martedì 10 giugno 2014

Stamina: a Brescia riprendono le infusioni, il direttore dell’Aifa minaccia le dimissioni

Luca Pani, dg dell'Agenzia italiana del farmaco in serata ha detto di voler lasciare la sua carica dopo che il vice di Vannoni ha praticato una puntura di staminali "trattate" su un bimbo affetto dal morbo di Krabbe. Il presidente del tribunale di Pesaro che ha riattivato il metodo si difende: "Andolina non ci risultava indagato", Vannoni attacca:"Quanto rode ai poveracci che Federico stia bene?"

di Francesca Martelli | 7 giugno 2014


Un ago di pochi centimetri. Marino Andolina è uscito dall’ospedale di Brescia, estraendo dalla tasca lo strumento usato qualche minuto prima per l’infusione del trattamento Stamina. Lo ha mostrato a favore delle telecamere: “Abbiamo fatto una puntura lombare con un aghetto piccolissimo” ha detto, fornendo così una nuova immagine al caso balzato agli onori delle cronache proprio grazie alle immagini televisive. L’infusione al piccolo Federico, il bambino di tre anni affetto da morbo di Krabbe, è stata fatta poco dopo le 13.30 dallo stesso Andolina, auto-nominatosi (da commissario “ad acta”) “medico infusore”. “Ora vedrete cosa diranno Bianco, Cattaneo, De Luca e Remuzzi”, dice il medico triestino, elencando alcuni dei più noti esponenti della comunità scientifica italiana.

Ma non sono solo gli scienziati, fortemente criticati dai sostenitori del “metodo Vannoni”, abituati a posizioni critiche verso ciò che considerano “lontanissimo” dalla scienza ad avere alzato la voce. Il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Luca Pani, sta valutando l’ipotesi di dimettersi come forma di protesta nei confronti della ripresa delle infusioni agli Spedali Civili. La federazione nazionale degli Ordini dei medici Chirurghi e degli Odontoiatri, si è riunita in via straordinaria proprio a Brescia: “I medici dicono no e si rifiutano di attuare procedure la cui fondatezza scientifica, sicurezza e appropriatezza terapeutica non sono note; né sono, a tutt’oggi, validati i presupposti per l’avvio di una sperimentazione”.

E in effetti nessun altro medico, ad eccezione del vice-presidente di Stamina, ha preso parte all’infusione del piccolo Federico. Non il collega di Busto Arsizio (Varese), rianimatore, fattosi avanti nei giorni scorsi e rispedito al mittente dal personale di Stamina Foundation perché privo di esperienza con i bambini. Non i tre medici della struttura pubblica lombarda (tra cui Fulvio Porta) convocati “dall’ausiliario” Andolina due giorni prima dell’infusione, che hanno “declinato” l’invito. Non l’anestesista di un ospedale pubblico di Verona, arrivato agli Spedali Civili di Brescia, ma poi non entrato nella stanza in cui si sarebbe effettuata l’infusione.

Poco prima dell’infusione, anche la senatrice di Peschiera del Garda (Verona) Cinzia Bonfrisco (Forza Italia), si aggirava per i corridoi dell’ospedale per esprimere vicinanza ai genitori del bambino e illustrare la situazione all’anestesista tiratosi indietro senza spiegare il perché.

Troppo forte forse il timore di prendere parte alla prima infusione, dopo tre mesi di stop, e soprattutto dopo l’inchiesta della procura di Torino che ha iscritto nel registro degli indagati 20 persone, tra cui Vannoni, il suo vice Andolina e cinque dipendenti degli Spedali Civili di Brescia. E a questo proposito, si difende così il presidente del tribunale di Pesaro Mario Perfetti: “Non risultava, né in via ufficiale né ufficiosa (salvo vaghe notizie di stampa circa una indagine della procura di Torino sul Vannoni e sul suo metodo), che Marino Andolina fosse indagato e tantomeno per quali reati”.  Il numero uno del tribunale responsabile del riavvio del trattamento Stamina, dopo le critiche, chiede anche a nome dei colleghi, “la tutela” del Csm e del Pg della Cassazione, gli stessi organi che potrebbero metterlo sotto accusa per la decisione presa.

Anche il direttore generale dell’ospedale di Brescia, Ezio Belleri, ha presentato un’istanza al Pg della Cassazione, sottolineando la “grave situazione” in cui si trova, auspicando una valutazione dei principi “di diritti nell’ambito dell’interesse pubblico”. Oltre al vuoto legislativo sul tema, che ormai dal 2011 porta i giudici del Lavoro di tutta Italia a esprimersi in modo contrastante, resta quello sull’efficacia scientifica della metodologia. Su questo tema il pm Raffaele Guariniello ha chiuso le indagini che entrano nel merito della vicenda, ipotizzando anche il reato di “somministrazione di farmaci pericolosi”.

Il ministero della Salute, che da mesi doveva convocare il nuovo comitato per approvare o bocciare la sperimentazione da 3,5 milioni di euro su Stamina invece si fa attendere: la prima riunione sarà probabilmente martedì. Mentre per tutta la giornata di oggi i carabinieri del Nas hanno chiesto al dg Belleri aggiornamenti sulla situazione del paziente e chiarimenti sulle attività che si stavano svolgendo in reparto. Ma il livello dello scontro, è già alto: “Quanto rode a questi poveracci iscritti a Telethon, famiglie sma e fan della Cattaneo che Federico stia bene?”, scrive su twitter Vannoni.

Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/07/caso-stamina-a-brescia-riprendono-le-infusioni-e-il-presidente-dellaifa-minaccia-le-dimissioni/1018147/

2 commenti:

  1. Direttore non ti trattiene nessuno, cosa aspetti a dimetterti?
    Dove mangi meglio di lì?
    Vergognatevi, mettete il denaro davanti alle vite umane, siete gente senza scrupoli.

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  2. Solo una sanità a 5 stelle potrà rendere giustizia a questi malati.

    M5S

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