Malgrado nel 1988 lobby delle industrie farmaceutiche e politici di allora fecero fallire la sperimentazione della Multiterapia Di Bella, ad oggi migliaia di persone ogni anno ricorrono ancora a quel sistema di cura contro il cancro.
Nel caso seguente l'ennesima dimostrazione che la cura funziona e del crimine che fu commesso contro quelle centinaia di persone mandate a morire in nome della medicina ufficiale.
Per la cronaca, tutte le inchieste sui farmaci scaduti, sull'acetone contenuto nei retinoidi ed altre anomalie che fecero in modo di far fallire la cura, furono archiviate.
Il testo che segue riguarda una donna affetta da microcitoma polmonare, incurabile per la medicina ufficiale.
"Io, guarita da un tumore al polmone, sto bene da 16 anni"
Adriana Bastia ha 79 anni, nel 1996 le diagnosticarono un microcitoma (carcinoma polmonare apiccole cellule), di 7 centimetri, inoperabile. Dopo il fallimento di chemio e radio provò con la DiBella... Vai alla sezionedi Gioia Locati - 20 febbraio 2012, 16:04
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Adriana Bastia, 79 anni, vive a Crevalcore in provincia di Bologna con il marito ottantaseienne. Sedici anni fa di anni ne aveva 66. Era il 1996 quando le diagnosticarono un tumore al polmone al terzo stadio: un microcitoma di 7 centimetri con infiltrazioni ai bronchi, al cuore e al mediastino, dunque inoperabile.
Affrontò sei cicli di chemioterapia e 25 applicazioni di radioterapia. Risultato? Il cancro non venne scalfito di un millimetro, il suo aspetto era identico a quello manifestato prima delle cure: 7 centimetri di massa estese ad altri tre organi. Di buono c’era che il microcitoma non era nemmeno cresciuto ma sentite a che prezzo: “Non riuscivo più a fare un piano di scale – ricorda Adriana che ora, con sedici anni in più, le stesse scale le fa almeno quattro volte al giorno – Certi giorni non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto. La vera botta per me è stata la radio, ero ridotta a uno straccio”. Non era tutto. Per Adriana, dopo le cure, non ci sarebbe stato più nulla da fare. Lo dissero i medici dell’ospedale
Sant’Orsola al marito, di nascosto da lei. “Ma io capii lo stesso, la sentenza di morte era stampata sulla faccia di mio marito...”
Partiamo dall’inizio. Come si accorse del tumore?
“Per caso, non mi dava disturbi. Nel ’96 ebbi una colica intestinale, il medico mi prescrisse una serie di esami, fra i quali una lastra al torace”.
Che disse...?
“Non compresi subito, mi venne consigliata una tac. Da lì il responso: carcinoma polmonare a piccole cellule, 7 centimetri...”
Ha mai fumato?
“Da giovane sì ma per pochi anni. Devo aver iniziato a 16 anni e smesso otto anni dopo”.
Dunque nessun disturbo per quei sette centimetri di cancro in quattro organi?
“Mai una tosse preoccupante o un problema respiratorio, neppure dolori.”
Cosa fece dopo la diagnosi?
“Mi affidai al Sant’Orsola e affrontai la chemioterapia da febbraio a giugno: avevo perso i capelli, avevo una nausea persistente... Man mano perdevo sempre più le forze, poi in agosto la radioterapia mi diede il colpo di grazia...”
In che senso...?
“Non mi reggevo più in piedi, dovevo essere sostenuta, ero invecchiata di botto”.
A 66 anni...
“Già (sorride) per me il tempo è girato al contrario: ora a 79 anni vado spedita ovunque...”
Ma dopo quelle cure estenuanti gli esami cosa rivelarono?
“Il mio tumore non rispondeva alle terapie, mi fecero credere che le cose erano migliorate ma, siccome non mi diedero altre cure e la faccia di mio marito parlava da sola, io stetti al gioco, finsi di crederci...A lui comunque dissero che non ci sarebbe stato altro da fare, se non alleviare i dolori al momento opportuno...”
A quel punto, quando pensò di essere condannata, cominciò la cura Di Bella?
condannata,
“Le mie figlie si interessarono, erano gli anni del clamore mediatico. Fuori dallo studio del professor Di Bella la coda dei malati era interminabile, ci rivolgemmo al dottor Achille Norsa di Verona. Cominciai la cura in ottobre, dopo dieci giorni ripresi a far le scale da sola, dopo 3 mesi i primi risultati”.
Ovvero?
“Il tumore regrediva ed io riprendevo sempre più le mie forze, stavo sempre meglio”.
Si faceva da sola l’iniezione di somatostatina?
“No, aveva imparato mio marito, tenevo la siringa temporizzata dalle 8 alle cinque del mattino, sono andata avanti così per sette anni. Ora ho ridotto le dosi, prendo un terzo del farmaco una volta ogni sette giorni.”
Quanto vi è costata la cura?
“Per la somatostatina pagavamo 1 milione e mezzo delle vecchie lire, c’era il mercato nero...”
Davvero?
“Eccome. Quando il farmaco venne tolto dalla fascia A, esente da ticket, il prezzo lievitò e in Italia si faceva fatica a trovarlo, mio marito doveva andare in Germania o a San Marino, un’assurdo, un modo davvero crudele per contrastare la libertà di cura”.
Oggi, a distanza di 16 anni sta continuando la terapia e il microcitoma si è ridotto di quanto?
“Proseguo con dosaggi blandi, in più assumo i galenici, melatonina, vitamine e retinoidi, il mio cancro è diventato minuscolo, si è come atrofizzato, non ha la forza per andare avanti”.
E lei si sente bene...
“Una meraviglia, ho anche un marito che è più in gamba di me, due figlie, cinque nipoti e sto per diventare bis-nonna”.
Anche mio padre era affetto da microcitoma polmonare a piccole cellule, ma non ce l'ha fatta, ha fatto la chemio, gli avevo prospettato la cura Di Bella, ma lui si sentiva sicuro tra gli oncologi e gli ospedali, non lo potevo biasimare, chi era Di Bella di fronte a tutta la classe medica mondiale? E soprattutto che assistenza avrebbe avuto? Non di certo quella che poteva avere con gli ospedali!
RispondiEliminaNon lo obbligai a far nulla che lui non volesse e malgrado le mie convinzioni anti chemio e radio, lo accompagnai fino al suo ultimo giorno in quei maledetti reparti di oncologia, alla fine abbandonò la chemio perchè era ridotto pelle e ossa, gli stetti vicino fino all'ultimo respiro, il quale avvenne guardandomi negli occhi.
Noi riponiamo la nostra fiducia e la nostra vita nelle mani degli oncologi, ma se i pazienti sapessero cosa pensano gli oncologi della validità della chemio, penso sarebbero in pochi a farsi avvelenare!
Condannano Di Bella, Hamer, Simoncini ed altri solo per il maledetto Dio denaro e non si tiene minimamente conto dei risultati ottenuti da questi altri metodi. Medici e "lobbysti" come motivazione mettono davanti le teorie oncologiche ufficiali le quali si basano in gran parte su dogmi e le spacciano come se fossero delle verità ineluttabili.
Diversi medici che ho conosciuto in confidenza hanno avanzato le loro perplessità riguardo l'oncologia attuale.
Grazie ad internet oggi siamo un pò più liberi, anche di scegliere in certi casi di cosa morire, per quanto mi riguarda non morirò certo di chemio.
Un saluti a tutti.
pluigi
Purtroppo le lobby cercheranno di speculare sempre di più sulla nostra salute, noi abbiamo il potere di cambiare queste cose e scegliere come curare la NOSTRA salute. Mi spiace che tu non sia riuscito a convincere tuo padre, forse ora non staremmo parlando di questo caso e avresti le prove da sbattere in faccia a quelli che ritengono inefficaci queste cure. Ciao da Paolo, scusate ma il mio account blogger fa cilecca, avevo un blog simile a questo, un giorno forse lo aprirò di nuovo perché queste cose mi fanno tornare la voglia di fare informazione non censurata.
RispondiEliminaProbabilmente mio padre non ce l'avrebbe fatta comunque, ma il cisplatino che gli veniva iniettato nelle vene ha sicuramente abbreviato la sua vita senza lasciare la speranza al corpo di reagire, questi cervelloni di medici che sono i burattini sordi e ciechi delle industrie farmaceutiche, non hanno ancora capito che l'unico che può sconfiggere il cancro è il corpo stesso, e che al di là del sistema usato, solamente se si mette in condizione il corpo di fare la sua azione riparatrice, si hanno speranze di farcela, altrimenti come nel caso delle chemio l'organismo dovrà far fronte non solo alla "malattia" ma anche ad un avvelenamento chimico.
RispondiEliminaHo un curriculum di morti di chemio intorno alla mia famiglia, da far invidia ad un centro oncologico e l'unico che conosca personalmente che ha fatto la cura Di Bella a causa di un tumore al pancreas e uno all'intestino, è vivo e vegeto a più di 70 anni senza neppure una cellula tumorale nel suo corpo, Ma questo non deve creare illusioni, ci sono casi e casi.
ciao pl
Una cosa è sicura, le Big Pharma tengono i Medici al guinzaglio con regali ed offerte di ogni genere, molte cure alternative alla chemio sarebbero state gratuite o a bassissimo prezzo....quindi non convenienti. La chemio ed affini costa al servizio sanitario nazionale cifre che sfamerebbero il terzo mondo. Proprio Pieluigi mi fece notare tempo fà che i medici avevano cambiato il giuramento di Ippocrate per liberarsi dal vincolo che li costringeva a non somministrare farmaci che possono provocare la morte, come i chemio terapici. Fate una ricerca e scoprirete realtà sconcertanti e giudicate voi.
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