In chiusura del quarto congresso sull'iperattività che si è tenuto a Milano dal 6 al 9 giugno arrivano le critiche degli esperti sull'uso degli psicofarmaci sui bambini.
Un Congresso in grande stile ma all'insegna del conflitto d’interessi, quello organizzato con i fondi delle multinazionali del farmaco a Milano dal 6 al 9 giugno 2013, e a rimetterci saranno probabilmente i bambini e gli adolescenti italiani. Questa la denuncia di “Giù le Mani dai Bambini Onlus”, il più rappresentativo comitato indipendente per la farmacovigilanza pediatrica in Italia (www.giulemanidaibambini.org) sul 4° Congresso Mondiale dell’ADHD (la “sindrome” dei bambini troppo agitati e distratti), che vede infatti come sponsor principali i due colossi mondiali della produzione di psicofarmaci, l’inglese Shire® e l’americana Eli Lilly®, alle quali si aggiungono altre case farmaceutiche coinvolte nel sostegno a quello che si preannuncia dal programma essere un evento in grado di spianare la strada allincremento del consumo di molecole psicoattive sui minori. E se questo non fosse sufficiente a chiarire la situazione, è bene rilevare come l’ADHD World Federation – associazione privata organizzatrice dell’evento – ha tra i suoi massimi dirigenti il Presidente Dott. Rohde , che con varie cariche è stato negli ultimi tre anni a libro paga di – tra le altre – Eli-Lilly, Novartis e Shire, e Segretario Generale è il Dott. Johannes Thome, che ha ottenuto sostegni finanziari a vario titolo da moltissime case farmaceutiche tra cui Eli Lilly, Novartis, Pfizer Pharma, Roche e Shire
Sarebbero il 5% dei bambini a soffrire di iperattività nel mondo, in Germania le nuove diagnosi sono 750.000.
Ma come si diagnostica la iperattività? E da considerarsi una malattia? E soprattutto, va curata con gli psicofarmaci?
Sono queste domande e il fatto che il grande congresso sia finanziato da multinazionali a mettere in guardia l’associazione onlus Giù le Mani dai Bambini, (http://www.giulemanidaibambini.org/) che attacca tramite il suo portavoce e giornalista Luca Poma:
“Avevamo lanciato l’allarme pochi mesi fa, documentando come Shire si stesse preparando allo sbarco in Italia e apparisse come la più ‘iperattiva’ tra le aziende farmaceutiche impegnate in attività di pre-marketing sulle nuove molecole psicoattive che vuole commercializzare sui bambini, e dopo appena quattro mesi da quella denuncia ecco organizzato in Italia un imponente congresso dai contorni assai preoccupanti. In Germania si è assistito a un vero e proprio boom di diagnosi per l’ADHD, con 750.000 bambini agitati o distratti etichettati come malati, ma è l’Italia – che è il 5° mercato farmaceutico al mondo – la nuova frontiera del business sulla pelle dei più piccoli: se osserviamo con attenzione il board di questa Federazione Mondiale dell’ADHD, che è un associazione privata e curiosamente sul proprio sito web non pubblica il proprio bilancio, non possiamo che constatare con estrema preoccupazione la predominanza di medici coinvolti finanziariamente a vario titolo con i produttori di psicofarmaci. E’ il classico sistema da sempre utilizzato per affermare il paradigma delle variazioni di temperamento come ‘malattia’, da curare ovviamente con neurofarmaci, – conclude Poma – nella cornice di un business globale da oltre 20 miliardi di dollari all'anno”.
Poma non è l’unica voce ha sollevare dubbi etici sull'evento: la Prof. Emilia Costa, medico psichiatra già 1^ Cattedra di Psichiatria dell’Università di Roma “La Sapienza” e primario di Psichiatria al Policlinico Umberto I° di Roma ha infatti dichiarato:
“Ci tengo ad evidenziare – come conferma la storia personale mia e di molti colleghi – come sia incredibilmente complicato e spesso impossibile ottenere fondi per la ricerca scientifica, a meno di legarsi a doppio filo con alcune potenti case farmaceutiche, in grado – come dimostra il caso della l’ADHD World Federation – di organizzare senza alcuna difficoltà un imponente evento di più giornate in un lussuoso centro congressi con moltissimi relatori – conclude Costa – invitati da chi ha tutto l’interesse ad espandere questo business miliardario a spese dei più piccoli”.
Claudio Ajmone, psicoterapeuta, tra i massimi esperti italiani di ADHD, ha dichiarato invece:
“I documenti di presentazione della ADHD World Federation parlano dell’iperattività infantile come di ‘una malattia altamente ereditaria della quale soffrirebbe il 5% dei minori nel mondo’, il che equivale a decine di milioni di bambini e adolescenti potenziali destinatari di terapie a base di anfetamine e altre molecole psicoattive: quest’affermazione è insostenibile dal punto di vista scientifico, e asservita ad interessi commerciali di parte. Molti bambini sono agitati o distratti, questo può essere un comportamento che dà disagio e che va certamente considerato con la massima attenzione, ma ho seri dubbi che la risposta di noi adulti possa essere la ricetta di uno psicofarmaco come soluzione a tutti i problemi, stante il fatto che questi prodotti non curano nulla e si limitano – a caro prezzo – a sedare i sintomi. Stupisce inoltre come anche medici e istituzioni sanitarie italiane diano credito a eventi come questo in programma a Milano, che altro non sono se non una ‘vetrina’ utile per espandere surrettiziamente – conclude Ajmone – il consumo di psicofarmaci tra minori nel nostro paese”.
Il Comitato “Giù le Mani dai Bambini” ha con l’occasione rivolto un nuovo appello al Ministro per la Salute On. Beatrice Lorenzin affinchè promuova una campagna di sensibilizzazione pubblica sulla necessità di un uso molto prudente di psicofarmaci sui bambini, farmaci indicati come responsabili di possibili effetti collaterali potenzialmente distruttivi: il rapporto ESPAD recentemente pubblicato dal CNR di Pisa conferma infatti che oltre il 15% degli adolescenti italiani ha utilizzato psicofarmaci, e la metà di essi li ha usati senza alcuna prescrizione medica.
Inoltre, l’iperattività e il deficit dell’attenzione dei bambini non trovano beneficio dalle terapie farmacologiche. I dati di uno studio statunitense condotto su bambini in età prescolare a cui è stata diagnosticata la sindrome da iperattività e deficit di attenzione, pubblicato su Journal of american academy of child and adolescent psychiatry, mostrano che il trattamento precoce su bambini non ha effetti significativi sulla riduzione dei sintomi: 9 bambini su 10 continuano a manifestare il problema anche molto tempo dopo l’inizio del trattamento. ” La tesi dei ricercatori americani conferma che il cervello del bambino in evoluzione ha necessità di un adeguato e sano apporto alimentare, un contesto affettivo positivo e di stimoli ambientali, attenzione al clima, alla temperatura, ai campi elettromagnetici e molti altri accorgimenti più che di psicofarmaci. L’assunzione di psicofarmaci rischia di modificare il normale sviluppo del cervello fino a produrre diversi disturbi di personalità, che poi vengono classificati come altre malattie da curare, con altri psicofarmaci. Cosi’ la catena della malattia psichica dura in eterno “, ha spiegato Emilia Costa , professore di psichiatria e già titolare della cattedra di psichiatria dell’Università di Roma.
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