lunedì 15 luglio 2013

Cancro: ebbene sì, in Usa si studia il bicarbonato


A cura di Maurizio Blondet


Anzitutto la notizia, segnalata da un lettore:
«Il National Institute of Healt ha asssegnato un finanziamento di 2 milioni di dollari al dottor Mark Pagel, del Cancer Center dell’Università dell’Arizona, per affinare la sua ricerca sull’uso del bicarbonato di sodio nella terapia del cancro al seno».
Presto «comincerà una sperimentazione clinica sugli effetti del bicarbonato contro il cancro sugli esseri umani. (...) Precedenti ricerche sui ratti hanno dimostrato che il bicarbonato per via orale aumenta il pH tumorale (ossia diminuisce l’acidità) e riduce le metastasi del cancro al seno e alla prostata».

Così, a quanto pare, avrebbe ragione l’oncologo italiano Tullio Simoncini, che è stato radiato dall’Ordine dei medici perchè pretende di trattare il cancro inondando la zona di bicarbonato al 5%.
La notizia americana vendica anche il dottor Stefano Fais, gastroenterologo, che da anni cerca di promuovere il trattamento del cancro con somministrazione di «inibitori della pompa protonica» (nome sofisticato per i comuni farmaci antiacidi, che sono somministrati per l’ulcera). Il dottor Fais è sicuro che tali anti-acidi (lui usa il lansoprazolo) possono addirittura bloccare i tumori che sono diventati resistenti alla chemioterapia; ma non riesce a trovare cliniche disposte ad avviare una sperimentazione clinica su pazienti volontari; e ciò nonostante il dottor Fais non sia affatto un medico «selvaggio», bensì un direttore dell’ufficialissimo Istituto Superiore di Sanità, e più precisamente direttore del Dipartimento dei farmaci tumorali nel suddetto Istituto. Dunque uno che, quando parla, dovrebbe essere ascoltato: invece il dottor Fais s’è spesso lamentato anche sui media di «non riuscire a trovare un ospedale disposto a provare a trattare i cancerosi coi soli antiacidi», ottenendo al massimo che vengano usati insieme alla chemioterapia; anche se adesso sembra che qualcosa stia cambiando in meglio (QeA With Dr Stefano Fais - PPI and Cancer).
Tutti e tre i medici, l’americano Pagel e i due italiani, seguono lo stesso razionale, del resto ben noto a tutti gli oncologi: il tumore prospera in ambiente acido ed anzi lo genera attorno a sé, con ciò favorendo le metastasi; le cellule normali infatti muoiono in quell’alto livello di acidità in cui il cancro cresce. Dunque aumentare l’alcalinità dei circostanti tessuti, con il bicarbonato o gli anti-acidi, contrasta il proliferare delle cellule tumorali e pare che le obblighi ad auto-eliminarsi (apoptosi).
Anche le diete anti-cancro oggi raccomandate – abolizione della carne rossa, dei formaggi fermentati e riduzione delle proteine animali in genere, rinuncia agli zuccheri e carboidrati raffinati, e invece grandi quantità di verdura come cavoli e broccoli – sono diete alcalinizzanti. Il sangue umano, se sano, è lievemente alcalino (pH 7,4), e più è reso «acido» da diete carnee, meno bene ossigena le cellule; il mare è alcalino decisamente (pH 8,1), le acque minerali curative ancora di più (fra 9 e 11).
Dell’efficacia della terapia Simoncini posso testimoniare: un mio conoscente americano con cancro al fegato e pancreas quarto stadio, viene a Roma tutto giallo per ittero – la massa tumorale schiaccia il dotto biliare e lo occlude, sicchè la bile circola nel sangue – e con il prurito insopportabile collegato all’itterizia. Simoncini gli fa praticare una piccola apertura chirurgica sul ventre, e attraverso questa lo stesso paziente si inietta, più volte al giorno, siringoni di acqua e bicarbonato al 5%. Ebbene: in pochi giorni l’ittero scompare e sparisce il prurito, segno inequivocabile che la masssa tumorale s’è ridotta. Purtroppo il paziente è morto qualche settimana dopo a causa di una setticemia, perchè il sistema immunitario di un canceroso è ovviamente indebolito – altrimenti non si sarebbe sviluppato il tumore.
S’intende, quella di Simoncini non è la cura del cancro; esso può tornare. Ma è certo che ha migliorato la qualità della vita, e so di pazienti che sono invece completamente guariti – probabilmente perchè il sistema immunitario, che sorveglia ed elimina le cellule anomale che il nostro organismo produce nella mitosi fin dal loro apparire, aveva superato lo squilibrio, ed era tornato alla sua attiva funzione di «sorveglianza».
Il punto è che nemmeno la chemioterapia è la «cura» del cancro, e pretende di ottenere una riduzione del volume o rallentamento della proliferazione, ciò che a quanto pare Simoncini (e il dottor Fais) ottengono con l’alcalinizzazione dei tessuti, e senza effetti collaterali.
Resta da spiegare questo fatto: come mai in USA, un medico che studia la terapia col bicarbonato riceve un finanziamento pubblico di 2 milioni di dollari, in Italia, viene processato per truffa e omicidio colposo, radiato dall’albo dei medici e disonorato, come si faceva una volta (ora non più) per i medici che procuravano aborti?
In Italia, ai medici ospedalieri è vietato consigliare trattamenti alternativi alla chemioterapia ufficiale per contratto (vien loro fatta firmare una apposita clausola) e sotto pena di licenziamento. Per stroncare la terapia Di Bella, la ministra della Sanità di allora, Rosy Bindi, fece cancellare dal prontuario nazionale i farmaci che Di Bella usava, onde non poterono nemmeno essere prescritti (persino l’innocua melatonina, oggi in vendita nei supermercati, i pazienti dovevano farsela mandare dalla Svizzera). Da ultimo il caro dottor Paolo Rossaro di Padova, che cura con l’acido ascorbico in vena ad alte dosi (un protocollo adottato dalla clinica universitaria del Kansas), è stato sospeso e condannato a pagare 500 mila euro per danni ai parenti di un paziente morto dopo, o nonostante, il trattamento.
Un giorno ci si dovrà spiegare come mai l’oncologia ufficiale, che inietta ai pazienti sostanze che «mettono l’inferno nel corpo dei malati» (com’ebbe a dire il professor Vittorio Staudacher, membro del Comitato Etico dell'Istituto Nazionale dei Tumori), è riuscita a creare in Italia un simile clima di chiusura verso ricerche promettenti, e di persecuzione di chi le sperimenta.
Naturalmente è difficile chiamare in causa per questa situazione Umberto Veronesi, di professione miliardario, e della sua sinistra egemonia nella cancerologia italiana; probabilmente bisogna chiamare in causa i vasti interessi delle multinazionali farmaceutiche, che da queste «cure» ricavano miliardi (ogni malato di cancro costa al servizio sanitario, con gli attuali protocolli chemioterapici, 60-80 mila euro l’anno), di cui Veronesi e la sua covata di oncologi è solo l’espressione.
Non si dimentichi che la conferma che il bicarbonato riduce il volume dei tumori molto meglio che le chemioterapie citotossiche, segnerebbe la fine ingloriosa di schiere di cattedratici universitari, di folle di primarii pagatissimi, e di linee di ricerca fallimentari: tutta gente che diverrebbe inutile. È logico che difendano le loro posizioni, anche a prezzo della vita dei malati.
E tuttavia, come si constata, in USA è ancora possibile sperimentare trattamenti alternativi, senza finire in galera; solo in Italia esistono argomenti-tabù fino al punto che forze di potere, dalla magistratura ai politici ad «oncologi» miliardari, reagiscono a chi prova ad infrangerli distruggendo la persona, professionalmente e umanamente, gli tappa la bocca, li condanna per omicidio (ma quanti ne ha uccisi la chemio? Quanti ne ha uccisi Veronesi? Non si calcola mai).
Alla fine, quella che poteva essere una gloria italiana, e passare alla storia come «protocollo Simoncini» o «protocollo Fais», si chiamerà invece «Protocollo Pagel». Ma anche questo è un evento ricorrente, nella storia italiana.

tratto dal sito Effedieffe - http://www.effedieffe.com/

4 commenti:

  1. Beh, cosa dire! nel lontano 1985 mi diagnosticarono un LNH, Presso il centro di ematologia del policlinico Umberto I di Roma diretto all'epoca dal prof. Mandelli, oltre che la radio e chemioterapia, tra i componenti integratori da prendere a casa vi era anche il bicarbonato e lo zantac. Sono come notate, ancora qui a scrivere dopo 28 anni dalla diagnosi; sarà anche "per colpa" del bicarbonato e lo zantac?... Certo che ne ho visti moltissimi che non ce l'hanno fatta e sarebbe semplicistico dare il merito solo a questi due farmaci. Determinante è la "corazza" di ognuno, la volontà di guarire e sopratutto crederci e reinvestire guardando sempre al futuro; guai cadere in depressione visto che anche questa risulterebbe essere una delle cause che danno origine alla proliferazione di tali cellule.

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  2. Ritengo che la terapia oncologica con l'uso di bicarbonato possa essere di una qualche utilità nella sola modulazione della aggressività tumorale. Lo dico perchè chi ha letto le pubblicazioni del dottor Hamer, sa che l'ambiente acido è di particolare aiuto alle cellule tumorali per adempiere al compito a cui sono state chiamate, in risposta ad un evento conflittuale.
    L'uso inappropriato del bicarbonato porta ad un arresto (o ad una forte riduzione) del processo proliferativo che ha un suo razionale biologico. Questa riduzione inappropriata non fa altro che dilungare il processo riparativo e cronicizzare il consumo di energie.
    Credo che sia invece utile per moderare l'eccessiva crescita tissutale che poi porta a conseguenze di ordine meccanico.
    Hamer dice - e sono del tutto d'accordo con lui - che prima occorre individuare la causa (la DHS), poi va stadiata la fase dell'SBS e poi, in base alla condizione soggettiva, ripeto SOGGETTIVA e se non fosse chiaro SOG-GET-TI-VA, si applicano i rimedi di supporto e sintomatici per far star bene la persona.
    Ritengo che l'atteggiamento "bicarbonato a tutti" sia identico a "chemio a tutti". Dobbiamo assolutamente uscire dal circolo vizioso di "una terapia valida per tutti".

    Scusate il tono polemico :-)

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  3. Si legge del bicarbonato come anche il magnesio, ma forse sono forme preventive più che curative.
    Ritengo che la chemioterapia sia una tortura che non porta ad una guarigione certa ma ad uno stress estremo del fisico..e considerando l'egemonia delle industrie farmaceutiche, ho dei seri dubbi sulla sua reale efficacia.

    Ogni campo di applicazione della medicina, ormai è regolato dagli interessi economici e non dai principi medici universali ed è molto complicato districarsi per i comuni mortali che ci dobbiamo affidare completamente alle conoscenze del medico...sperando che anch'esso non sia corrotto dal sistema!

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  4. Bicarbonato e magnesio forse servono per prevenire in maniera efficace divesre tipologie di tumori..
    Altre sono causate dall'ambiente che ci circonda e se ci tocca possiamo farci ben poco..

    Quel che è certo è che l'egemonia delle industrie farmaceutiche stanno cancellando ogni principio fondamentale della medicina ed a comandare è il profitto e non la cura.

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