. . . . Dipende da cosa si intende per Dio.
Da diversi anni in Europa è esploso il caso melatonina. In tanti si
sono avventati sulla pillola della giovinezza il quale ormone controlla i
meccanismi di funzionamento del nostro organismo. Quello che però ci interessa
in questa disamina non sono gli effetti che essa può apportare sul piano
fisico, quanto piuttosto quelli che può avere sullo stato di coscienza.
L’importanza che rivestono la ghiandola pineale e i suoi ormoni quando
si cerca il Sé interiore, quando si esplora la strada del Nirvana, quando si
tenta di entrare in uno stato di coscienza diverso e illuminante è fonte di
discussioni e approfondimenti continui.
Secondo il misticismo, la ghiandola pineale sarebbe l’occhio di Dio, il
ponte che unisce l’umano al divino.
La ghiandola pineale fu scoperta oltre 2300 anni fa e all’epoca si
credeva che controllasse il flusso della memoria, solo Cartesio nel XVII
secolo, la definì “La sede dell’anima”. Sulla base del concetto cartesiano, i medici
dell’epoca associarono le calcificazioni della pineale a manifestazioni
psichiatriche e persino alla follia pura. Le loro ipotesi non erano insensate:
anche oggi gli studiosi cercano un nesso tra la sua attività e le turbe
psichiatriche. Ancora non conoscevano i suoi effetti sulla crescita e sullo
sviluppo. Nel 1899 venne rilevato un connessione tra i tumori della ghiandola e
la precoce pubertà, si avanzò quindi l’ipotesi che essa fosse implicata nella
produzione di sostanze in grado di inibire la maturazione sessuale.
Nel 1959 venne dimostrato che uno degli ormoni prodotti dalla ghiandola
era in grado di schiarire la pelle degli anfibi e quindi venne denominato
melatonina. Negli anni ’60 il premio nobel Julius Axelrod scoprì che la
melatonina ipofisaria è un trasduttore neurochimico. Nel 1970 Axelrod vinse il
premio Nobel insieme a Bernahard Katz e a Ulf Swante Von Euler. La scoperta che
nel sistema nervoso la trasmissione degli stimoli avviene con un processo
elettrochimico, mentre Von Euler dimstrò nel 1956, che la nor-adrenalina
(strettamente connessa con la melatonina) si comporta come mediatore chimico,
cioè come un draghetto che trasporta il messaggio da una parte all’altra. La
noradrenalina gioca un ruolo importante nella liberazione della melatonina.
Axelrod, Kats e Von Euler, lavorarono a spron battuto sui trasmettitori umorali
nelle terminazioni nervose e sul loro meccanismo di accumulo, di liberazione e
di inattivazione. Negli anni ’70 la maggior parte dei premi Nobel furono
assegnati a ricerche sulla neurochimica. Era la giusta strada da percorrere per
comprendere come funzionava il cervello ed il ruolo che la melatonina svolgeva
nella percezione dell’anima.
Alla facoltà di medicina,
insegnano poco o niente sulla melatonina e sulla ghiandola pineale. Ancora oggi alcuni medici
pensano che la melatonina si debba collegare soltanto alla pigmentazione della
pelle, quando in realtà la sua è una funzione opposta (e quindi schiarente) a
quella che stimola i melanociti. I melanociti sono cellule capaci di produrre
il pigmento della pelle (la melanina), ben conosciuta a chi si abbronza. Ebbene
la melatonina non è una sostanza abbronzante, ma contrasta addirittura
l’abbronzatura. Finalmente nel ’70 si scoprì che essa svolge un ruolo
importante nel controllo dell’attività riproduttiva di molte specie di
mammiferi. Ma non solo. In parole povere,
la melatonina è un ormone naturale secreto dalla ghiandola pineale, piccola
escrescenza delle dimensioni di un grano di mais, situata nel cuore del nostro
cervello.
La ghiandola era stata
battezzata dai mistici con il nome di terzo occhio, anche se la scienza
riteneva che essa non fosse funzionante. Quarant’anni fa tuttavia si scoprì che
non solo essa si scoprì che non solo essa è funzionante ma che gli ormoni che
produce sono indispensabili alla regolazione dell’intero ciclo biologico legato
al sonno alla veglia, alle variazioni corporee della temperatura e alla
secrezione di altri numerosi ormoni. Ma ancora non si ipotizzò che la ghiandola potesse
essere veramente il terzo occhio caro al mistico.
Dall’alba della storia l’uomo ha sempre cercato di uscire da una realtà
scomoda utilizzando soprattutto i vegetali psichedelici che hanno azione
inebriante.
Ora, se certe sostanze presenti
in natura agiscono sul cervello e sulla coscienza (e su questo non abbiamo
alcun dubbio), dobbiamo riconoscere che nel nostro sistema nervoso centrale esistono
meccanismi, recettori e sostanze chimiche preposti all’espansione della
coscienza, a proiettarci al di fuori della dimensione umana per
raggiungere altezze superiori. Se non
esistessero centri e ricettori deputati a questa funzione, le sostanze vegetali
psichedeliche non potrebbero agire sul cervello e non potrebbero nemmeno
determinare la benché minima allucinazione. In altre parole, non avrebbero
alcun effetto sulla psiche. Simili sostanze vengono prodotte anche
autonomamente dal nostro cervello.
La gente si interessa alla melatonina non in quanto struttura mistica,
ma perché pare sia l’ormone della
giovinezza. Il sogno millenario dell’umanità pare dunque potersi realizzare
grazie a questa sostanza. A credere alle ricerche effettuate su questo ormone,
tutto farebbe pensare che potremmo vivere quanto i patriarchi biblici o i re
sumeri. Per il ricercatore spirituale
questa sua capacità è un optional. Il ricercatore spirituale è più interessato
ad abbattere i confini che lo tengono prigioniero alla dimensione che ci è
comune.
Secondo il buddismo, l’asceta conquista l’illuminazione soltanto quando
si apre il terzo occhio. La sua apertura
conferisce il dono di ripercorrere col pensiero le precedenti esistenze, di
riepilogare il rapporto karmico che conduce alla reincarnazione, di avere la
visione unitaria del tutto e di identificarsi con il principio vitale cosmico.
Il concetto del terzo occhio e l’importanza della sua apertura ha influenzato
tutti i popoli e tutte le religioni, per quanto alcune di esse non ne hanno
compreso il simbolismo e il riferimento. Il Cristianesimo non fa eccezione. Ne
parla San Clemente D’Alessandria nelle Stromate (Miscellanee vol. IV) in
riferimento all’iniziazione del cristiano ai Misteri. Clemente Alessandrino
(150-215) maestro di filosofia cristiana di Alessandria d’Egitto che espose un
cristianesimo colto, sostenendo lo gnosticismo ortodosso come mezzo per
conseguire un grado di conoscenza superiore.
L’occhio di Dio che, nella
tradizione ebraica e cristiana, osserva costantemente l’uomo è di derivazione
orientale e con quel simbolismo si attribuisce a Dio l’onniscienza e
l’onnipervadenza. E a tanto si giunge quando si apre il terzo occhio. Ma il terzo occhio
corrisponde alla ghiandola pineale? Dov’è
situato il terzo occhio? Secondo la tradizione è localizzato tra le
sopracciglia, esattamente là dove è situata la ghiandola pineale. I riferimenti
dei mistici coinvolgono sempre la ghiandola pineale e, per logica conseguenza,
gli ormoni da essa prodotti. Gli ormoni,
ovviamente, devono agire su una zona del cervello preposta allo scopo
metafisico. Si tratta dunque di scoprire se effettivamente la melatonina è
l’ormone che entra in gioco nel processo dell’illuminazione e poi su quale zona
del cervello agisce. Si tratta di due momenti importanti. Una volta scoperto
che la melatonina agisce sul territorio preposto all’incontro con Dio,
basterebbe aumentarne la produzione per facilitare il processo spirituale. Una
volta individuata l’area del cervello che viene stimolata dalla melatonina, si
potrà valutare se la stimolazione può avvenire soltanto mediante quel mediatore
oppure se anche la stimolazione elettrica può sortire gli stessi effetti.
La secrezione della melatonina avviene prevalentemente di notte ed è
regolata dalle informazioni provenienti dai fotorecettori della retina. Questo
che cosa significa? Che la luce inibisce la sua produzione e che l’oscurità
invece la stimola. Tal produzione varia con l’età: è estremamente elevata
durante l’infanzia, si abbassa nell’adolescenza per ridursi notevolmente nella
vecchiaia. A 45 anni la sua produzione si è già ridotta del 50%.
In pratica la produzione dell’ormone è massima quando l’organismo è
giovanissimo e questo fa pensare che partecipi ai processi di sviluppo e di
rinvigorimento del corpo. La sua sintesi chimica ha permesso un largo utilizzo,
sia per chi viaggia ed è soggetto alle alterazione del ciclo sonno-veglia a
causa dei fusi orari, sia per chi vuole conservare il proprio corpo efficiente.
L’abbattimento dei costi di produzione ha consentito di sperimentarla nei
settori più diversi: nella malattia di Alzheimer, nella riduzione della libido,
nei deficit immunitari, nel cancro, nei rischi ambientali, nella fertilità, nel
rallentare la comparsa della vecchiaia e aumentare di conseguenza la
sopravvivenza, nel regolare il ciclo del sonno. Il tutto senza dimostrare, al
momento, alcun effetto collaterale. E’ probabile che l’assunzione prolungata di
dosi massicce induca effetti patologici ancora sconosciuti. Tutti conoscono
l’azione positiva delle vitamine, ma il loro abuso può provocare gravi
malattie. Soltanto il tempo potrà rivelarci gli effetti indesiderati dell’ormone
pineale, ma possiamo già ipotizzare che tra gli effetti collaterali ci siano
incubi notturni e sogni troppo vividi.
Da un punto di vista scientifico la cosa deve essere ancora
definitivamente provata e per farlo occorreranno anni di osservazioni, quindi,
ufficialmente, siamo costretti a ritenere la ghiandola pineale ancora un organo
oscuro e sconosciuto.
Molte persone ormai fanno uso quotidiano della sostanza, ma il suo
utilizzo non può arrestarsi (limitarsi)al ciclo sonno-veglia. Qualcuno ha
infatti pensato che il suo uso
prolungato possa facilitare l’ingresso in uno stato di coscienza superiore come
quello raggiunto dai mistici.
Chi non volesse utilizzare il prodotto di sintesi potrebbe invece:
- far ricorso agli alimenti naturali come il latte, le banane, il fegato di volatili e la soia che sono ricchi del precursore della melatonina (il triptofano), aumentando la materia prima utile alla sintesi dell’ormone;
- evitare certi campi elettromagnetici, la luce intensa notturna e alcune sostanze come gli ansiolitici, la caffeina, il tabacco, la vitamina B12, gli antidepressivi, l’alcool e l’aspirina che ne bloccano la sintesi;
- aggiungere all’alimentazione calcio e vitamina B6 che facilitano la sua sintesi.
In breve questa è la melatonina che conosce la scienza ufficiale, ma in
questo lavoro tralasceremo i dati scientifici per avanzare ipotesi che
riguardano prevalentemente la metafisica.
Ogni ricerca scientifica comincia dall’osservazione di un solo caso. Il
tempo e l’esperienza diranno poi se si trattava di un’ipotesi o di una realtà.
Dobbiamo scoprire se le sostanze
che agiscono su certi centri cerebrali possono facilitare l’incontro con Dio.
E’ necessario indagare prima sulle sostanze
psichedeliche che sono state usate nelle religioni per immedesimarsi nel cristo
o che sono ancora oggi usate in Africa o in Sud America.
E’ opinione corrente che tutte
le religioni siano il risultato di esperienze psichedeliche. Qualcuno
obietterà che il buddismo ne è esente in quanto il Buddha non ha mai fatto
ricorso a sostanze psicoattive per entrare nel Nirvana. Dobbiamo però far
rilevare che il buddismo deriva dal Vedismo che è sorto in seguito a esperienze
psichedeliche. Con questo voglio affermare che se Buddha non avesse attinto dai
Veda non avrebbe avuto le informazioni necessarie sull’esistenza dello stato
coscienziale supremo che porta al Nirvana. Insomma l’uomo è venuto a
conoscenza, direttamente o indirettamente, dell’esistenza di una dimensione
superiore e di una Forza Unica creatrice del Tutto grazie alle esperienze psichedeliche,
qualunque sia stata la sostanza utilizzata per sperimentarla.
Lo studio di certe sostanze,
endocrine e non, che agiscono sul cervello provocando uno stato di coscienza
alterato, possono far comprendere come vivere l’incontro con Dio.
La melatonina è ancora tutta da scoprire, ma soprattutto è da scoprire
la ghiandola pineale con la sua produzione di ormoni non ancora conosciuti. La
ghiandola pineale è rimasta nell’oblio per centinaia di anni senza riuscire a
scoprirne le funzioni. Il fatto che non abbia ancora un ruolo ben definito ci
consente di avanzare delle ipotesi prendendo spunto dalle dichiarazioni fatte
dai mistici che la identificano con il terzo occhio, il traghetto che conduce
alla divinità.
Qualche anno fa la fisica quantistica comincio ad avvicinarsi alla
metafisica; ora sono la medicina e la neurochimica a fare altrettanto. E non è
da escludere che sia proprio la melatonina ad aprire i cancelli che sono
rimasti chiusi ai più per trasformare la mentalità dell’uomo del terzo millennio.
I mistici affermano che la scienza non arriverà mai a capire Dio. Ma la
loro è soltanto un’ipotesi. Se Dio è un
fatto naturale che appartiene al nostro universo, non c’è motivo per il quale
la sua conoscenza scientifica sia preclusa.
La Ghiandola pineale potrebbe effettivamente essere ciò che dicono i
mistici: la porta non per l’immortalità, ma addirittura sull’eternità.
I mistici affermano che Dio non è estraneo al nostro universo e non è
nemmeno estraneo all’uomo, ma dimora in esso. Il misticismo viaggia su binari
opposti a quelli delle religioni, che professano che Dio sia al di fuori
dell’uomo, un entità superiore di cui essere sudditi e quindi viene contemplata
un premio ed una punizione in ossequio alle regole all’uopo dettate. Le
religioni sono una giungla in cui difficilmente le persone di buon senso
riescono ad orientarsi, tanto più che esse entrano in contraddizione e in lotta
per la supremazia, come se Dio fosse appannaggio dell’una e non dell’altra o
potesse parteggiare per un popolo e non per l’intera umanità.
Il mistico (tutti i fondatori di religioni erano mistici) propone un
Dio universale che non premia e non punisce, ma osserva lo svolgersi della
vita, ben sapendo che ognuno è Dio.
Per il mistico Dio è uno
stato di consapevolezza, uno status coscienziale e in quanto tale, non può che
alloggiare dentro di noi. Se è uno stato coscienziale, deve esistere la
possibilità di sperimentarlo. Ora, come possiamo sperimentare “il Regno dei
Cieli che è dentro di noi”, come affermava Gesù, se non utilizzando il nostro
cervello?
La scienza esplora la chimica del cervello e scopre le sostanze responsabili
della nostra emotività, della gioia e del dolore. Perché dunque non cercare le
sostanze che ci mettono in contatto con Dio? La cosa non dovrebbe essere così
difficile, tanto più che Dio è in noi come “il lievito nel pane”.
In un angolo del nostro carcere si nasconde la chiave che apre i
cancelli, vale la pena ricercare, esplorare e sperimentare fino a quando non
avremo trovato la soluzione alla nostra schiavitù mondana.
Tratto da: Melatonina, ormonedegli dei - Giancarlo Rosati.
Vorrei ricordare anche l’importanza della melatonina nella terapia Di Bella per la cura dei tumori, per la precisione "Melatonina coniugata", che non si tratta di semplice melatonina - di per sè difficilmente attiva in patologie neoplastiche - ma di una combinazione di melatonina, adenosina e glicina studiata dal Prof. Luigi Di Bella per assicurare alla sostanza una fruibilità adeguata.
RispondiEliminaSvolge fondamentali e documentati effetti nella prevenzione e terapia delle patologie tumorali e degenerative, oggetto di un numero crescente di studi e di ricerche. Si può considerare e distinguere un’azione antitumorale indiretta della melatonina attraverso l’inibizione dei radicali liberi e l’effetto antiossidante, unitamente alla protezione dall’effetto cancerogeno e degenerativo di campi elettrici e magnetici. Va considerato tra le azioni antitumorali indirette anche l’effetto antinvecchiamento e antidegenerativo del tessuto nervoso e vascolare, la proprietà antiaggregante piastrinica. Rilevante anche l’azione d’attivazione e potenziamento delle difese immunitarie, la modulazione neuroendocrina e circadiana, l’effetto sul midollo osseo con riflessi determinanti sulla crasi ematica, la dinamica midollare, la produzione di piastrine, globuli rossi e globuli bianchi. L’azione antitumorale diretta si attua inibendo la proliferazione e la crescita di cellule tumorali, ostacolando la tendenza di cellule normali a divenire neoplastiche inducendo il ricambio cellulare e la sostituzione di cellule tumorali con cellule sane attraverso il meccanismo definito “apoptosi”. E’ documentata anche un’azione antimetastatica attraverso l’inibizione della diffusione a distanza delle cellule tumorali unitamente alla capacità di migliorare in maniera significativa il profondo stato di decadimento psicofisico degli stadi tumorali avanzati comunemente definiti “cachessia neoplastica”.
http://www.metododibella.org/it/mdb/dettaglioPrincipioAttivo.do?idPa=8733