SM... Semplice Mente
Da quando ho iniziato la mia ricerca indipendente
sull'applicazione degli
Strumenti di Inversione, mi sono trovata spesso spiazzata. Spiazzata dalla velocità
e semplicità con cui tante problematiche potrebbero essere comprese e forse,
anche risolte. Sarebbe una follia pensare che questi semplici esercizi
didattici e un modo di pensare logico, potrebbero aiutare a comprendere
situazioni complesse come la Sclerosi Multipla, per esempio. Da sempre… mi sono
permessa di sognare.
Il mio contatto con questo “format di comunicazione”, (non uso la
espressione malattia), è iniziato assieme alla amicizia con una delle insegnanti
dell’IMA, Beatrice Carnaghi. Beatrice ha vissuto l’esperienza della sclerosi
multipla alla età di 26 anni. Da quando le è stata diagnosticata, ha deciso di non averla. Il periodo che
stava vivendo era molto critico e sarebbe quasi possibile determinare
precisamente, la data e l’ora in cui quella forma di comunicazione si è
presentata a lei. I conflitti e le situazioni che non accettava in quel preciso
momento della sua vita, hanno creato dentro di lei una sorta di ribellione silenziosa.
Silenziosa ma efficace.
Da quanto ho potuto osservare, nei risultati del mio lavoro, le cellule
registrano tutto. È questo che ci spiega giustamente l’epigenetica: questi
registri, una volta sul cervello (che è una specie di server)
prenderebbero forma o andrebbero a pigiare dei tasti specifici.
Dipendendo dal livello emotivo o dell’interpretazione che ogni individuo ha
della realtà e di sé, il risultato di questi eventi possono essere diversi. È
come se, ad ogni cosa che ci succede il nostro cervello usasse delle lenti per
interpretare l’evento.
Dipendendo della nostra struttura emozionale, cognitiva
e dalla capacità di comprensione, riusciremo ad elaborare molte situazioni
senza difficoltà, anche se complicate o traumatiche. Comunque sia, l’evento
rimane registrato sulla cellula manifestandosi o meno nel arco della vita. Come
ho detto, tutto dipende dalle lenti che usiamo. Cosa definisce il nostro tipo
di lente? La nostra storia ed il nostro ambiente. Quello che abbiamo vissuto ed
il modo con cui ci hanno insegnato a vedere il mondo determina le lente.
Quando ho ideato gli Strumenti di Inversione Neurolinguistica non intendevo
lavorare a livello epigenetico, volevo solo aiutare le persone a risolvere i
loro problemi, soprattutto quelli “ripetitivi”. Ma sembra essere successo qualcos'altro. Ho avuto l’opportunità di confrontare personalmente la mia
ricerca con il Professor Mosche Szyf.
Lui non ha escluso la possibilità che in qualche modo, l’approccio
didattico potrebbe intervenire a livello cellulare. Ovviamente né io né lui
sapevamo come, e sarebbe ancora tutto da comprovare. A questo serve la
ricerca e l’evoluzione.
A distanza di tre anni dal primo incontro con il Prof. Moshe Szyf ho
potuto costatare che:
- gli Strumenti di Inversione Neurolinguistica lavorano a livello cognitivo (s’imparano);
- la didattica (intesa come forma di comunicazione mirata) può insegnare all'individuo a rivedere consciamente la sua storia e le situazioni che hanno determinato i suoi problemi;
- Il linguaggio usato da una persona è determinante per individuare le lenti;
- Gli strumenti didattici porterebbero la persona ad invertire il suo linguaggio ed il modo di vedere che determina quadri ripetitivi. Se è nella sua volontà.
Ovviamente siamo solo alla punta dell’iceberg ma
credo che la didattica, come forma di comunicazione, apra la mente dell’individuo,
per poi, in un secondo momento, lasciare a lui stesso la correzione e la
gestione del suo problema;
•
Si può insegnare la guarigione? Penso di si, ma bisogna
prima portare l’individuo a sviluppare autonomamente la comunicazione su tre
livelli: interno, esterno e subliminale.
Ritorniamo alla Sclerosi Multipla. Come ho detto prima, non vedo differenze
fra le forme di comunicazione del corpo (malattie). La SM, potrebbe
rappresentare una forma di contrasto, ribellione o conflitto tenuto dentro
l’individuo in modo silenzioso. Le persone con cui ho potuto parlare ed
osservare questo argomento, hanno descritto momenti o periodi in cui qualcosa non
andava bene o era difficile da accettare. Non sto affermando che ogni volta
che non riusciamo a digerire una situazione svilupperemo la SM, ma è probabile
che questo evento si accenda se e poiché si trova nella storia
genetica dell’individuo. La cosa interessante, che mi fa anche sorridere, è che
ogni persona, essendo il risultato dell’incrocio di altre migliaia o milioni di
persone, possiede ovviamente tutti i geni di tutte le malattie. Non si può
sapere quale di questi si accenderà e quale resterà spento, per ora. Quel che determina un’accensione piuttosto
che un’altra è ancora da scoprire.
- E se fosse possibile insegnare la guarigione?
- E se fosse possibile invertire la forma pensiero di una persona per invertire anche i suoi registri traumatici?
- E se fosse possibile lavorare sui genitori per evitare l’eredità delle malattie ai loro figli?
- E se fosse possibile unire la biologia alla pedagogia, la psicologia alla medicina, la matematica alla comunicazione e alla fisica? Senza separare la visione che abbiamo del corpo e della vita umana?
- E se fosse l’educazione la forma di comunicazione più potente? Che fosse l’educazione a portare l’individuo, ancora piccolo, a saper gestire il suo sistema di comprensione e il suo sistema biologico?
Ovviamente, da insegnante, percepisco questa possibilità e mi permetto
anche di affermare che la didattica, in quanto sistema di comunicazione, può
essere più incisiva e ampia di quanto si conosce tuttora.
Scienziato o meno, desidero fare tutto quello che è alla mia portata per
contribuire ad un mondo migliore e più semplice. L’inversione neurolinguistica
non è la salvezza di ogni male. La vedo come un pixel che completa lo
schermo dove si vede un film chiamato evoluzione.
Luciane Arboitte dos Santos
Se desideri collaborare con la mia ricerca, scrivimi: luciane@ima.academy.
www.lucianedossantos.com
www.inl.academy
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