Il dibattito sul sistema di governo della Chiesa ha offuscato il tema grande del rapporto della Chiesa con la modernità, e, più in particolare il suo cuore: il grande scisma che si sta consumando fra la Chiesa apparato ed i suoi fedeli.
La Chiesa vanta 1.087.790.000 fedeli, ma, che credito dare a questo dato?
Moltissime persone, dopo il battesimo e gli altri sacramenti, sono diventate atee, agnostiche o anche genericamente teiste o cristiane, ma che non si riconoscono nella Chiesa. Questo accade soprattutto in Europa, ma in buona parte anche nelle due Americhe, per cui quel dato ha un valore essenzialmente anagrafico, ma non corrisponde ad una realtà sociale effettiva. Qualche dato può chiarire meglio il discorso.
Da un sondaggio di Eurostat del 2005 apprendiamo che solo il 52% dei cittadini dell’Unione Europea dichiara di credere in Dio, mentre il 18% si dichiarava ateo.
Già negli anni novanta, una analoga inchiesta demoscopica fra i giovani francesi (18-24 anni), segnalava che a dichiararsi cattolico era il 53% degli intervistati, ma solo il 28% riteneva Cristo figlio di Dio e solo il 18% dichiarava di credere alla sua resurrezione.
Per quanto riguarda l’Italia, uno studio svolto nel 2009 dall’Osservatorio socio-religioso del Triveneto (zona cattolica per eccellenza) appurava che in sintonia con i dettami della teologia cattolica sulla natura del Cristo, esistenza di un Dio personale ecc, erano percentuali minoritarie comprese fra il 24 ed il 41%. La frequenza dei sacramenti e della messa domenicale è ridotta a meno del 10% dei fedeli ed anche le classiche occasioni di “contatto” con la Chiesa in fase adulta (matrimonio, battesimo dei figli e funerale religioso) sono ormai in minoranza in tutte le aree urbane del continente, comprese quelle dei paesi latini.
Tutti gli altri indicatori (dati di vendita della stampa cattolica, pellegrinaggi, questue e sottoscrizioni varie ecc) sono in caduta libera. Tutto questo non vuol dire che la Chiesa non abbia più un seguito di massa (per quanto ben più modesto di quello dichiarato dai valori anagrafici) e tantomeno che la “cristianità” stia per scomparire dall’Europa. C’è un’ espansione della fascia degli atei, razionalisti ed agnostici, ma un generico senso di adesione a qualche chiesa cristiana resta ancora abbastanza consistente.
A spiegarci meglio il fenomeno è un sondaggio realizzato dal quotidiano cattolico francese “La Croix” sui principali 5 paesi dell’Europa (Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia e Spagna) dal quale emergeva che il 61% continuava a ritenere ancora attuali il messaggio e i valori cristiani, ma con una massiccia propensione ad interpretare personalmente tali valori. È come se si assistesse ad una sorta di “protestantizzazione” dei cristiani europei che pensano in termini di rapporto diretto con Dio senza la mediazione ecclesiale. E questo, soprattutto per i cattolici, produce una sorta di “scisma silenzioso” come separazione dei laici dall’apparato ecclesiale sul piano dei comportamenti di vita.
Il segnale più vistoso è quello sul terreno dell’etica sessuale. La Chiesa continua ostinatamente a rigettare ogni pratica anticoncezionale, che non sia il metodo Ogino Knaus, ma quante sono le donne cattoliche che usano correntemente la pillola? La Chiesa condanna i rapporti prematrimoniali, ma quanti giovani cattolici, compresi quelli che militano in organizzazioni come l’Azione Cattolica o Cl, praticano il sesso prima del matrimonio? La chiesa condanna la masturbazione, l’omosessualità, il consumo di pornografia ecc. ma quanti cattolici praticano tutto questo?
Naturalmente, da sempre i cattolici hanno “peccato” contro il sesto comandamento (o contro l’interpretazione che la Chiesa dà di esso) e poi si pentivano in confessione, salvo tornare ai comportamenti di prima, già poco dopo l’assoluzione. Ma qui la novità è un’altra: la confessione è il sacramento più in disuso ed è praticata da meno del 5% dei fedeli; se il discorso si approfondisse, scopriremmo che per la grande maggioranza dei cattolici queste pratiche non sono più avvertite come peccato o, quantomeno, come peccato grave quale la Chiesa vorrebbe.
E questo non solo dai non praticanti, ma anche da una bella fetta di militanti di organizzazioni come l’Azione Cattolica o Cl. Per quanto riguarda i comportamenti politici, il laicato sembra sempre meno sensibile alle (eventuali) indicazioni della gerarchia e quello dell’unità politica dei cattolici è un “dogma” tramontato da un pezzo. In particolare, qualche considerazione merita la vicenda della liquidazione del dissenso cattolico nei primi anni ottanta.
La rigida gestione di Woitjla e di Ratzinger ha represso tutte le espressioni di dissenso accanendosi in particolare contro quelle di indirizzo socialista-pauperistico: la Teologia della Liberazione è stata esplicitamente condannata ed i suoi esponenti, da Giulio Girardi a Leonardo Boff furono ridotti allo stato laicale, con procedure assai sbrigative a differenza delle molte cautele garantistiche riservate a preti pedofili ed esponenti del cattolicesimo tradizionalista e para-fascista come i lefevriani. Però, quel filone di pensiero espulso dalla Chiesa-apparato, non si è dissolto, ma in America Latina prosegue negli ambienti del laicato, attraverso la sopravvivenza di organismi similari a Cristiani per il Socialismo o attraverso la partecipazione a movimenti politici come quello chavista in Venezuela.
Quanto all’Europa, se l’esperienza di Cristiani per il Socialismo si è estinta da tempo, la nascita di un movimento come “Noi siamo Chiesa” ne ha sostituto la funzione. Una volta di più, quello che è stato espulso dalla Chiesa apparato ha trovato rifugio in un laicato sempre meno docile al magistero pontificio. In Europa ed in America Latina, con forme differenziate, i fedeli si stanno silenziosamente distaccando dall’istituzione.
Questo progressivo scollamento dei fedeli dall’apparato è stato percepito con chiarezza da Benedetto XVI, che ha coniato l’espressione Entscheidungs-Christentum, per definire un cristianesimo fondato sulla decisione personale e che ha constatato come, almeno in Europa, non si viva più in un “regime di cristianità”. Ma se il fenomeno è ben presente alle gerarchie ecclesiastiche, la soluzione è cercata nella “ri evangelizzazione di Europa” (per la quale è stato istituito un apposito segretariato vaticano), cioè, tradizionalmente in termini di conversione. Nessun dubbio che esso sia il prodotto del crescente iato fra cattolicità e modernità, che è il vero punto su cui la Chiesa deve misurarsi.
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