Il metodo riduzionistico d'indagine: vediamo solo quello
che conosciamo.
Osserviamo il comportamento di una persona sana che al
giorno d’oggi si trova a dover pensare alla sua salute.
Nel caso di una situazione ottimale, senza disturbi di
rilievo, di solito si è portati a pensare alla malattia come a qualcosa che
capita agli altri. Ma, vista l'ossessione mediatica che induce alla
prevenzione, quasi tutti, chi più chi meno, ci premuriamo di saperne di più
con riviste, libri, enciclopedie mediche "fai da te", televisione e
quant'altro.
Molti arrivano a cavalcare l'onda delle terapie alternative.
Non manca poi chi si sottopone scrupolosamente alle visite mediche di
controllo, con cadenza sporadica per prevenzione sino a quella ossessiva
ipocondriaca.
Ma quando, un giorno, ci arriva addosso "la
malattia", allora abbandoniamo riviste, enciclopedie, terapie più o meno
dolci e alternative, per correre dal medico, pronti a farci ricoverare in ospedale.
E' questo il momento in cui i tecnici del settore salgono
sul nostro corpo come su di un tram e, dovendo capire perché sia andato fuori
strada, cominciano ad analizzare ogni parte strutturale di questa macchina.
Noi, che sino allora ne eravamo i conducenti, restiamo degli
anonimi silenziosi e aspettiamo i risultati dell'indagine, come una sentenza.
Questo modo di procedere è strutturato su un errore
d'impostazione che continua da secoli: il metodo riduzionistico d'indagine.
Il sistema attuale
di indagine del corpo umano e delle malattie trova le sue radici alla fine del
Medioevo, quando, con il Rinascimento e l'Illuminismo, si riconobbe finalmente
all'uomo il ruolo di protagonista di una ricerca fondata su spiegazioni
scientifiche dei fenomeni.
La finalità di
questo nuovo modo di procedere è ben espressa dalle parole di Francis Bacon
che, nel 1549, disse: "La Scienza moderna dovrà dominare e controllare
la Natura".
L’uomo, giustamente,
cominciò a riconsiderare il metodo di indagine scientifica, rifuggendo ogni
preconcetto riferibile a dogmi o credenze. Mise in gioco la sua capacità
intellettiva e iniziò il cammino della ricerca analizzando tutto
l'analizzabile.
Nel campo della
Medicina non restava che sezionare e studiare il corpo umano a colpi di bisturi
per comprendere nel dettaglio come questo fosse costituito, secondo un metodo
d'indagine sempre più riduzionistico.
Il risultato finale
è che nella terminologia moderna si annoverano due classi principali legate ai
fattori eziologici delle malattie: quelle intrinseche, comprensive di quelle
genetiche, e quelle acquisite, cioè per eventi infettivi, nutrizionali,
chimici o fisici. Nessun riferimento all'individuo.
Nel frattempo, per
quanto riguardava il fenomeno delle cosiddette malattie, l'obiettivo primario
rimaneva sempre, e rimane tuttora, quello di eliminare i sintomi del dolore e
combattere la morte. Il risultato a oggi è che ormai si è arrivati alla
dotazione di strumenti sempre più sofisticati e di alta precisione (TAC, RM,
PET, scintigrafia, microscopi elettronici ecc.) che ci hanno portato a osservare
sempre più nel dettaglio il corpo umano, sino allo studio del DNA e dei suoi
acidi nucleici.
Sul fronte
terapeutico si continuano a sfornare farmaci sempre più nuovi e costosi, oppure
si ricorre al rimedio estremo dell'intervento chirurgico e addirittura
microchirurgico.
Ma il concetto di
fondo della malattia resta sempre quello dal quale si è partiti: la malattia
è un errore della Natura e l'uomo-Medicina deve porvi rimedio.
A buon diritto,
oggi, la Medicina ufficiale, con ostentata certezza, definisce
"allopatica" la terapia corrente scelta per le malattie, cioè basata
sul trattamento “dei contrari con i contrari”; detto in soldoni, si usano le
strategie di un combattimento.
Avviene quindi che,
curvi sugli strumenti di laboratorio, con gli occhi dentro i monocoli di
microscopi sempre più potenti, si continua pervicacemente a ricercare il virus
cattivo o la cellula cancerogena - definita maligna - e, quando questi vengono
trovati in qualche tessuto istologico, si grida al colpevole. Il concetto è
ben rappresentato dal simbolo presente sul marchio adottato dall'Associazione
per la Ricerca sul Cancro: un grosso microscopio!
La conclusione di
questo sistema di indagine è una grossolana, errata, ma inevitabile
attribuzione della causa: tutto ciò che si trova è il colpevole.
L'allegoria seguente
chiarisce perfettamente l'errore di metodo.
Immaginate un extraterrestre che arriva sulla
Terra per cercare di capire quale sia la causa degli incendi delle case. La
prima volta vede una casa che brucia, e annota che ci sono: i pompieri, forse i
proprietari della casa e alcuni curiosi. Poi, per dovere di indagine
statistica, si propone di osservare altri cento incendi. Si accorge che
cambiano i proprietari, cambiano i curiosi, ma vede che in tutti gli incendi
ci sono sempre i pompieri. Al termine della sua indagine, sulla base dei dati
raccolti, l'extraterrestre ha la certezza della risposta: chi causa gli incendi?
I pompieri, ovviamente!
I nostri ricercatori
usano lo stesso metodo e arrivano alle stesse conclusioni.
Tratto dal libro Grazie Dottor Hamer di Claudio Trupiano, che consiglio vivamente a chi è interessato ad approfondire la conoscenza delle 5 leggi biologiche. L'autore spiega in modo semplice e dettagliato tutte le scoperte di Hamer, aggiungendo le sue esperienze vissute con Lui e i suoi pazienti.
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