lunedì 1 luglio 2013

Pazienti o clienti?



Gia', quando ci ammaliamo diventiamo pazienti o clienti? Sul Corriere della Sera del 3 febbraio 2013 e' stato pubblicato un enorme dossier intitolato "Sclerosi multipla e il caso Zamboni". Conoscerete ormai tutti il caso del chirurgo vascolare ferrarese Paolo Zamboni, il quale, avendo sua moglie affetta da questa patologia, decise di intraprendere un percorso di studi personale che lo porto' a scoprire la cosiddetta CCSVI, l'insufficienza cronica venosa cerebrospinale, patologia fortemente correlata alla sclerosi multipla, secondo Zamboni. Il resto della storia lo conoscete tutti.
La mia attenzione su questo dossier e' caduta su altre questioni, citate in pochi, brevissimi trafiletti: i conflitti di interessi. Alcuni neurologi, tra i piu' rinomati in Italia ammettono di aver ricevuto compensi a vario titolo dalle stesse case farmaceutiche, le stesse che producono i cosiddetti farmaci "preventivi" che vengono imposti a noi sclerosetti. E non e' difficile pensare che lo stesso iter avvenga anche per altre patologie, come il cancro, l'Alzheimer, eccetera. Nomi illustri, come Giancarlo Comi (Presidente della Societa' Italiana di Neurologia), Diego Centonze (Responsabile della Unità Operativa Centro di Riferimento Regionale per la Sclerosi Multipla presso il Policlinico Universitario di Tor Vergata di Roma), Roberto Furlan (Ricercatore, Istituto Scientifico San Raffaele di Milano), Gianluigi Mancardi (Presidente del Comitato Scientifico dell’AISM e Direttore Dipartimento di Neuroscienze dell'Universita' di Genova), Carlo Pozzilli (Rsponsabile Centro sclerosi multipla Un. La Sapienza), Marina Trojano (Presidente Ectrims, Committee for Treatment and Research in Ms), Angelo Ghezzi (Direttore Unità Operativa Neurologia 2-Sclerosi Multipla, Ospedale di Gallarate), Antonio Uccelli (Ricercatore dell'Università di Genova - Dipartimento di Neuroscienze, Oftalmologia e Genetica)...
Attenzione! Non si tratta di nulla di illecito, anzi avviene tutto alla luce del sole, come una pratica del tutto normale. I nostri neurologi hanno spiegato di aver ricevuto onorari come relatori, conferenzieri o  oratori a congressi delle case farmaceutiche o per aver partecipato ad advisory board (un comitato di consiglieri esterni che guida la proprietà nella gestione dell'azienda, senza assumere ruoli esecutivi) oppure anche di aver ricevuto finanziamenti per la ricerca scientifica. Nulla da eccepire: il lavoro va onorato e magari la ricerca scientifica ci portasse alla scoperta della pillola miracolosa.
Le case farmaceutiche in questione sono quelle note a chi come noi ha fatto uso o fa ancora di farmaci per la cura della sclerosi multipla, che a detta degli stessi neurologi e' incurabile, pero' se non si assumiamo questi farmaci, sembra che un colpo apoplettico e folgarante ci paralizzera' da un momento all'altro. Merck Serono (Rebif), Novartis (Gilenya, Extavia), Teva (Copaxone), Biogen (Avonex), Biogen/Elan Pharma (Tysabri), Bayer Schering (Betaferon), Tysabri. Farmaci i cui benefici sembrano di gran lunga inferiori al peso, alla gravita' e al numero di effetti collaterali, in alcuni casi irreversibili e anche mortali. Ma torniamo al dunque. Non c'era bisogno di leggere il titolo, "Conflitto di interessi", sui trafiletti in cui i giornalisti Corcella, Meli, Natali e D'Amico avevano descritto queste pratiche comunemente usate in ambito medico, per capire che qualcosa che non va precisamente per la retta via. Qualche tempo fa girava in rete la notizia in cui la Merck Serono era stata condannata a risarcire di 44, 3 milioni di dollari il governo americano per aver "pagato" i medici per prescrivere e promuovere  farmaco Rebif, nella terapia della Sclerosi Multipla.



Almeno in America li hanno scoperti. E qui da noi le cose come vanno? Quanto costano questi farmaci "preventivi"? Fino al 2010, anno in cui ho smesso di assumere il Rebif il costo di ogni scatola, al mese era di 1800 euro circa, per 12 mesi 21600 euro, per 21 mesi (il tempo in cui ho seguito la "cura") fanno 37.800 euro. Supponiamo che un neurologo guadagni un bonus dell'1% su ogni malato per i servizi resi alla casa farmaceutica durante le conferenze. Quanto avrebbe guadagnato con me dalla Merck Serono? 378 euro. Non e' tanto, ma supponiamo che in un centro ci siano 2000 pazienti, che come me, soltanto per 21 mesi hanno seguito le direttive del medico. Quanto avrebbe guadagnato? 756,000 euro. Il costo di una casa che una buona parte degli italiani pagheranno sotto forma di un mutuo trentennale. E se i 2000 pazienti seguono la cura per 15 anni della loro vita?  6.480.000.000 euro. L'occasione fa l'uomo ladro e magari strizzare anche l'occhiolino al giuramento di Ippocrate, ma queste sono solo congetture. Il punto non e' soltanto che i medici ricevano compensi per partecipare ai congressi delle case farmaceutiche, ma quanto vengono pagati. In che modo e quanto e' intessuto il rapporto tra medico e case farmaceutiche? Crea conflitti di interessi il fatto che neurologi a capo di  dipartimenti universitario-ospedalieri siano membri del comitato scientifico di fondazioni come la Fondazione Serono o la FISM, percepiscano una retribuzione dalle case farmaceutiche come conferenzieri e ricevano denaro dalle stesse per finanziare la ricera scientifica? 


Qui non si sta condannando la ricerca scientifica e i medici che si impegnano in tal senso, ma il loro legame con le case farmaceutiche non puo' essere visto passivamente e senza porsi delle domande. 
Non parliamo poi dei gadget che la Merck Serono invia a casa dei pazienti/clienti (?) del Rebif: biglietti di auguri per le feste comandate, calendari, copie vecchie di almeno cinque anni della rivista MS in Focus e, su richiesta, tamponcini monouso per disinfettare, borsetta da viaggio, in varie misure, per trasportare il Rebif dotate di ghiacciatori (non so come si chiamano, quegli oggetti rettangolari, in plastica che si inseriscono anche nei frigo da viaggio per tenere ghiacciati gli alimenti), contenitori per siringhe usate (certamente utili)...e ovviamente abbiamo anche un numero verde a nostra disposizione per ogni evenienza, una guida cartacea e telematica per iniettare il farmaco nel modo a noi piu' congeniali, un calendario per segnare il giorno e l'ora di ogni somministrazione, tutto corredato da fotografie di gente di bell'aspetto che sorride felice e contenta, come se iniettarsi il Rebif forse una gioia della vita. Mah...


Lo slogan accanto alla mamma (sorridente) col bambino recita: "Sono molto di piu' della mia SM, ecco perche' uso Rebif", come in una pubblicita' di uno shampo di marca...Perche' voi valete! Oddio...alla fine di tutte queste congetture, mi e' sorto il dubbio:

Siamo pazienti o clienti?! 

2 commenti:

  1. Anch'io ho una bozza di post sulla dicotomia paziente-cliente... prima o poi lo pubblico.

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  2. Lo aspettiamo con ansia. Più siamo, meglio è.

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