Gia', quando ci
ammaliamo diventiamo pazienti o clienti? Sul Corriere della Sera del 3 febbraio
2013 e' stato pubblicato un enorme dossier intitolato "Sclerosi multipla e
il caso Zamboni". Conoscerete ormai tutti il caso del chirurgo vascolare ferrarese
Paolo Zamboni, il quale, avendo sua moglie affetta da questa patologia, decise
di intraprendere un percorso di studi personale che lo porto' a scoprire la
cosiddetta CCSVI, l'insufficienza cronica venosa cerebrospinale, patologia
fortemente correlata alla sclerosi multipla, secondo Zamboni. Il resto della
storia lo conoscete tutti.
La mia attenzione
su questo dossier e' caduta su altre questioni, citate in pochi, brevissimi
trafiletti: i conflitti di interessi. Alcuni neurologi, tra i piu'
rinomati in Italia ammettono di aver ricevuto compensi a vario titolo dalle
stesse case farmaceutiche, le stesse che producono i cosiddetti farmaci "preventivi" che vengono
imposti a noi sclerosetti. E non e' difficile pensare che lo stesso iter
avvenga anche per altre patologie, come il cancro, l'Alzheimer, eccetera. Nomi
illustri, come Giancarlo Comi (Presidente della Societa' Italiana di
Neurologia), Diego Centonze (Responsabile della Unità Operativa Centro di
Riferimento Regionale per la Sclerosi Multipla presso il
Policlinico Universitario di Tor Vergata di Roma), Roberto Furlan
(Ricercatore, Istituto Scientifico San Raffaele di Milano), Gianluigi
Mancardi (Presidente del Comitato Scientifico dell’AISM e Direttore
Dipartimento di Neuroscienze dell'Universita' di Genova), Carlo Pozzilli
(Rsponsabile Centro sclerosi multipla Un. La Sapienza), Marina Trojano
(Presidente Ectrims, Committee for Treatment and Research in Ms), Angelo Ghezzi
(Direttore Unità Operativa Neurologia 2-Sclerosi Multipla, Ospedale
di Gallarate), Antonio Uccelli (Ricercatore dell'Università di
Genova - Dipartimento di Neuroscienze, Oftalmologia e Genetica)...
Attenzione! Non si tratta di nulla di illecito, anzi avviene tutto alla luce del sole, come una
pratica del tutto normale. I nostri neurologi hanno spiegato di aver ricevuto
onorari come relatori, conferenzieri o oratori a congressi delle case
farmaceutiche o per aver partecipato ad advisory board (un comitato
di consiglieri esterni che guida la proprietà nella gestione dell'azienda,
senza assumere ruoli esecutivi) oppure
anche di aver ricevuto finanziamenti per la ricerca scientifica. Nulla da eccepire: il lavoro va onorato e magari la ricerca scientifica ci portasse alla
scoperta della pillola miracolosa.
Le case
farmaceutiche in questione sono quelle note a chi come noi ha fatto uso o fa
ancora di farmaci per la cura della sclerosi multipla, che a detta degli stessi
neurologi e' incurabile, pero' se non si assumiamo questi farmaci, sembra che un colpo
apoplettico e folgarante ci paralizzera' da un momento all'altro. Merck Serono
(Rebif), Novartis (Gilenya, Extavia), Teva (Copaxone), Biogen (Avonex),
Biogen/Elan Pharma (Tysabri), Bayer Schering (Betaferon), Tysabri. Farmaci i
cui benefici sembrano di gran lunga inferiori al peso, alla gravita' e al numero
di effetti collaterali, in alcuni casi irreversibili e anche mortali. Ma
torniamo al dunque. Non c'era bisogno di leggere il titolo, "Conflitto di
interessi", sui trafiletti in cui i giornalisti Corcella, Meli, Natali e
D'Amico avevano descritto queste pratiche comunemente usate in ambito medico,
per capire che qualcosa che non va precisamente per la retta via. Qualche
tempo fa girava in rete la notizia in cui la Merck Serono era stata
condannata a risarcire di 44, 3 milioni di dollari il governo americano per
aver "pagato" i medici per prescrivere e promuovere
farmaco Rebif, nella terapia della Sclerosi Multipla.
Almeno in America
li hanno scoperti. E qui da noi le cose come vanno? Quanto costano questi farmaci "preventivi"? Fino al 2010,
anno in cui ho smesso di assumere il Rebif il costo di ogni scatola, al mese
era di 1800 euro circa, per 12 mesi 21600 euro, per 21 mesi (il tempo in cui ho
seguito la "cura") fanno 37.800 euro. Supponiamo che un neurologo
guadagni un bonus dell'1% su ogni malato per i servizi resi alla casa
farmaceutica durante le conferenze. Quanto avrebbe guadagnato con me
dalla Merck Serono? 378 euro. Non e' tanto, ma supponiamo che in un centro ci siano 2000
pazienti, che come me, soltanto per 21 mesi hanno seguito le direttive del
medico. Quanto avrebbe guadagnato? 756,000 euro. Il costo di una casa che una
buona parte degli italiani pagheranno sotto forma di un mutuo trentennale. E se
i 2000 pazienti seguono la cura per 15 anni della loro vita? 6.480.000.000
euro. L'occasione fa l'uomo ladro e magari strizzare anche l'occhiolino al
giuramento di Ippocrate, ma queste sono solo congetture. Il punto non e'
soltanto che i medici ricevano compensi per partecipare ai congressi delle case
farmaceutiche, ma quanto vengono pagati. In che modo e quanto e'
intessuto il rapporto tra medico e case farmaceutiche? Crea conflitti di
interessi il fatto che neurologi a capo di dipartimenti
universitario-ospedalieri siano membri del comitato scientifico di fondazioni
come la Fondazione Serono o la FISM, percepiscano una retribuzione dalle case
farmaceutiche come conferenzieri e ricevano denaro dalle stesse per finanziare
la ricera scientifica?
Qui non si sta condannando la ricerca scientifica e i medici che si
impegnano in tal senso, ma il loro legame con le case farmaceutiche non puo'
essere visto passivamente e senza porsi delle domande.
Non parliamo poi
dei gadget che la Merck Serono invia a casa dei pazienti/clienti (?) del
Rebif: biglietti di auguri per le feste comandate, calendari, copie vecchie di
almeno cinque anni della rivista MS in Focus e, su richiesta, tamponcini
monouso per disinfettare, borsetta da viaggio, in varie misure, per trasportare
il Rebif dotate di ghiacciatori (non so come si chiamano, quegli oggetti
rettangolari, in plastica che si inseriscono anche nei frigo da viaggio per
tenere ghiacciati gli alimenti), contenitori per siringhe usate (certamente
utili)...e ovviamente abbiamo anche un numero verde a nostra disposizione per
ogni evenienza, una guida cartacea e telematica per iniettare il farmaco nel
modo a noi piu' congeniali, un calendario per segnare il giorno e l'ora di ogni
somministrazione, tutto corredato da fotografie di gente di bell'aspetto che
sorride felice e contenta, come se iniettarsi il Rebif forse una gioia della
vita. Mah...
Lo slogan accanto alla mamma (sorridente) col bambino recita: "Sono molto di piu' della mia SM, ecco perche' uso Rebif", come in una pubblicita' di uno shampo di marca...Perche' voi valete! Oddio...alla fine di tutte queste congetture, mi e' sorto il dubbio:
Siamo pazienti o clienti?!
Anch'io ho una bozza di post sulla dicotomia paziente-cliente... prima o poi lo pubblico.
RispondiEliminaLo aspettiamo con ansia. Più siamo, meglio è.
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