi genomi morti, provenienti da cellule disintegrate, la cui membrana cellulare non è stata completamente frammentata dai lisosomi. I genomi non presentano alcuna caratteristica di vita e sono semplici particelle di materiale acido nucleico, di norma riciclati attraverso la fagocitosi o espulsi come scorie.
Le fotografie dei presunti virus che “si iniettano” all’interno della cellula mostrano in realtà la cellula che letteralmente inghiotte il virus o scoria proteinacea. Si forma allora un’incavatura, detta invaginario, e il materiale organico viene circondato dalla sostanza cellulare che poi si richiude, formando uno “stomaco” improvvisato, in cui il virus scompare. Lo “stomaco” si riempie allora di potenti enzimi lisosomici che digeriscono il materiale organico, frammentandolo in amminoacidi o acidi grassi per il riciclaggio o l’eliminazione.
Questo processo è una caratteristica della fisiologia cellulare nota come fagocitosi (letteralmente “divorazione di cellule”); è un normale processo di ingestione cellulare e digestione enzimatica di batteri, scorie di tessuti e altre cellule erratiche.
I virus non sono altro che materiale organico inerte, completamente privo di qualsiasi caratteristica di vita e che nessuno ha mai visto in azione. Le fotografie che asseriscono di mostrare i virus in azione sono vere e proprie frodi: ciò che mostrano in realtà è un ordinario processo fisiologico di fagocitosi che avviene innumerevoli volte ogni giorno all’interno del corpo.
E’ da ricordare che secondo i testi di virologia e microbiologia i virus presentano le seguenti caratteristiche, che sono incompatibili con la vita:
1) I virus non possiedono metabolismo. Non possono elaborare il cibo o il nutrimento e dunque non possiedono strumenti per formare energia. Sono solo un contenitore, o schema di informazioni, come lo sono i genomi.
2) I virus non possiedono alcun tipo di capacità di movimento. Non hanno un sistema nervoso, né un apparato sensorio, né un’intelligenza che possa in qualche modo coordinare movimenti o “invasioni del corpo” di qualsiasi natura.
3) I virus non possono replicarsi: essi dipenderebbero interamente dalla “riproduzione obbligata”, vale a dire la riproduzione attraverso un organismo ospite, cosa assolutamente inaudita in ogni altro campo della biologia.
Riproduzione Obbligata
Nelle spiegazioni che i medici forniscono sulle cause delle infezioni virali, ci viene chiesto di credere alla riproduzione obbligata, in cui un organismo (la cellula) viene costretto a riprodurre un organismo alieno (il “virus”). Tuttavia non esiste in natura nessun esempio di esseri viventi che riproducano qualcosa di non appartenente alla propria specie.
Non dimentichiamo che il rapporto tra le dimensioni del virus e quelle della cellula è di circa un miliardesimo. La spiegazione offerta dalla teoria virale delle malattie ci domanda di credere che il virus si inietti all’interno della cellula e le ordini di riprodurre il virus centinaia di migliaia di volte, finché la cellula esplode. Ma anche nel momento in cui il virus “si riproduce” la sua massa complessiva rimane comunque meno di 1/100 dell’uno per cento della massa della cellula. E’ come dire che se voi vi iniettaste mezzo grammo di una sostanza, essa potrebbe provocare una tale pressione interna da farvi esplodere!
Solo i microrganismi viventi sono in grado di agire e di riprodursi, e ciò avviene sotto il diretto controllo del nucleo, genoma o “cervello”. I cosiddetti “virus” non sono che residui di entità un tempo organicamente funzionanti, la cui struttura genetica ha con esse la stessa relazione che una testa ha col corpo; attribuire ai virus una qualsiasi attività è più o meno come attribuire delle azioni alla testa decapitata di un cadavere!
I virus sono dannosi solo se si accumulano come scorie
Il nostro sangue e i nostri tessuti possono venire saturati da questi materiali di scarto generati internamente, proprio come avviene con le sostanze inquinanti ingerite dall’esterno. L’intossicazione si verifica nel momento in cui queste scorie sovraccaricano il corpo al di là delle sue capacità di espellerle. E’ vero che i virus provocano malattie, ma solo in quanto scorie tossiche. In questo senso i “virus” sono sì responsabili di varie patologie, ma non certo in quanto agenti di contagio. Ricordiamo che batteri, germi e virus non comunicano tra loro né possono agire di concerto e sono del tutto incapaci di condurre operazioni congiunte come quelle di un esercito o di un gruppo di assalitori. Essi sono privi dell’intelligenza e delle risorse richieste per governare il processo patologico. Solo il corpo è in grado di dare inizio a un tale processo risanante, poiché il corpo è la sola entità intelligente unificata in grado di condurre quei processi fisiologici che vengono chiamati “malattie”.
Evitare le infezioni attraverso una vita sana
Il Boyd’s Medical Textbook afferma che molte persone sane avrebbero in incubazione il virus senza sviluppare le particolari patologie di cui il virus dovrebbe essere causa, e che questo influsso debilitante sarebbe in grado di sopraffare le funzioni protettive del corpo “permettendo ai virus di usurpare le attività biologiche all’interno della cellula”.
Più specificamente, secondo la teoria medica, affinché un parassita o virus possa essere patogeno esso deve rispondere a tre criteri:
1) Deve essere biochimicamente attivo, cioè deve possedere una capacità metabolica per poter condurre un’azione;
2) Dovrebbe poter intossicare o infettare più cellule ospite di quanto il corpo di un animale o di un uomo sia in grado di proteggere o rigenerare. Ad esempio, potrete prendervi l’influenza solo se il virus uccide o infetta una porzione significativa delle vostre cellule polmonari; la poliomelite se il virus infetta un numero sufficiente delle vostre cellule nervose; o l’epatite se il virus assume il controllo di una larga porzione delle cellule del vostro fegato (le infezioni latenti sono invece quelle che coinvolgono una piccola percentuale delle nostre cellule, com’è il caso della tubercolosi, che molti di noi hanno senza neppure accorgersi di averla).
3) L’ospite deve essere geneticamente e immunologicamente permissivo. Deve accettare l’elemento patogeno e non deve esserne “immune”. In altre parole, deve “lasciar fare”.
Gli esseri umani sono sempre “infetti” di “virus” e batteri, poiché essi sono presenti nel nostro corpo in qualsiasi momento. Per questo motivo non si può affermare che essi “invadano” l’ospite. Le malattie non sono infezioni; sono piuttosto processi di purificazione del corpo e non sono provocate da batteri o da “virus”.
Né i “virus” né i batteri possono causare la malattia/processo risanante. Il vero responsabile è lo stile di vita biologicamente scorretto dell’ammalato. Quando le abitudini debilitanti vengono abbandonate, non vi sarà ulteriore accumulo di scorie tossiche e il corpo non avrà più bisogno di mettere in moto i processi di guarigione/malattia. La buona salute ne sarà il naturale risultato.
I farmaci sono controproducenti
Per uccidere virus e batteri e dare al corpo la possibilità di rimettersi, i medici credono di dover somministrare dei farmaci. Credono anche che la medicina sia d’aiuto nella guarigione. I farmaci, in effetti, uccidono i batteri, ma sono altrettanto dannosi ad ogni altra forma di vita metabolica, cellule umane incluse.
L’utilizzo di farmaci e di medicine alle erbe ostacola gli sforzi di detossificazione che il corpo conduce, rappresentando per il sistema una minaccia addizionale oltre alle sostanze nocive che il corpo va espellendo attraverso il processo di malattia. Eliminare le nuove sostanze dannose che vengono ingerite assume la precedenza sull’eliminazione di quelle che stanno alla base della crisi risanante. La prassi medica di uccidere i germi con farmaci, antibiotici, antinfiammatori o di sopprimerne l’attività con appositi sieri è la causa della crescente degenerazione della popolazione e di malattie iatrogene. Le malattie acute sono in grado di auto-limitarsi, commisuratamene allo sforzo necessario per liberare l’organismo dalle sostanze dannose. Il lavoro condotto dai batteri-spazzini durante il processo della malattia è al tempo stesso debilitante e fastidioso per l’ospite, ma è di vitale necessità per la preservazione della vita e della salute.
Quando il processo di disintossicazione è stato completato, i sintomi della malattia scompaiono e l’organismo torna ad utilizzare le proprie energie per i compiti ordinari. La forza, allora, torna a fluire nelle estremità. Il corpo, benché indebolito dallo sforzo reso necessario per contrastare le sue condizioni di tossicità, riacquista le proprie energie e la vitalità funzionale e si riprende senza che sia necessario alcun trattamento. Quando la crisi risanante è stata completata, il recupero ha inizio.
L’illusione del contagio
La gente è stata educata ad essere terrorizzata dai batteri e dai virus e a credere implicitamente nell’idea del contagio: e cioè che specifiche entità patogene, aggressive e maligne, siano in grado di passare da un ospite all’altro. “Contagio”, nella definizione medica, è la trasmissione della malattia per contatto: una malattia infettiva può essere comunicata per contatto da una persona che ne è affetta o attraverso un oggetto che essa ha toccato. Il dizionario a questo proposito parla di “virus o altri agenti infettivi” o di “qualcosa che funga da tramite per la trasmissione della malattia con mezzi diretti o indiretti”.
Il “contagio”, tuttavia, è uno dei miti della medicina, poiché le scorie tossiche non possono essere trasmesse da un corpo all’altro attraverso il normale contatto. Le malattie contagiose sono un’invenzione, poiché nessuno può passare ad altri la sua malattia, non più di quanto possa trasmettere la propria salute. Qualcosa di simile al contagio sembra avvenire quando una persona in condizioni gravemente tossemiche viene messa a contatto con un’altra che si trovi in una situazione similare, attivando in questo modo una crisi risanante.
Ciò che accade in realtà
I batteri o i germi di questi individui vengono stimolati ad agire da quegli elementi devitalizzati su cui i batteri prosperano. Quando vengono trasferiti alle membrane mucose o ai tessuti di un’altra persona egualmente tossemica, è possibile che i batteri inizino immediatamente ad agire come fanno nell’organismo portatore, se vi è una quantità adeguata di prodotti della decomposizione su cui le colonie batteriche possano impiantarsi e prosperare.
Ma l’esistenza di un ambiente inquinato è prerequisito affinché tale azione batterica possa verificarsi.
Un individuo in salute, con un flusso sanguigno incontaminato e relativamente puro, non avrà quindi alcun motivo di temere le “malattie contagiose”.
Di norma, non è possibile trasmettere ad altri il proprio carico di tossicità, a meno che esso non venga estratto dal nostro corpo (come accade nelle donazioni di sangue) e poi iniettato ad un’altra persona (ad esempio con una trasfusione). In questo caso può verificarsi un contagio medicamente indotto o malattia iatrogenica, che non ha però nulla a che fare con quelli che si verificano nell’ambito dei naturali processi biologici della vita. E’ questa la reale spiegazione di ciò che chiamiamo “contagio”. Il germe attiva, affretta o sollecita il processo di malattia in coloro che sono già tossemici. Ma per coloro che non lo sono, il contagio non funziona e non può verificarsi finché il corpo si mantiene puro, poiché è la contaminazione del sistema che prepara l’organismo per le “epidemie”, a causa della nostra incapacità di mantenere fluidi e tessuti corporei puliti e non inquinati.
Le vere cause e i veri fattori del “contagio”
In realtà il cosiddetto “contagio” non esiste, poiché gli unici agenti in grado di produrre malattie sono le abitudini nocive come l’abuso di alcool, caffè, sigarette, farmaci, cibi-spazzatura, cibi raffinati, scarsità di riposo, mancanza di esercizio e di luce solare, ecc.
Sono le abitudini di vita sbagliate che generano le malattie che vediamo diffuse tra la popolazione. Non c’è nessun “insetto che gira”: è ciò che facciamo al nostro corpo che distrugge le sue necessità sistemiche.
La “predisposizione” rivisitata
Il concetto di “contagio” è strettamente correlato a quello egualmente erroneo di “predisposizione”: si crede infatti che un’”epidemia” risulti “contagiosa” solo se l’individuo vi è “predisposto”. Questa affermazione medica è in realtà un’ammissione che non sono i germi a provocare le malattie. Se così fosse, chiunque venisse esposto ad essi si ammalerebbe della stessa malattia.
In realtà una persona “predisposta” è una persona che possiede un alto livello di tossicità dell’organismo, insieme alla vitalità sufficiente a condurre il processo di malattia/purificazione. Tali individui possono ammalarsi in qualsiasi momento, che vengano o no esposti al “contagio”.
Se individui sani riescono a conservare la loro salute anche nel bel mezzo di “malattie epidemiche”, risulta evidente che la teoria del contagio è sbagliata. La parte dell’organismo più sovraccarica di tossine è quella in cui si manifestano per primi i sintomi della malattia, ma l’effetto complessivo è sistemico, poiché tutti gli organi e le ghiandole del sistema subiscono danni a differenti livelli.
Quali sono le vere “epidemie”?
Inoltre, le malattie più comunemente diffuse non sono neppure contagiose. Oltre il 90% degli americani soffre di placche arteriose, ma questa non è considerata una malattia contagiosa (mentre l’AIDS, che viene considerato epidemico, interessa solo 1/10.000 della popolazione!!!). L’obesità è forse considerata contagiosa? Eppure affligge una persona su tre. E la costipazione? Affligge il 90% della nostra popolazione.
E i problemi alla vista, che affliggono due persone su tre, sono forse considerati contagiosi? Lo stesso si può dire delle patologie dentarie, della pressione sanguigna anomala, delle emicranie, dei problemi alla schiena, ecc., tutte patologie estremamente diffuse. Più di metà degli americani soffre di problemi cardiovascolari, ma sono forse considerati contagiosi? La malattia più temuta in assoluto è il cancro. E’ forse contagiosa? L’artrite colpisce più persone che non l’herpes. E’ forse contagiosa? E che dire dell’asma o dell’acne?
Prendiamo come esempio i raffreddori. Come mai i bambini prendono fino a otto raffreddori all’anno, mentre i genitori molti di meno? Come mai le persone che si trovano isolate negli osservatori al Polo Nord o Sud “si prendono” lo stesso il raffreddore durante la loro permanenza? Come mai negli anni 1965-67 i laboratori del National Institute of Health di Bethesda, nel Maryland, condussero sperimentazioni sulle influenze che non mostrarono alcuna prova che esse fossero dovute a contagio?
Ad alcuni volontari vennero iniettati ogni giorno i presunti “virus” dell’influenza, prelevati a coloro che ne soffrivano, ma nessuno di essi si ammalò. Ci furono più casi di influenza nel gruppo di controllo. Contemporaneamente, subito dopo la tradizionale Festa del Ringraziamento, il numero di ammalati in entrambi i gruppi ebbe un picco improvviso, come è lecito aspettarsi quando vengono consumati cibi e bevande eccessive durante una festività.
Anche le malattie veneree sono considerate contagiose. Ma in realtà i cosiddetti fattori di contagio (batteri) sono presenti in quanto effetto della malattia, senza esserne né la causa né il presupposto (il 20% di coloro che soffrono di malattie veneree non rivelano presenza né del gonococco né degli spirocheti che dovrebbero provocarla).
La Marina degli Stati Uniti condusse esperimenti in cui si evidenziava che le cosiddette “persone infette” non potevano infettare chi era definito “in salute”. In Giappone prostitute “infettate” hanno avuto relazioni sessuali con molti militari senza che nessuno di essi contraesse la malattia. Allo stesso modo molti individui presentano “infezioni” nella zona genitale senza mai aver avuto contatti con nessuno (ad esempio nei casi che riguardano i bambini). Il concetto di “contagio” è medicamente indimostrato, nonostante le apparenze del contrario.
Conclusione
Le cosiddette “malattie contagiose” come l’AIDS, le malattie veneree, il piede dell’atleta, non sono più contagiose di qualsiasi altra malattia. Ma ad alcuni interessi commerciali è utile che la gente creda che lo siano.
Fondamentalmente, l’accettazione della teoria del contagio presuppone l’accettazione della teoria dei germi come causa delle malattie: e cioè che specifici batteri o “virus” possano produrre i sintomi di malattie specifiche. Questa teoria è stata più volte dimostrata erronea in campo scientifico, e perfino Pasteur ammise la sua insostenibilità.
Nonostante ciò, la teoria dei germi e la teoria del contagio continuano ad essere propagandate dal moderno sistema medico, il cui prestigio, i cui profitti e il cui potere dipendono largamente dalla fiducia in questa assurda teoria.
In sostanza, la popolazione crede a ciò che l’establishment medico vuole che creda. La teoria del contagio serve a tenere alta la domanda di farmaci e di cure mediche e ospedaliere.
Se conducete una vita sana, probabilmente non vi ammalerete mai. Le malattie sono provocate solo da abitudini di vita improprie. Non dimenticate che solo le industrie mediche, ospedaliere e farmacologiche sostengono che la salute si possa recuperare somministrando farmaci velenosi. Questo è probabilmente uno dei più spaventosi semi delle malattie “contagiose”. In conclusione, se i germi hanno un qualche ruolo nel provocare malattie, esso non è un ruolo primario, ma solo secondario, in subordine a quei fattori che abbassano la nostra resistenza o mettono a rischio la nostra salute. Una vita sana è, in ogni caso, la migliore assicurazione contro qualsiasi malattia.







martedì 24 luglio 2012

Un altro colpettino alla nostra Costituzione a nostra insaputa. Sempre più sudditi e meno sovrani
http://www.senato.it/notizie/index.htm

sabato 21 luglio 2012

Glaxo e psichiatri truffano per vendere farmaci ai bambini


Gli psichiatri campioni di prescrizioni venivano mandati in costose villeggiature dal gigante farmaceutico internazionale: Giamaica, Bermuda, Hawaii e altri luoghi esotici dove, tra un servizio termale e l’altro, potevano ascoltare discorsi dei colleghi psichiatri che la società aveva pagato per instillare l’idea che i bambini debbano ingollare pillole. I bambini americani erano depressi. Avevano bisogno di antidepressivi. E la GlaxoSmithKline era pronta per il salvataggio.

E nonostante il Paxil (antidepressivo) non sia mai stato approvato per l'uso in nessuno sotto i 18 anni, la GlaxoSmithKline aveva 1.900 rappresentanti per le vendite che visitavano gli uffici dei medici per spingere l’uso del farmaco sui bambini.

Secondo una denuncia penale depositata nel tribunale distrettuale degli Stati Uniti nel Massachusetts, la società "era impegnata in un sistema fraudolento atto ad ingannare e truffare medici, pazienti, regolatori e programmi sanitari federali". La causa, che accusa l'azienda di aver etichettato in modo volutamente scorretto i farmaci e di aver mancato di indicare dati sulla sicurezza, è stata avviata e verrà dibattuta a porte chiuse nel mese di ottobre.
Il gigante farmaceutico internazionale ha annunciato che avrebbe concordato di risolvere questo caso, come pure una causa civile per 3 miliardi di dollari. Questo sarebbe il più grande risarcimento per frode sanitaria che riguarda il Paxil e alcuni altri farmaci simili, nella storia degli Stati Uniti.

La GlaxoSmithKline ha annunciato che si dichiara colpevole per le accuse penali, che sono reati, ma non ammetterà alcun illecito per le accuse civili, che sostengono una condotta potenzialmente letale che penso dovrebbe essere considerata criminosa.
Credo che sia perché gli avvocati aziendali fanno soldi a palate per andare in tribunale a dire: «Sì, lo abbiamo fatto, ma non se qualcuno sta cercando di intentarci causa». Infatti nessun singolo individuo dell’azienda è stato nominato come imputato nella denuncia penale. È solo un’altra di quelle sfortunate attività aziendali per le quali nessuno è mai stato colto sul fatto.
La denuncia del Dipartimento di Giustizia americano afferma che i presunti reati si sono verificati tra il 1999 e il 2010.
L’amministratore delegato dell'azienda, Sir Andrew Witty, ha ribadito che questo è stato il comportamento della vecchia direzione, e non quello attuale, aggiungendo che la politica del nuovo management sarebbe improntata a onestà e trasparenza. Il governo concorda che la spinta alla vendita del Paxil della GlaxoSmithKline è avvenuta tra il 1999 e il 2003 e - guarda caso! - "il Paxil divenne ben presto uno dei farmaci più venduti negli Stati Uniti."

Siete mai stati seduti nella sala d'attesa del medico quando una donna eccezionalmente ben vestita, che sembra poter essere una modella, varca la soglia? Quella era il rappresentante farmaceutico! Oppure è un bel ragazzo che sembra essere appena uscito da Vogue. Questo è come i farmaci, compreso il Paxil, vengono venduti. Bella gente che distribuisce gratuitamente campioni di farmaci così che i medici li prescrivano. Sembrano dire: “Tu guarda me e non pensare a quelle graziose scritte sugli effetti collaterali”. I campioni di prescrizioni ricevevano costose vacanze premio in posti esotici. E così promuovevano la prescrizione di Paxil per usi non approvati.

Vitale per lo sforzo di marketing della GlaxoSmithKline per il Paxil è stato un articolo pubblicato nel “Giornale dell’Accademia Americana dell’Infanzia e della psichiatria adolescenziale” che il governo sostiene essere assolutamente 'falso e fuorviante”. I rappresentanti della GlaxoSmithKline hanno propagandato questa ricerca presumibilmente fasulla. Eppure la GlaxoSmithKline ha anche pagato psichiatri per tenere discorsi che la avvallassero.

Ecco come il governo descrive nella sua denuncia penale queste performance degli strizzacervelli pagati da Glaxo:
"Le riunioni si svolgevano in villeggiature di lusso, e Glaxo pagava l'alloggio degli psichiatri, la tariffa aerea e un onorario di 750 dollari a riunione; pagava ai conferenzieri un onorario di 2.500 dollari e ha anche pagato il biglietto aereo dei coniugi se due biglietti più economici erano disponibili al costo di una tariffa singola”.
"La Glaxo ha servito belle cene... e ha pagato per l'intrattenimento, tra cui vela, snorkeling, tour, golf, pesca d'altura, gite in barca, rafting, gite in barche col fondo in vetro e gite in mongolfiera”.
Quando saltò fuori il problema di alcuni effetti collaterali, GSK ha minimizzato: "OK, così alcuni dei ragazzi che hanno preso il Paxil hanno avuto pensieri suicidi e si sono suicidati. Forse era una reazione avversa al farmaco, o forse erano solo depressi. I bambini depressi fanno cose deprimenti, sapete. È ciò che noi chiamiamo 'responsabilità emozionale'. Comunque, per favore, godetevi la vacanza e non perdetevi l’intrattenimento serale."


Forse la ragione per cui i ragazzi sono depressi è a causa del modo in cui si comportano alcuni degli adulti più pagati nel mondo.

           http://www.ccdu.it/