"Le parole si possono scegliere e quando comunichiamo con i bambini questa è la scelta più preziosa che abbiamo a disposizione.
Insegnamenti, rimproveri, battute scherzose... ogni parola che rivolgi a tuo figlio può essere per lui una sorgente di energia o la fonte di un inquinamento emotivo che lo condizionerà lungo il percorso del suo sviluppo."
"Trovarsi in disaccordo con altre persone è piuttosto normale e capita quasi ogni giorno. Quando i contrasti nascono in famiglia, è possibile gestirli in modo sereno ed educativo e trovare anche in questi momenti una buona occasione di crescita per te e tuo figlio.
Dal mio punto di vista di genitore ed esperto di comunicazione, l’aspetto più importante è riuscire a far capire a bambini e ragazzi che ci si può volere bene anche se qualche volta non si è d’accordo."
Estratto dal libro e prefazione:
I giudizi degli altri: aiuta tuo figlio a farli pesare meno
Era una bella giornata primaverile e dopo due settimane in giro per l’Italia a tenere corsi, finalmente ero a casa: quale occasione migliore per andare a prendere mio figlio a scuola? Ed eccomi, il “padre perfetto”, puntuale davanti all'ingresso insieme a un paio di nonni, qualche tata e un gruppetto di mamme in attesa. Finalmente i bambini escono e io sono lì, ad aspettare un bel sorriso e un abbraccio. Invece, ecco mio figlio che a testa bassa mi saluta e si incammina verso l’auto. Appena gli chiedo cosa è successo la verità mi si rivela immediatamente: Melissa [nome di fantasia] ha detto che le mie scarpe fanno schifo!
Ho tirato un sospiro di sollievo – perché poteva andarmi decisamente peggio – e gli ho prontamente spiegato chele sue scarpe erano belle. Poi mentre guidavo ho pensato: che genio della comunicazione che sono, tutto qui quello che posso fare? Rassicurarlo sul fatto che le sue scarpe sono belle? E se domani il problema fosse che qualcuno gli dice che il suo naso fa schifo? E se più avanti il giudizio degli altri potesse ferirlo su questioni molto più importanti? Allora ho pensato a quello che ho studiato e insegnato negli ultimi vent'anni e mi sono reso conto che anche in questo caso, per aiutare i nostri figli a crescere, possiamo contare sulla forza delle nostre parole. Infatti, grazie alle parole possiamo insegnare ai nostri bambini e ragazzi ad avere quello che durante i corsi chiamo un “sistema personale di giudizio”, basato sui “propri” valori e gusti, piuttosto che su quelli degli altri. Quindi, se di fronte a mio figlio che si è appena sentito offeso dalle parole di un’altra persona, mi limito a dire: Per me le tue scarpe sono belle, sono stato poco utile. Ma se a questa frase aggiungo una domanda, allora forse mi danno il Nobel per la comunicazione. La domanda da un milione di dollari è: E TU cosa ne pensi?
Quindi se gli dico: Per me le tue scarpe sono belle. E TU cosa ne pensi?, quello che faccio è aiutarlo a porsi un interrogativo molto importante.
Perché questa domanda è così importante?
Perché i bambini e i ragazzi sono molto influenzati dal giudizio dei loro coetanei e degli adulti.
Gli esperti ci dicono che il modo in cui gli altri li vedono, spesso diventa il modo in cui loro vedranno se stessi. E quindi che i giudizi che gli altri esprimono su di loro, in buona o mala fede, possono portare i nostri
figli a un basso livello di autostima. Questo perché la fiducia che i nostri figli nutrono in se stessi è spesso legata a doppio filo al giudizio di altre persone, su cui di fatto non hanno nessun controllo.
Come possiamo allora, in quanto genitori, aiutare nostro figlio a creare e mantenere una solida autostima?
I nostri nonni ci risponderebbero: aiutandoli a ragionare con la propria testa.
Okay. E come, praticamente? La risposta è: dando maggior valore alle loro opinioni e ai loro punti di vista.
Più gli insegniamo, sin da piccoli, a ragionare con la loro testa, più eviteranno di farsi condizionare dagli altri. E nel farlo il linguaggio viene in nostro aiuto.
Il mio consiglio è quello di usare spesso queste domande:
E tu cosa ne pensi?
Tu come la vedi?
Sei d’accordo?
E poi questa domanda importantissima:
Cosa è importante per te?
Con queste domande puoi insegnare a tuo figlio a ragionare con la sua testa e quindi a dipendere meno dall'opinione degli altri.
Dalla prefazione della Prof.ssa Maria Rita Parsi - Psicologa e Psicoterapeuta
Alessio Roberti, sociologo specializzato in comunicazione, ha fatto delle parole una missione, quella, cioè, di insegnare a utilizzare il linguaggio in modo consapevole ed efficace, per capire e farci capire da chi ci ascolta. Come padre, poi, ha scritto un manuale che si propone di formare i genitori a diventare linguisticamente intelligenti con i loro figli, attraverso l’esposizione – chiara, diretta e semplice – di esperienze comuni a molti di loro. Le parole per crescere tuo figlio, nell'intento di illustrare alcuni percorsi affettivi ed educativi del rapporto quotidiano tra genitori e figli, indaga tutti i canali della prassi comunicativa – verbale, non verbale e paraverbale – a dimostrazione del fatto che non solo sulle parole, ma anche sul sorriso, sulla postura, sullo
sguardo, sui gesti, sul tono della voce si deve e si può lavorare per la riuscita di un’educazione sentimentale consapevole e radicante.
Il libro, mentre suggerisce, una dopo l’altra, preziose regole linguistiche per comunicare al meglio con i bambini, invita i genitori a sperimentarle da subito, attraverso alcuni esercizi pratici. Così, laddove, di fronte ai giudizi negativi degli altri, sproniamo nostro figlio a chiedersi: E tu cosa ne pensi? Tu come la vedi? Sei d’accordo con loro?, e laddove, ormai adolescente, gli domandiamo: A che ora sei tornato ieri sera?, ma lo facciamo, però, con il tono neutro della voce, la postura distesa e lo sguardo vigile; prima, sotto la guida attenta e competente dell’autore, impariamo che è importante quello che diciamo – a noi stessi e ai nostri figli – e, poi, che fa la differenza anche come lo diciamo. Le parole per crescere tuo figlio vuole essere un utile e
agile prontuario anche per gli insegnanti, gli educatori, gli animatori, gli adulti in genere che sono in contatto
con l’infanzia, la preadolescenza e l’adolescenza di tanti bambini e ragazzi, spesso, però, senza avere gli strumenti, le competenze e le alleanze necessari per ascoltarli, aiutarli ed educarli.
Ha ragione lo psicoanalista Massimo Recalcati quando dice che Freud ha dato ai genitori una cattiva notizia – quella, cioè, che il mestiere del genitore è un mestiere impossibile. C’è anche una notizia buona, però, precisa Recalcati: “I genitori migliori sono consapevoli di questa impossibilità” e, aggiungo io, da essa partono per formarsi e informarsi, per poter sostenere, con amorevole competenza, il ruolo che essi esercitano, a partire dalle parole che usano con i propri figli.
La parola è per metà di colui che parla e per metà di colui che l’ascolta.
Michel Eyquem de Montaigne
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