venerdì 7 dicembre 2012

IL BAR DI HELGA

Una piccola storiella per stemperare ma al tempo stesso per riflettere.

Dall’economia reale a quella finanziaria.

Helga è la proprietaria di un bar, di quelli dove si beve forte.

Rendendosi conto che quasi tutti i suoi clienti sono disoccupati e che quindi dovranno
ridurre le consumazioni e frequentazioni, escogita un geniale piano di marketing,
consentendo loro di bere subito e pagare in seguito. Segna quindi le bevute su un libro
che diventa il libro dei crediti (cioè dei debiti dei clienti).

La formula “bevi ora, paga dopo” è un successone: la voce si sparge, gli affari aumentano
e il bar di Helga diventa il più importante della città.

Lei ogni tanto rialza i prezzi delle bevande e naturalmente nessuno protesta, visto che
nessuno paga: è un rialzo virtuale. Così il volume delle vendite aumenta ancora.

La banca di Helga, rassicurata dal giro d’affari, le aumenta il fido. In fondo, dicono i risk
manager, il fido è garantito da tutti i crediti che il bar vanta verso i clienti: il collaterale a
garanzia.

Intanto l’Ufficio Investimenti & Alchimie Finanziarie della banca ha una pensata geniale.
Prendono i crediti del bar di Helga e li usano come garanzia per emettere un’obbligazione
nuova fiammante e collocarla sui mercati internazionali: gli Sbornia Bond.

I bond ottengono subito un rating di AA+ come quello della banca che li emette, e gli
investitori non si accorgono che i titoli sono di fatto garantiti da debiti di ubriaconi
disoccupati. Così, dato che rendono bene, tutti li comprano.

Conseguentemente il prezzo sale, quindi arrivano anche i gestori dei Fondi pensione a
comprare, attirati dall’irresistibile combinazione di un bond con alto rating, che rende tanto
e il cui prezzo sale sempre. E i portafogli, in giro per il mondo, si riempiono di Sbornia
Bond.

Un giorno però, alla banca di Helga arriva un nuovo direttore che, visto che in giro c’è aria
di crisi, tanto per non rischiare le riduce il fido e le chiede di rientrare per la parte in
eccesso al nuovo limite.

A questo punto Helga, per trovare i soldi, comincia a chiedere ai clienti di pagare i loro
debiti. Il che è ovviamente impossibile essendo loro dei disoccupati che si sono anche
bevuti tutti i risparmi.

Helga non è quindi in grado di ripagare il fido e la banca le taglia i fondi.
Il bar fallisce e tutti gli impiegati si trovano per strada.

Il prezzo degli Sbornia Bond crolla del 90%.

La banca che li ha emessi entra in crisi di liquidità e congela immediatamente l’attività:
niente più prestiti alle aziende. L’attività economica locale si paralizza.

Intanto i fornitori di Helga, che in virtù del suo successo, le avevano fornito gli alcolici con
grandi dilazioni di pagamento, si ritrovano ora pieni di crediti inesigibili visto che lei non
può più pagare.

Purtroppo avevano anche investito negli Sbornia Bond, sui quali ora perdono il 90%.

Il fornitore di birra inizia prima a licenziare e poi fallisce.

Il fornitore di vino viene invece acquisito da un’azienda concorrente che chiude subito lo
stabilimento locale, manda a casa gli impiegati e delocalizza a 6.000 chilometri di
distanza.

Per fortuna la banca viene invece salvata da un mega prestito governativo senza richiesta
di garanzie e a tasso zero.

Per reperire i fondi necessari il governo ha semplicemente tassato tutti quelli che non
erano mai stati al bar di Helga perché astemi o troppo impegnati a lavorare.

Bene, ora potete dilettarvi ad applicare la dinamica degli Sbornia Bond alle cronache di
questi giorni, giusto per aver chiaro chi è ubriaco e chi sobrio.

1 commento:

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