Perchè ci
ammaliamo?
La
medicina cosiddetta «ufficiale» si basa su qualche migliaio di
ipotesi distribuite sulle varie malattie, ma quante sono le malattie
in cui è possibile verificare al 100% l'effettiva causa scatenante?
Forse
nessuna, e il motivo sta nell'errata teoria di base, la “teoria dei
germi” enunciata da Pasteur e il sistema di indagine riduzionistica
sugli organi colpiti, invece
di studiare
l'uomo universale.
"L'origine delle
malattie è nell'uomo e non fuori di esso; ma le influenze esterne
agiscono sull'intimo e fanno sviluppare le malattie... Un medico...
dovrebbe conoscere l'uomo nella sua interezza e non solo nella sua
forma esterna".
Paracelso.
Svelato il Mito
della Teoria dei Germi
di
Arthur M. Baker
Estratto
da Exposing the Myth of the Germ Theory – a cura del College of
Practical Homeopathy, 2005
Traduzione
di Gianluca Freda
[…]
In origine la parola “virus” significava veleno e il termine
“virulento” voleva dire velenoso. Oggi intendiamo
per virus una entità submicroscopica e “virulento”, in generale,
significa contagioso. La medicina moderna utilizza il termine “virus”
per indicare una microscopica forma di vita capace di infettare le
cellule e a cui viene pertanto attribuita la responsabilità di molte
delle nostre malattie.
Nell’immaginario
popolare, il virus è una forma di vita in grado di parassitare ogni
altra forma di vita, inclusi gli animali, le piante e i saprofiti
(funghi e batteri).
Nella descrizione
delle infezioni virali, ai virus vengono attribuiti comportamenti
quali “iniettarsi”, “incubare”, “essere in latenza”,
“invadere”, avere uno “stadio attivo”, “impadronirsi”,
“riattivarsi”, “mascherarsi”, “infettare”, “assediare”
ed essere “devastanti” e “mortali”.
La teoria medica
convenzionale sostiene che i virus nascono da cellule morte che essi
stessi hanno infettato. Il virus “si inietta” nella cellula e le
“ordina” di riprodurlo, fino al momento in cui la cellula esplode
per lo sforzo. I virus sono a questo punto liberi di cercare altre
cellule in cui ripetere il processo, infettando così l’intero
organismo.
Tuttavia i virologi
ammettono che i virus, pur avendo natura peculiarmente organica, non
possiedono metabolismo, non possono essere replicati in laboratorio,
non possiedono alcuna caratteristica degli esseri viventi e, in
realtà, non sono mai stati osservati vivi!!
I “virus vivi”
sono sempre morti
Il termine “virus
vivo” indica semplicemente quei virus creati dalla coltura di
tessuti viventi in vitro (cioè in laboratorio), dai quali si possono
ottenere trilioni di virus. Ma proprio qui sta il punto: anche se
alcune colture da laboratorio vengono tenute vive, nel corso del
processo si verifica un massiccio ricambio cellulare ed è dalle
cellule morenti che vengono ottenuti i “virus”. Essi sono
comunque morti o inattivi, poiché non possiedono né metabolismo né
vita e non sono altro che molecole di DNA e proteine.
I virus contengono
acido nucleico e proteine, ma mancano di enzimi e non possiedono una
vita propria poiché mancano dei prerequisiti fondamentali della
vita, e cioè dei meccanismi di controllo metabolico (che perfino i
batteri “inferiori” possiedono). Il Guyton’s Medical Textbook
riconosce che i virus non hanno nessun sistema riproduttivo, nessuna
capacità di locomozione, nessun metabolismo e non possono essere
riprodotti in vitro come entità viventi.
Il legame con i
mitocondri
Poiché i “virus”
non sono vivi, essi non possono agire in nessuno dei modi che vengono
loro attribuiti dalle autorità mediche, tranne che come unità
funzionali del nostro normale materiale genetico all’interno del
nucleo cellulare o del nucleo mitocondriale interno alla cellula.
I mitocondri sono
organismi viventi, uno dei molti diversi organelli (piccoli organi)
presenti all’interno delle cellule del nostro corpo. I mitocondri
hanno grosso modo la dimensione dei batteri e sia gli uni che gli
altri possiedono un proprio DNA e un proprio metabolismo.
I mitocondri
metabolizzano glucosio ricavandone molecole di ATP, che sono energia
pronta per l’uso a cui il corpo può attingere quando ce n’è
bisogno. Cosa ha a che fare questo con i “virus” in quanto tali?
Tutto, come capirete fra un momento.
Chiunque abbia
studiato citologia (struttura delle cellule) sa bene che la
stragrande maggioranza delle forme di vita presenti all’interno
della cellula è rappresentata dai mitocondri, i creatori della
nostra energia.
I semplici protozoi
monocellulari possiedono al proprio interno fino a mezzo milione di
mitocondri. Le cellule umane ne hanno meno: dalle poche centinaia
presenti nelle cellule sanguigne ai 30.000 e più delle cellule dei
tessuti muscolari maggiori. Poiché l’intero corpo umano possiede
dai 75 ai 100 trilioni di cellule, ciascuna delle quali contiene,
mediamente, migliaia di mitocondri, devono esserci quadrilioni o
quintilioni di mitocondri all’interno del nostro sistema.
Quando una cellula
muore, essa viene rimpiazzata da una cellula figlia nata dal processo
della mitosi, mentre la cellula esausta viene disintegrata dai
lisosomi, i potenti enzimi intracellulari autodistruggenti e
autodigerenti, che frammentano i componenti cellulari in particelle
ultra-minute affinché il corpo possa prontamente riciclarle o
espellerle come scarti.
Ogni giorno, da 300
milioni fino a oltre mezzo trilione di cellule del nostro corpo
muoiono (a seconda del nostro livello di tossicità) e ognuna di esse
contiene in media dai 5.000 ai 20.000 mitocondri. Quando le cellule
muoiono esse vengono autodistrutte dai loro stessi lisosomi, ma i
nuclei e i genomi dei mitocondri sono protetti assai meglio rispetto
ad altri organelli e protoplasmi cellulari e spesso non si
decompongono completamente.
Genomi e nuclei sono
microscopici contenitori di informazioni genetiche, consistenti in
DNA o RNA che agisce come centro di controllo e immagazzinamento del
“progetto” stesso della cellula. In quanto tali essi sono per i
mitocondri e le cellule ciò che il cervello è per il nostro corpo.
Ogni cellula e ogni mitocondrio contengono questo materiale genetico
che è la zona più protetta della cellula (grazie alla sua guaina
proteica a doppi lipidi), proprio come il nostro sistema nervoso è
la parte più vitale e protetta della nostra fisiologia (grazie alla
colonna vertebrale e al cranio). Alla morte della cellula i
mitocondri vengono frammentati dai lisosomi, ma non sempre in modo
completo, a causa della loro doppia membrana protettiva. Ed è qui
che la spiegazione diventa interessante.
Secondo il Guyton’s
Textbook of Medical Physiology un virus può definirsi come una parte
minuta di materiale genetico (detto genoma) le cui dimensioni
equivalgono a circa un miliardesimo di quelle della cellula. Il
genoma è circondato da una protettura detta capside che è di solito
una guaina proteica a doppi lipidi ed è composta di due membrane
(quasi identiche alla membrana cellulare) che, per inciso,
rappresentano l’ossatura stessa del nucleo mitocondriale.
Le foto dei “virus”
scattate col microscopio elettronico mostrano che le loro membrane
sono irregolari e frastagliate, a volte semplici porzioni di uno
strato, a volte di uno strato e di parte del secondo, il che concorda
con l’azione autodigerente dei lisosomi, nel momento in cui il loro
lavoro di frammentazione delle scorie cellulari è ancora parziale e
incompleto. Pertanto, questa descrizione di un “virus” è
virtualmente identica a quella di ciò che resta dei genomi dei
mitocondri cellulari.
In breve, i virus
sono resti di materiale vivente e alcuni testi di fisiologia
ipotizzano che essi siano il residuo di cellule esauste. I lisosomi
che disintegrano la cellula morta a volte non riescono a frammentare
questi “virus”, circondati dalla membrana protettiva a doppi
lipidi.
E’ sorprendente
che i ricercatori non riescano a riconoscere questi corpi per ciò
che sono in realtà: generico materiale mitocondriale esausto,
soprattutto frammenti di DNA e RNA.
I “virus” non
sono microrganismi
Anche se le autorità
mediche attribuiscono erroneamente a questi inerti residui cellulari
il carattere della vita e della malignità, i microbiologi
riconoscono che i virus sono in realtà frammenti morti di DNA
rivestiti di una membrana lipido-proteica, pur non riuscendo a
comprendere la loro origine.
In realtà i genomi
sono meccanismi di controllo, ma non microrganismi come
l’establishment medico vorrebbe farci credere, e questi cosiddetti
“virus” non sono altro che frammenti senza vita di generico
materiale mitocondriale. Per questo motivo i virus non possono
provocare malattie, a meno che non si accumulino come impurità che
inquinino le cellule, i tessuti e la circolazione nel corso del
ricambio cellulare.
I virus sono quindi
genomi morti, provenienti da cellule disintegrate, la cui membrana
cellulare non è stata completamente frammentata dai lisosomi. I
genomi non presentano alcuna caratteristica di vita e sono semplici
particelle di materiale acido nucleico, di norma riciclati attraverso
la fagocitosi o espulsi come scorie.
Le fotografie dei
presunti virus che “si iniettano” all’interno della cellula
mostrano in realtà la cellula che letteralmente inghiotte il virus o
scoria proteinacea. Si forma allora un’incavatura, detta
invaginario, e il materiale organico viene circondato dalla sostanza
cellulare che poi si richiude, formando uno “stomaco”
improvvisato, in cui il virus scompare. Lo “stomaco” si riempie
allora di potenti enzimi lisosomici che digeriscono il materiale
organico, frammentandolo in amminoacidi o acidi grassi per il
riciclaggio o l’eliminazione.
Questo processo è
una caratteristica della fisiologia cellulare nota come fagocitosi
(letteralmente “divorazione di cellule”); è un normale processo
di ingestione cellulare e digestione enzimatica di batteri, scorie di
tessuti e altre cellule erratiche.
I virus non sono
altro che materiale organico inerte, completamente privo di qualsiasi
caratteristica di vita e che nessuno ha mai visto in azione. Le
fotografie che asseriscono di mostrare i virus in azione sono vere e
proprie frodi: ciò che mostrano in realtà è un ordinario processo
fisiologico di fagocitosi che avviene innumerevoli volte ogni giorno
all’interno del corpo.
E’ da ricordare
che secondo i testi di virologia e microbiologia i virus presentano
le seguenti caratteristiche, che sono incompatibili con la vita:
1) I virus non
possiedono metabolismo. Non possono elaborare il cibo o il nutrimento
e dunque non possiedono strumenti per formare energia. Sono solo un
contenitore, o schema di informazioni, come lo sono i genomi.
2) I virus non
possiedono alcun tipo di capacità di movimento. Non hanno un sistema
nervoso, né un apparato sensorio, né un’intelligenza che possa in
qualche modo coordinare movimenti o “invasioni del corpo” di
qualsiasi natura.
3) I virus non
possono replicarsi: essi dipenderebbero interamente dalla
“riproduzione obbligata”, vale a dire la riproduzione attraverso
un organismo ospite, cosa assolutamente inaudita in ogni altro campo
della biologia.
Riproduzione
Obbligata
Nelle spiegazioni
che i medici forniscono sulle cause delle infezioni virali, ci viene
chiesto di credere alla riproduzione obbligata, in cui un organismo
(la cellula) viene costretto a riprodurre un organismo alieno (il
“virus”). Tuttavia non esiste in natura nessun esempio di esseri
viventi che riproducano qualcosa di non appartenente alla propria
specie.
Non dimentichiamo
che il rapporto tra le dimensioni del virus e quelle della cellula è
di circa un miliardesimo. La spiegazione offerta dalla teoria virale
delle malattie ci domanda di credere che il virus si inietti
all’interno della cellula e le ordini di riprodurre il virus
centinaia di migliaia di volte, finché la cellula esplode. Ma anche
nel momento in cui il virus “si riproduce” la sua massa
complessiva rimane comunque meno
di 1/100 dell’uno
per cento della massa della cellula. E’ come dire che se voi vi
iniettaste mezzo grammo di una sostanza, essa potrebbe provocare una
tale pressione interna da farvi esplodere!
Solo i microrganismi
viventi sono in grado di agire e di riprodursi, e ciò avviene sotto
il diretto controllo del nucleo, genoma o “cervello”. I
cosiddetti “virus” non sono che residui di entità un tempo
organicamente funzionanti, la cui struttura genetica ha con esse la
stessa relazione che una testa ha col corpo; attribuire ai virus una
qualsiasi
attività è più o meno come attribuire delle azioni alla testa
decapitata di un cadavere!
I virus sono
dannosi solo se si accumulano come scorie
Il nostro sangue e i
nostri tessuti possono venire saturati da questi materiali di scarto
generati internamente, proprio come avviene con le sostanze
inquinanti ingerite dall’esterno. L’intossicazione si verifica
nel momento in cui queste scorie sovraccaricano il corpo al di là
delle sue capacità di espellerle. E’
vero che i virus
provocano malattie, ma solo in quanto scorie tossiche. In questo
senso i “virus” sono sì responsabili di varie patologie, ma non
certo in quanto agenti di contagio. Ricordiamo che batteri, germi e
virus non comunicano tra loro né possono agire di concerto e sono
del tutto incapaci di condurre operazioni congiunte come quelle di un
esercito o di un gruppo di assalitori. Essi sono privi
dell’intelligenza e delle risorse richieste per governare il
processo patologico. Solo il corpo è in grado di dare inizio a un
tale processo risanante, poiché il corpo è la sola entità
intelligente unificata in grado di condurre quei processi fisiologici
che vengono chiamati “malattie”.
Evitare le
infezioni attraverso una vita sana
Il Boyd’s Medical
Textbook afferma che molte persone sane avrebbero in incubazione il
virus senza sviluppare le particolari patologie di cui il virus
dovrebbe essere causa, e che questo influsso debilitante sarebbe in
grado di sopraffare le funzioni protettive del corpo “permettendo
ai virus di usurpare le attività biologiche all’interno della
cellula”.
Più specificamente,
secondo la teoria medica, affinché un parassita o virus possa essere
patogeno esso deve rispondere a tre criteri:
1) Deve essere
biochimicamente attivo, cioè deve possedere una capacità metabolica
per poter condurre un’azione;
2) Dovrebbe poter
intossicare o infettare più cellule ospite di quanto il corpo di un
animale o di un uomo sia in grado di proteggere o rigenerare. Ad
esempio, potrete prendervi l’influenza solo se il virus uccide o
infetta una porzione significativa delle vostre cellule polmonari; la
poliomelite se il virus infetta un numero sufficiente delle vostre
cellule nervose; o l’epatite se il virus assume il controllo di una
larga porzione delle cellule del vostro fegato (le infezioni latenti
sono invece quelle che coinvolgono una piccola percentuale delle
nostre cellule, com’è il caso della tubercolosi, che molti di noi
hanno senza neppure accorgersi di averla).
3) L’ospite deve
essere geneticamente e immunologicamente permissivo. Deve accettare
l’elemento patogeno e non deve esserne “immune”. In altre
parole, deve “lasciar fare”.
Gli esseri umani
sono sempre “infetti” di “virus” e batteri, poiché essi sono
presenti nel nostro corpo in qualsiasi momento. Per questo motivo non
si può affermare che essi “invadano” l’ospite. Le malattie non
sono infezioni; sono piuttosto processi di purificazione del corpo e
non sono provocate da batteri o da “virus”.
Né i “virus” né
i batteri possono causare la malattia/processo risanante. Il vero
responsabile è lo stile di vita biologicamente scorretto
dell’ammalato. Quando le abitudini debilitanti vengono abbandonate,
non vi sarà ulteriore accumulo di scorie tossiche e il corpo non
avrà più bisogno di mettere in moto i processi di
guarigione/malattia. La buona salute ne sarà il naturale risultato.
I farmaci sono
controproducenti
Per uccidere virus e
batteri e dare al corpo la possibilità di rimettersi, i medici
credono di dover somministrare dei farmaci. Credono anche che la
medicina sia d’aiuto nella guarigione. I farmaci, in effetti,
uccidono i batteri, ma sono altrettanto dannosi ad ogni altra forma
di vita metabolica, cellule umane incluse.
L’utilizzo di
farmaci e di medicine alle erbe ostacola gli sforzi di
detossificazione che il corpo conduce, rappresentando per il sistema
una minaccia addizionale oltre alle sostanze nocive che il corpo va
espellendo attraverso il processo di malattia. Eliminare le nuove
sostanze dannose che vengono ingerite assume la precedenza
sull’eliminazione di quelle che stanno alla base della crisi
risanante. La prassi medica di uccidere i germi con farmaci,
antibiotici, antinfiammatori o di sopprimerne l’attività con
appositi sieri è la causa della crescente degenerazione della
popolazione e di malattie iatrogene. Le malattie acute sono in grado
di auto-limitarsi, commisuratamene allo sforzo necessario per
liberare l’organismo dalle sostanze dannose. Il lavoro condotto dai
batteri-spazzini durante il processo della malattia è al tempo
stesso debilitante e fastidioso per l’ospite, ma è di vitale
necessità per la preservazione della vita e della salute.
Quando il processo
di disintossicazione è stato completato, i sintomi della malattia
scompaiono e l’organismo torna ad utilizzare le proprie energie per
i compiti ordinari. La forza, allora, torna a fluire nelle estremità.
Il corpo, benché indebolito dallo sforzo reso necessario per
contrastare le sue condizioni di tossicità, riacquista le proprie
energie e la vitalità funzionale e si riprende senza che sia
necessario alcun trattamento. Quando la crisi risanante è stata
completata, il recupero ha inizio.
L’illusione del
contagio
La gente è stata
educata ad essere terrorizzata dai batteri e dai virus e a credere
implicitamente nell’idea del contagio: e cioè che specifiche
entità patogene, aggressive e maligne, siano in grado di passare da
un ospite all’altro. “Contagio”, nella definizione medica, è
la trasmissione della malattia per contatto: una malattia infettiva
può essere comunicata per contatto da una persona che ne è affetta
o attraverso un oggetto che essa ha toccato. Il dizionario a questo
proposito parla di “virus o altri agenti infettivi” o di
“qualcosa che funga da tramite per la trasmissione della malattia
con mezzi diretti o indiretti”.
Il “contagio”,
tuttavia, è uno dei miti della medicina, poiché le scorie tossiche
non possono essere trasmesse da un corpo all’altro attraverso il
normale contatto. Le malattie contagiose sono un’invenzione, poiché
nessuno può passare ad altri la sua malattia, non più di quanto
possa trasmettere la propria salute. Qualcosa di simile al contagio
sembra avvenire quando una persona in condizioni gravemente
tossemiche viene messa a contatto con un’altra che si trovi in una
situazione similare, attivando in questo modo una crisi risanante.
Ciò che accade
in realtà
I batteri o i germi
di questi individui vengono stimolati ad agire da quegli elementi
devitalizzati su cui i batteri prosperano. Quando vengono trasferiti
alle membrane mucose o ai tessuti di un’altra persona egualmente
tossemica, è
possibile che i batteri inizino immediatamente ad agire come fanno
nell’organismo portatore, se vi è una quantità adeguata di
prodotti della decomposizione su cui le colonie batteriche possano
impiantarsi e prosperare.
Ma l’esistenza di
un ambiente inquinato è prerequisito affinché tale azione batterica
possa verificarsi.
Un individuo in
salute, con un flusso sanguigno incontaminato e relativamente puro,
non avrà quindi alcun motivo di temere le “malattie contagiose”.
Di norma, non è
possibile trasmettere ad altri il proprio carico di tossicità, a
meno che esso non venga estratto dal nostro corpo (come accade nelle
donazioni di sangue) e poi iniettato ad un’altra persona (ad
esempio con una trasfusione). In questo caso può verificarsi un
contagio medicamente indotto o malattia iatrogenica, che non ha però
nulla a che fare con quelli che si verificano nell’ambito dei
naturali processi biologici della vita. E’ questa la reale
spiegazione di ciò che chiamiamo “contagio”. Il germe attiva,
affretta o sollecita il processo di malattia in coloro che sono già
tossemici. Ma per coloro che non lo sono, il contagio non funziona e
non può verificarsi finché il corpo si mantiene puro, poiché è la
contaminazione del sistema che prepara l’organismo per le
“epidemie”, a causa della nostra incapacità di mantenere fluidi
e tessuti corporei puliti e non inquinati.
Le vere cause e i
veri fattori del “contagio”
In realtà il
cosiddetto “contagio” non esiste, poiché gli unici agenti in
grado di produrre malattie sono le abitudini nocive come l’abuso di
alcool, caffè, sigarette, farmaci, cibi-spazzatura, cibi raffinati,
scarsità di riposo, mancanza di esercizio e di luce solare, ecc.
Sono le abitudini di
vita sbagliate che generano le malattie che vediamo diffuse tra la
popolazione. Non c’è nessun “insetto che gira”: è ciò che
facciamo al nostro corpo che distrugge le sue necessità sistemiche.
La
“predisposizione” rivisitata
Il concetto di
“contagio” è strettamente correlato a quello egualmente erroneo
di “predisposizione”: si crede infatti che un’”epidemia”
risulti “contagiosa” solo se l’individuo vi è “predisposto”.
Questa affermazione medica è in realtà un’ammissione che non sono
i germi a provocare le malattie. Se così fosse, chiunque venisse
esposto ad essi si ammalerebbe della stessa malattia.
In realtà una
persona “predisposta” è una persona che possiede un alto livello
di tossicità dell’organismo, insieme alla vitalità sufficiente a
condurre il processo di malattia/purificazione. Tali individui
possono ammalarsi in qualsiasi momento, che vengano o no esposti al
“contagio”.
Se individui sani
riescono a conservare la loro salute anche nel bel mezzo di “malattie
epidemiche”, risulta evidente che la teoria del contagio è
sbagliata. La parte dell’organismo più sovraccarica di tossine è
quella in cui si manifestano per primi i sintomi della malattia, ma
l’effetto complessivo è sistemico, poiché tutti gli organi e le
ghiandole del sistema subiscono danni a differenti livelli.
Quali sono le
vere “epidemie”?
Inoltre, le malattie
più comunemente diffuse non sono neppure contagiose. Oltre il 90%
degli americani soffre di placche arteriose, ma questa non è
considerata una malattia contagiosa (mentre l’AIDS, che viene
considerato epidemico, interessa solo 1/10.000 della popolazione!!!).
L’obesità è forse considerata contagiosa? Eppure affligge una
persona su tre. E la costipazione? Affligge il 90% della nostra
popolazione.
E i problemi alla
vista, che affliggono due persone su tre, sono forse considerati
contagiosi? Lo stesso si può dire delle patologie dentarie, della
pressione sanguigna anomala, delle emicranie, dei problemi alla
schiena, ecc., tutte patologie estremamente diffuse. Più di metà
degli americani soffre di problemi cardiovascolari, ma sono forse
considerati contagiosi? La malattia più temuta in assoluto è il
cancro. E’ forse contagiosa? L’artrite colpisce più persone che
non l’herpes. E’ forse contagiosa? E che dire dell’asma o
dell’acne?
Prendiamo come
esempio i raffreddori. Come mai i bambini prendono fino a otto
raffreddori all’anno, mentre i genitori molti di meno? Come mai le
persone che si trovano isolate negli osservatori al Polo Nord o Sud
“si prendono” lo stesso il raffreddore durante la loro
permanenza? Come mai negli anni 1965-67 i laboratori del National
Institute of Health di Bethesda, nel Maryland, condussero
sperimentazioni sulle influenze che non mostrarono alcuna prova che
esse fossero dovute a contagio?
Ad alcuni volontari
vennero iniettati ogni giorno i presunti “virus” dell’influenza,
prelevati a coloro che ne soffrivano, ma nessuno di essi si ammalò.
Ci furono più casi di influenza nel gruppo di controllo.
Contemporaneamente, subito dopo la tradizionale Festa del
Ringraziamento, il numero di ammalati in entrambi i gruppi ebbe un
picco improvviso, come è lecito aspettarsi quando vengono consumati
cibi e bevande eccessive durante una festività.
Anche le malattie
veneree sono considerate contagiose. Ma in realtà i cosiddetti
fattori di contagio (batteri) sono presenti in quanto effetto della
malattia, senza esserne né la causa né il presupposto (il 20% di
coloro che soffrono di malattie veneree non rivelano presenza né del
gonococco né degli spirocheti che dovrebbero provocarla).
La Marina degli
Stati Uniti condusse esperimenti in cui si evidenziava che le
cosiddette “persone infette” non potevano infettare chi era
definito “in salute”. In Giappone prostitute “infettate”
hanno avuto relazioni sessuali con molti militari senza che nessuno
di essi contraesse la malattia. Allo stesso modo molti individui
presentano “infezioni” nella zona genitale senza mai aver avuto
contatti con nessuno (ad esempio nei casi che riguardano i bambini).
Il concetto di “contagio” è medicamente indimostrato, nonostante
le apparenze del contrario.
Conclusione
Le cosiddette
“malattie contagiose” come l’AIDS, le malattie veneree, il
piede dell’atleta, non sono più contagiose di qualsiasi altra
malattia. Ma ad alcuni interessi commerciali è utile che la gente
creda che lo siano.
Fondamentalmente,
l’accettazione della teoria del contagio presuppone l’accettazione
della teoria dei germi come causa delle malattie: e cioè che
specifici batteri o “virus” possano produrre i sintomi di
malattie specifiche. Questa teoria è stata più volte dimostrata
erronea in campo scientifico, e perfino Pasteur ammise la sua
insostenibilità.
Nonostante ciò, la
teoria dei germi e la teoria del contagio continuano ad essere
propagandate dal moderno sistema medico, il cui prestigio, i cui
profitti e il cui potere dipendono largamente dalla fiducia in questa
assurda teoria.
In sostanza, la
popolazione crede a ciò che l’establishment medico vuole che
creda. La teoria del contagio serve a tenere alta la domanda di
farmaci e di cure mediche e ospedaliere.
Se conducete una
vita sana, probabilmente non vi ammalerete mai. Le malattie sono
provocate solo da abitudini di vita improprie. Non dimenticate che
solo le industrie mediche, ospedaliere e farmacologiche sostengono
che la salute si possa recuperare somministrando farmaci velenosi.
Questo è probabilmente uno dei più spaventosi semi delle malattie
“contagiose”. In conclusione, se i germi hanno un qualche ruolo
nel provocare malattie, esso non è un ruolo primario, ma solo
secondario, in subordine a quei fattori che abbassano la nostra
resistenza o mettono a rischio la nostra salute. Una vita sana è, in
ogni caso, la migliore assicurazione contro qualsiasi malattia.
Vorreste dire che i nostri medici sono ignoranti e superficiali e che la medicina è tutta da riscrivere?
RispondiEliminaMi sembra si stia esagerando!
E' tutti quelli che guariscono con la medicina ufficiale, dove li mettiamo?
Si infatti bisognerebbe tutti studiare, bisognerebbe fare un bel corso di Microbiologia e un bel tirocinio in in un laboratorio, per chi scrive queste cose.
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