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sabato 19 agosto 2017

Chemioterapia: la strana pratica di somministrare veleni ai pazienti per guarirli.

Cancro: un crepuscolo degli dei.

Tratto dal libro di Alberto R. Mondini "Il tradimento della medicina"
Come è nata questa strana pratica di somministrare terribili sostanze ai pazienti per guarirli, la chemioterapia?

Essa si basa sul fatto che le cellule cancerose sono più deboli di quelle sane, pertanto, sotto l'azione di veleni o di radiazioni ionizzanti, sono le prime a morire. Questa constatazione porta però a una delle pratiche più insensate della storia della medicina: avvelenare ed irradiare il paziente per guarirlo! Anche la persona meno informata, riesce a comprendere che guarigione significa miglioramento della salute.

Nessuna persona sana di mente penserebbe che l'inquinamento, gli esperimenti atomici o l'incidente di Chernobyl siano i provvidenziali vantaggi dei nostri tempi per mantenerci sani.

Tutte quelle discussioni fatte in televisione di volta in volta su chemio o medicine alternative hanno un solo scopo: confondere le idee e annebbiare le menti della gente. 
In verità la questione è di una semplicità lapalissiana e disarmante. Vogliamo sapere se la chemio è una terapia valida o no? 

E’ molto facile saperlo; basta fare quello che si fa con qualsiasi altra cosa di qualsiasi genere per sapere se è funziona o no: si osservano i RI-SUL-TA-TI...

Su di essa esistono studi, statistiche, dati ufficiali accurati.
E’ vero che gli oncologi, con la complicità dei media, creano su di essi una cortina fumogena, ma non è per niente difficile averli; poi basta leggerli. Io li ho trovati e ve li posso comunicare. Ripeto: questi non sono i miei dati, sono i dati ufficiali dell’oncologia ufficiale. Confrontateli con le centinaia di ore di chiacchiere televisive trionfalistiche di Tirelli & C.

Prima di tutto bisogna sapere cosa si intende in medicina per paziente guarito di cancro. Poiché effettive guarigioni non ne ottengono mai, definiscono guarito colui che sopravvive almeno cinque anni dal giorno della diagnosi, anche se muore cinque anni e un giorno dopo, anche se alla fine del quinto anno ha un cancro grande come una zucca che gli sta straziando il corpo...

Credo che veramente poche persone conoscano questo dato. Non è che venga tenuto segreto; ma, per darvi un’idea, io per televisione in tanti anni l’ho sentito spiegare solo un paio di volte e solo di sfuggita.
Ricordatevi che cambiare il significato alle parole è un mezzo importante per confondere e dominare. Questo dato pertanto è fondamentale, è una chiave per capire veramente tutti i discorsi che fanno gli oncologi quando parlano di “guarigione”.
Premesso ciò, loro proclamano che: ogni 100 persone che si ammalano di cancro, 50 guariscono; in altre parole ciò significa soltanto che 50 muoiono entro 5 anni dalla diagnosi, le altre dopo.

In verità la cose stanno perfino molto, ma molto peggio di così.
Se lasciamo perdere le chiacchiere televisive e le cialtronate per ottenere offerte e finanziamenti e ci riferiamo a ciò che effettivamente è scritto e provato, troviamo che la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi di “tumore certo” è mediamente del 7%. Nella tabella seguente trovate i dati riferiti ad alcuni specifici tipi di tumore. Sono presi dal monumentale trattato “Medicina Oncologica” di Bonadonna e Robustelli” (testo universitario): mille pagine per dire “non ci abbiamo capito niente”.

Tumore / Sopravvivenza a 5 anni
Glomi maligni (cervello):  meno di 10%
Distretto cervico facciale:  meno di 5%
Melanomi maligni meno: di 20%
Neoplasie maligne dell’orecchio e della mastoide:  meno di 25%
Polmone:  7,50%
Mesotelioma della pleura:  0%
Carcinoma dell’esofago meno: di 10%
Carcinoma dello stomaco meno: di 13%
Neoplasie del piccolo intestino:  25%
Carcinoma del fegato:  0-2%
Carcinoma della colecisti:  meno di 3%
Carcinoma del pancreas:  2%.
Carcinoma mammario localmente avanzato: 5%

Ma perfino questi dati sono troppo ottimistici! Un lavoro scientifico pubblicato nel 2004, prende in esame dieci anni di statistiche mediche australiane e americane (gennaio 1994-gennaio 2004) sui risultati della chemio nella cura del cancro. I risultati, usciti dallo spoglio di un campione immenso e più che rappresentativo di circa 227.800 casi di tumore, sono catastrofici: in media, solo il 2% dei pazienti sottoposti alla chemio risulta essere ancora vivo dopo 5 anni dall’inizio del trattamento “terapeutico” (1).

Provate un po’ ad immaginare un impresario edile che costruisce case il cui 93 o 98 % crolla entro cinque anni dalla costruzione. Prima di tutto nessuno lo pagherebbe più e poi verrebbe messo in galera; a meno che qualcuno non lo appenda prima al più vicino lampione... Invece gli oncologi vengono strapagati, onorati, vezzeggiati, ascoltati per ore e ore in noiosissime trasmissioni televisive di medicina. I più famosi oncologi italiani riescono a farsi pagare 200-300 euro o più per una visita di 10-15 minuti!

Incomprensibile... Il fatto è che costoro fanno leva sulla paura, sul dolore e sull’ignoranza di questi dati da parte dei malati e dei loro famigliari. Come la paura e l’ignoranza vengono poi alimentate sistematicamente con ogni mezzo, potete facilmente constatarlo voi stessi.

Il Prof. Luigi Di Bella qualche anno fa avvertì che “se una persona viene dimessa dall'ospedale, si dice che è in remissione. Quando ritorna viene curata e viene dimessa un'altra volta. Se ogni dimissione viene considerata come un dato positivo, i conti aumentano. E siccome non si può morire più di una volta, se un individuo è stato dimesso 9 volte ed è morto una volta sola si avrà un 90% di guarigione e il 10% di mortalità. La fortuna dei medici è che si muore una volta sola”.

Estremamente importante in questo contesto è la vasta indagine condotta lungo 23 anni dal Prof. Hardin B. Jones, fisiologo presso l'Università della California, e presentata già nel 1975 al Congresso di Cancerologia, presso l'Università di Berkeley. Oltre a denunciare l'uso di statistiche falsificate, egli prova che i cancerosi che non si sottopongono alle tre terapie canoniche (chemio, radio e chirurgia N.d.A.) sopravvivono più a lungo o almeno quanto chi riceve queste terapie. Come dimostra Jones, le malate di cancro al seno che hanno rifiutato le terapie tradizionali, mostrano una sopravvivenza media di 12 anni e mezzo, quattro volte superiore a quella di 3 anni raggiunta da coloro che si sono invece sottoposte alle cure complete.

Uno studio condotto da quattro ricercatori inglesi, pubblicato su una delle riviste mediche più autorevoli del mondo, The Lancet del 13-12-1975, e che riguarda 188 pazienti affetti da carcinoma inoperabile ai bronchi. La vita media di quelli trattati con chemioterapia completa fu di 75 giorni, mentre quelli che non ricevettero alcun trattamento ebbero una sopravvivenza media di 220 giorni.

Un altro dato fondamentale che indica come le terapie ufficiali per i tumori siano inefficaci, sono semplicemente le statistiche di morte per tumore. Nonostante le decine di miliardi di euro spesi per la ricerca e le centinaia di miliardi per i trattamenti, i dati degli istituti di statistica di tutti gli stati occidentali mostrano che le morti per cancro dal 1950 alla fine del secolo sono continuamente e notevolmente aumentate.

giovedì 3 novembre 2016

Marcatori tumorali.... e creazione di malati



Marcatori tumorali.... e creazione di malati

Nell’ultimo libro “La fabbrica dei malati” mi sono occupato della più importante strategia di marketing (“Disease mongering”) messa in atto dall’industria del farmaco. Una strategia diabolica in grado di trasformare milioni di persone sane in malati. 

Com’è possibile tutto ciò? Attraverso un sistema geniale che va dall’abbassamento dei cosiddetti valori di “normalità”, alla diagnosi precoce per giungere creazione vera e propria di nuove malattie. Per non parlare del grossissimo problema della sovradiagnosi e degli incidentalomi.
I markers tumorali, se usati non correttamente, rientrano in tutto ciò...
 
Cosa sono i markers
La presenza di un tumore può essere rivelata attraverso il dosaggio di particolari sostanze dette appunto marcatori presenti nel sangue. Per lo più si tratta di proteine, ma possono essere anche ormoni o enzimi.

Il dogma della medicina vuole che queste proteine vengano prodotte in quantità superiore alla norma dalle cellule tumorali per cui il loro dosaggio nel sangue serve proprio per cercare e individuare il tumore osservandone le evoluzioni. 

Non tutti sanno però che tali markers vengono prodotti anche da cellule in condizioni totalmente diverse dai tumori e perfino in salute…

Vediamo quali sono i marcatori più utilizzati.

PSA, Antigene Prostatico Specifico: per il tumore alla prostata, livelli normali < 4 ng/dL.  
Aumenta in caso di neoplasia prostatica, ma anche nella ipertrofia prostatica benigna, prostatite, esplorazione rettale, cistoscopia, agobiopsia prostatica e resezione prostatica trans-uretrale.
CA 125: per il tumore all’ovaio, livelli normali < 35 U/ml. 
Aumenta in caso di cancro ovarico, polmonare, linfomi non-Hodgkin (40% dei casi) e affezioni benigne quali endometriosi, cisti ovariche, mastopatia fibrocistica, cirrosi epatica, pancreatite acuta  e addirittura in gravidanza. Valori falsamente positivi si possono trovare anche in presenza di versamento pleurico.
CA 15-3: per il tumore alla mammella, livelli normali < 25 U/ml. 
Aumenta in caso di carcinoma mammario, cancro ovarico, colorettale, polmonare, patologie benigne del seno, malattie epatobiliari e malattie autoimmunitarie. Valori falsamente positivi possono essere causati da patologie reumatiche. 
CA 19-9: per i tumori del colon-retto oppure del pancreas, livelli normali < 37 U/ml. 
Aumenta in caso di cancro pancreatico, gastrico, colorettale, melanoma e patologie benigne (malattie epatobiliari e polmonari). Circa l’1% dei soggetti normali ha un CA 19-9 costituzionalmente elevato, per motivi genetici.
CEA, Antigene Carcino Embrionale: per i tumori del tratto gastro-intestinale e polmonari, livelli normali < 5 ng/ml. 
Aumenta in caso di cancro colorettale, mammella, polmone, stomaco, pancreas, fegato, malattie infiammatorie intestinali, epatobiliari e lesioni polmonari benigne. Anche il fumo di sigaretta può farlo aumentare!
TPA (Antigene Polipeptidico Tessutale), TPS e Cyfra 21.1:  sono citocheratine utilizzate come marcatori tumorali, la loro concentrazione è proporzionale alla massa del tumore e alla sua aggressività.
PAP, Fosfatasi acida prostatica: per i tumori alla prostata, livelli normali < 3,7 μg/l.
E’ una glicoproteina secreta dalle ghiandole prostatiche, presente nel liquido seminale. Aumenta in caso di carcinoma prostatico in fase metastatica (85% dei casi) ma anche negli adenomi benigni della prostata, prostatite, ritenzione urinaria e raramente carcinoma vescicale invasivo con infiltrazione prostatica. Anche la manipolazione della prostata attraverso massaggi, biopsie o esami rettali può incrementarne i livelli.
AFP, Alfa-FetoProteina: per i tumori al fegato, del testicolo e dell’ovaio, livelli normali < 25 mcg/L. 
Aumenta in caso di carcinoma epatocellulare (80% dei casi), cancro testicolare di tipo non-seminoma (60% dei casi), tumori ovarici, dello stomaco e del colon. 
I suoi valori sono elevati anche in gravidanza, sofferenza fetale, difetti di chiusura del tubo neurale, cirrosi epatica, epatite virale e morbo di Crohn. 
HCG, Gonadotropina Corionica:  è un ormone correlato all’inizio della gravidanza e viene dosato per i tumori germinali del testicolo e dell’ovaio.
TG, Tireoglobulina: marcatore per il tumore alla tiroide, livelli normali < 10 ng/ml. 
Aumenta in caso di cancro tiroideo e patologie benigne della tiroide (tiroidite, gozzo, morbo di Basedow).
CT, Calcitonina: per il tumore midollare alla tiroide, livelli normali < 0.1 ng/ml.
E’ un ormone polipeptidico prodotto dalle cellule C della tiroide. Aumenta in caso di carcinoma midollare della tiroide e raramente anche con altri tipi di tumore.
NSE: per il microcitoma polmonare e neuroblastoma, livelli normali < 12 mcg/l.
Aumenta in caso di neoplasie di origine neuroendocrina, microcitoma polmonare e neuroblastoma.

A caccia del marker specifico
La ricerca medica da sempre è a caccia del marcatore tumorale specifico al 100%. 
Il valore che garantisca la diagnosi tumorale certa rappresenta il sogno per molti ricercatori e medici. Sogno però diventato un incubo perché i marker non sono né sensibili, né specifici!
Nessuno dei marcatori tumorali che oggi la medicina conosce e utilizza è una prerogativa specifica del tumore in quanto sono tutte sostanze presenti anche in altre condizioni, perfino nell’assoluta normalità.
Quindi il marcatore tumorale qualitativo, cioè presente solo nel tumore NON esiste!

Storia dei markers tumorali
La storia dei marcatori inizia nel 1965 quando due ricercatori americani scoprirono nelle cellule di alcuni tumori del colon una sostanza CEA che si dimostrava correlata con la malattia.
Questo antigene era presente nel tessuto tumorale e anche nel sangue dei malati con il tumore al colon. Sembrava la scoperta del secolo: una proteina poteva indicare la presenza o meno di un tumore. Successivamente si scoprì che questo antigene veniva prodotto in piccole quantità anche da tessuti sani e si riscontrava in presenza di altre e completamente diverse neoplasie (mammella, polmone, apparato urinario, pancreas e stomaco). 
Crollato il mito della specificità del CEA, la batosta più grossa arrivò quando i ricercatori scoprirono che l’antigene è prodotto in alte dosi anche in malattie non tumorali come le infiammazioni acute e croniche del fegato.

Sensibilità e specificità dei markers
Per valutare correttamente l’adeguatezza di un marcatore tumorale è necessario conoscerne la sensibilità e specificità
Per sensibilità s’intende la capacità di rilevare la presenza di tumore. Per esempio se un marker ha una sensibilità del 70% significa che è capace di rilevare la presenza del tumore nel 70% dei pazienti affetti, ma questo significa che 30 pazienti su 100 avranno valori normali del marker in presenza di un tumore (“falsi negativi”). 

La specificità è invece la capacità del marker di essere elevato solo in caso di neoplasia e assente in altre malattie. Se un marker ha una specificità del 70% sarà positivo nel 70% dei casi per una specifica neoplasia, ma questo significa che 30 pazienti su 100 avranno livelli elevati del marker in presenza di un diverso tipo di tumore o di una patologia benigna (“falsi positivi”). 
La conseguenza è che i markers tumorali non hanno mai una sensibilità e una specificità del 100%

Questi sono alcuni dei motivi per cui i markers tumorali non vanno usati per la diagnostica oncologica ma per verificare l’andamento della terapia nel follow-up: l’abbassarsi o l’elevarsi dei livelli riflette l’andamento clinico della neoplasia.

Andamento clinico della neoplasia

giovedì 11 giugno 2015

Seno, patologie e paure


La mammella è una ghiandola esocrina la cui funzione è di produrre, nel periodo successivo al parto, il latte, che esce sotto lo stimolo della suzione.
Essa è costituita da:
v   l’apparato duttulo-lobulare (le ghiandole) che comprende i dotti periferici e gli acini dove “si produce il latte”;
v   il sistema dei dotti galattofori, che permettono di portare il latte all’esterno;
v   un tessuto connettivo e adiposo con funzioni di sostegno.

E’ l’organo simbolo della “protezione” poiché una mamma stringe il suo bimbo al seno per proteggerlo. Le ghiandole sono strutture “vitali” poiché la loro secrezione permette al bimbo di nutrirsi e svilupparsi, mentre i dotti galattofori sono delle strutture “relazionali” che mettono in “comunicazione”, “uniscono”, le ghiandole al capezzolo.
Le ghiandole aumentano al verificarsi inaspettato di un “dramma umano”; il figlio o il partner sono improvvisamente in pericolo e la ghiandola, sollecitata, produce una secrezione più abbondante e nutriente, per fornire simbolicamente l’energia necessaria a superare il momento critico.
Per il cervello, figlio e partner, sono tutti coloro o tutto ciò che si “materna”: ad esempio il libro che sto scrivendo e che potrei considerare come << il mio bambino, la mia creatura>> o il gatto che può rappresentare il “cucciolo” di cui mi occupo amorevolmente come un figlio.
I dotti galattofori sono la sede del tumore duttale, oggi molto frequente.
Ai nostri giorni sempre giorni sempre più sono le donne che subiscono e soffrono a causa di separazioni dai figli o dai mariti. Poiché i dotti sono strutture relazionali, nel momento della sofferenza il cervello “toglie” la struttura che simboleggia la relazione come se, così facendo, non si avesse più a soffrirne. E’ quando il contatto è ritrovato, che si forma il tumore duttale, che ha lo scopo di rinforzare i dotti come se simbolicamente la donna desse così concretezza alla relazione che non vuole perdere mai più.
Mentre nelle ghiandole il tumore si manifesta nel momento del conflitto, per i dotti esso prende corpo quando lo stress è finalmente terminato.
Il seno sinistro rappresenta la protezione o il contatto che offro e quello destro la protezione o il contatto che ricevo. [1]

Considerazioni.
La natura della donna è quella di accogliere, amare, accudire, nutrire, crescere e curare (anche il “nido”), tutte queste sue funzioni ancestrali fanno parte di ogni donna, anche le più “moderne” che si occupano d’altro rispetto al loro vera natura, tuttavia l’inconscio collettivo, le funzioni degli organi e la loro simbologia che si sono configurati nei millenni non sono cambiati e quindi ancora oggi la donna per poter adempiere alla sua naturale “vocazione” di essere d’amore e creatore per eccellenza, “utilizza” simbolicamente sempre la stessa parte del corpo: il seno.
Si tratta di emozioni e stati d’animo, consci ed inconsci, che qualsiasi donna nella vita ha provato e che somatizza a livello del seno.
Appare chiaro quindi che il seno è costantemente sottoposto a “sollecitazioni” e modifiche endocrine e strutturali(fisiche) di varia “entità”- rilevanza, in relazione all’intensità del “vissuto”; la donna non se ne accorge nemmeno, a meno che non si tratta di forti eventi drammatici vissuti il cui epilogo sfocia in malattie del seno che danno dei marcati sintomi.
Bisogna tener presente che il vissuto è unico per ogni donna quindi non può applicarsi alcun criterio di standardizzazione o generalizzare su particolari eventi o emozioni percepite.
Possiamo vedere la patologia del seno come un segnale d’amore; l’amore di una madre, di una compagna o di una figlia che non hanno potuto dare “di più” alle persone amate.
Non è trascurabile il fatto che oggi moltissime donne scoprono di essere “ammalate” a tale organo vitale non tramite i sintomi di madre natura,  bensì tramite gli screening preventivi tanto di moda oggigiorno e che consentono di cogliere sul nascere patologie del seno che potrebbero arrecare grave pregiudizio(?) all’integrità femminile.
Quello che di norma non viene detto poiché non ritenuto interessante, ai meri fini lucrativi, è analizzare quello che avrebbe comportato alla donna la mancata scoperta di tale “imperfezione” nel suo seno, anzi di solito si calca la mano sulle nefaste conseguenze che ciò potrebbe comportare senza esporre chiaramente che molti processi tumorali, di cui il nostro corpo è pieno, non danno alcun sintomo e si dissolvono autonomamente.
Gli screening e la relativa sovradiagnosi purtroppo non consentono di abbassare il tasso di mortalità di questo e di altri fenomeni patologici, ma aumentano solo il numero dei malati, ecco il fine di lucro, i quali a seguito del devastante impatto, soprattutto emotivo, della diagnosi e del successivo protocollo aggravano le proprie condizioni di salute invece di migliorarle e quindi, come già spiegato bene in altri articoli, si possono verificare le famigerate metastasi con tutto quello che ne consegue.

Teniamo sempre a mente che la malattia, quando si manifesta, ha un suo scopo è grazie al cielo non è quello nefasto che ci hanno sempre fatto credere, ad esempio per rimanere in tema di patologie del seno, in caso si sia vissuta una situazione personale molto difficile di “separazione” vengono interessati i dotti galattofori che sul momento per necrosi si riducono con delle ulcere che all’atto del ritrovare la calma o il “contatto” si riformeranno più forti di prima con una proliferazione cellulare(tumore), si tratta di cellule dei dotti e non hanno alcuna intenzione di uccidere la donna, questo non significa che non inducano l’essere in una condizione dolorante e disabilitante durante tale processo riparativo, qualora di forte entità. 
Analogamente se per un conflitto di “non riuscire a proteggere, curare, tenere(per sè), sostenere(sfamare) il nido familiare inteso nel senso più ampio (figli veri o ritenuti tali, partner, casa, persone di casa, padre, sorelle, fratelli ecc.), il cosiddetto conflitto del nido”,  sono interessate le ghiandole che producono latte o siero all’atto del dramma, per meglio superarlo, aumentano le dimensioni e le secrezioni, senza sintomi e al termine vengono demolite per caseificazione arrecando sintomi molto forti ed invalidanti qualora di forte entità.
Conoscendo le funzioni del seno e le sue reazioni biologiche al nostro vissuto, strettamente personale, dovrebbe essere più facile e naturale affrontare la vita di tutti i giorni e la malattia qualora dovesse giungere?
Perché nessun “canale” ufficiale ci dice come stanno veramente le cose?
Perché ci fanno vivere nell’ignoranza della malattia e nel terrore che essa arrivi?
Ognuno si faccia le proprie domande e cerchi le risposte che gli consentano di proseguire un’esistenza che sia degna di essere definita tale.
Marcello Salas


Approfondimenti necessari:
Articoli relativi al tumore al seno [QUI] [QUI];
Articoli relativi allo screening, sovradiagnosi e prevenzione[QUI] [QUI].
Articoli che spiegano cosa sono veramente le metastasi[QUI]


Come Portare alla Luce la Realtà Nascosta della Malattia Voto medio su 20 recensioni: Da non perdere

lunedì 27 aprile 2015

Cancro, è arrivato il momento di cambiargli nome?

Cancro, è arrivato il momento di cambiargli il nome?  Una proposta per 'prevenire' l'overdiagnosi oncologica - del dottor Gabriele Bovina


Cancro, è arrivato il momento di cambiargli nome? Convegno "Strumenti di Salute Attiva", 01/06/2014

LA MEDICINA INTELLIGENTE È QUELLA CHE CAMBIA
«Tutto ciò che è assoluto appartiene alla patologia» (Friedrich Nietzsche)
C’è una buona notizia in ambito medico: la medicina ufficiale sta rivelando una capacità «autocorrettiva». La capacità di cambiare rotta. Come noto, è tipico dei sistemi più intelligenti questa capacità di correggersi: di interrompere quanto è stato fatto, ma che non ha portato beneficio e di avviare nuovi comportamenti. Possiamo quindi dire che la medicina ufficiale sta rivelando questa capacità, un atteggiamento da intelligenza superiore. Il problema è che non sappiamo se gli operatori della salute e gli utenti della salute saranno in grado di autocorreggersi e integrare i cambiamenti a cui la medicina vuole andare incontro.

I termini della questione
Ci sono condizioni che abbiamo definito maligne e quindi nocive per la vita (come una pistola vera se spara uccide), che ora sappiamo non essere più nocive (come una pistola giocattolo se spara non nuoce) e altre di cui non siamo più certi siano nocive. Tuttavia, rimane il nome di quelle condizioni che ci porta inevitabilmente a temerle e a menomarci pur di rimuoverle (continuiamo a fare «di tutte le pistole un fascio»). Ci sono situazioni, in cui il fatto di aver considerato certe anomalie di forma (cellule disposte in modo anomalo) e funzione (pressione arteriosa superiore ad un determinato valore) del corpo come potenzialmente pericolose per la salute e averle trattate come tali, non ha migliorato la qualità di vita delle persone trattate, anzi potrebbe averla peggiorata. Ci sono altre situazioni, invece, in cui non siamo certi che l’intervento abbia migliorato la qualità di vita delle persone. Come spesso accade, i fatti di cronaca ci coinvolgono tutti e prendere uno di essi come esempio può essere utile per chiarire ulteriormente la situazione. La medicina ufficiale ci ha abituato ad aspettarci da lei che prevenga la malattia oltre che curarla. Quando dunque la medicina ufficiale per mezzo dei suoi operatori o dei mass media ci suggerisce di evitare un comportamento mal sano e di preferire un comportamento più sano o di togliere una parte di noi che è ammalata, per lo più lo facciamo con fiducia. Certo, siamo impauriti, ma fiduciosi. Da quanto sappiamo dalle cronache, ad Angelina Jolie fu detto che aveva l’87% di probabilità di sviluppare un cancro al seno, calcolate in base al profilo genetico! Come biasimarla se ha riposto tanta fiducia nel valore predittivo di un test genetico, dal momento che la genetica è considerata un determinante forte della nostra salute? E che la probabilità di ammalarsi di cancro al seno era così alta? E che sua madre era morta e che le era stato detto che era morta di cancro?

Come siamo arrivati a questo punto: amputarci parti di corpo per evitare che si ammalino?
Il cancro, come suggerisce il termine, è ciò che presenta aspetti tipo «tessuto mangiato». Cancro fu definito quel tipo di lesione che dava l’idea di un tessuto mangiato. Si trattava a volte di zone esposte e visibili a occhio nudo, altre volte di parti interne del nostro corpo che si evidenziavano all’autopsia o in sede di intervento chirurgico. In entrambi i casi, si trattava di alterazioni della struttura del corpo visibili ad occhio nudo. Nel tempo la medicina si è arricchita anche dell’osservazione microscopica dei tessuti e il termine cancro è stato esteso anche a quanto era alterato in struttura a livello microscopico (non visibile a occhio nudo, ma solo al microscopio) e non più a livello macroscopico (visibile a occhio nudo). Alcuni ricercatori analizzarono il tessuto canceroso al microscopio ed esso risultò alterato anche microscopicamente. Si pensò quindi che ciò che era alterato microscopicamente non fosse altro che il primo passo verso l’alterazione macroscopica. Dal momento che una grossa alterazione non era altro che il frutto di una piccola alterazione cresciuta, sembrò logico che rimuovere le lesioni piccole prima che crescessero avrebbe ridotto la mortalità per le lesioni grandi. Inoltre si ritenne che rimuovere una lesione piccola avrebbe comportato uno stress minore per il corpo e per la persona stessa.
Nel frattempo divennero disponibili strumentazioni in grado di evidenziare lesioni corporee piccole e asintomatiche. Così ebbe inizio la pratica dello screening (sottoporre ad accertamenti persone asintomatiche) e della prevenzione secondaria rimozione chirurgica delle lesioni piccole.

Cosa è successo nei fatti perseguendo la pratica dello screening?
Lascio alle parole di un articolo apparso sulla rivista JAMA, il 28/08/2013, l’autorevolezza per rispondere. Prima, tuttavia, permettete che io specifichi che JAMA sta per Journal of the American Medical Association. Si tratta di una delle 4 riviste mediche più influenti al mondo (JAMA, BMJ, NEJM, LANCET). Per un medico oggi le riviste sono più importanti dei testi. È raro ormai che una biblioteca biomedica investa denaro nell’acquisto di libri, preferisce invece investire negli abbonamenti alle riviste i cui contenuti sono molto influenti sul comportamento pratico dei medici oggi.

“Nel corso degli ultimi 30 anni, la consapevolezza e la pratica degli screening hanno prodotto molta enfasi sul tema della diagnosi precoce del cancro. Sebbene l’obiettivo di questi sforzi fosse quello di ridurre l’incidenza di cancro in stadio avanzato e la mortalità per cancro, la tendenza secolare e i trial clinici suggeriscono che questi obiettivi non sono stati raggiunti; i dati nazionali dimostrano un significativo aumento delle malattie in stadio precoce, senza che vi sia un declino proporzionale delle malattie in stadio avanzato.

Ciò che è emerso è la considerazione che quella condizione patologica nota come cancro è caratterizzata da un alto tasso di complessità. La parola “cancro” spesso richiama lo spettro di un processo inesorabilmente letale; tuttavia, i cancri sono eterogenei e possono seguire numerose vie evolutive, non tutte destinate ad evolvere in metastasi e morte e includono malattie indolenti che non producono alcun danno durante la vita intera di una persona. Anche solo una migliore condizione biologica, può giustificare esiti migliori. Sebbene questa complessità complichi l’obiettivo di una diagnosi precoce, il suo riconoscimento offre un’opportunità di adattare lo screening per il cancro con l’obiettivo di identificare e trattare quelle condizioni con maggiore probabilità di essere associate a morbilità e mortalità. I cambiamenti in incidenza e mortalità dopo che la pratica degli screening ha avuto inizio hanno messo in evidenza 3 pattern.

Gli screening per il cancro al seno e il cancro alla prostata hanno riscontrato più casi di cancro che sono probabilmente privi di alcun significato clinico. Il cancro al polmone potrebbe seguire questo andamento qualora venisse adottato uno screening per le condizioni di alto rischio. L’esofago di Barrett e il cancro duttale del seno sono esempi di condizioni in cui il riscontro e la rimozione di lesioni considerate precancerose non hanno condotto ad una riduzione dell’incidenza di cancro invasivo. In contrasto, il cancro del colon e della cervice uterina sono esempi di programmi di screening rivelatisi efficaci, in cui il riscontro e la rimozione precoci di lesioni precancerose hanno conseguentemente ridotto l’incidenza di condizioni in stadio avanzato. I cancri della tiroide e il melanoma sono esempi di condizioni per cui la pratica dello screening ha ampliato il riscontro di lesioni indolenti.”
In base a suggestioni statistiche e istologiche, diverse lesioni etichettate come cancro e quindi potenzialmente e attivamente nocive potrebbero essere in realtà “vere e proprie cicatrici che sono come i residui di una battaglia combattuta e terminata” oppure “lesioni che il nostro corpo sta controllando in modo assolutamente efficace”. Lo screening sarebbe stato un modo per mettere in luce queste lesioni, che altrimenti non avrebbero mai dato segno di sé o lo avrebbero fatto lasciando comunque il tempo di intervenire con gli strumenti di cui disponiamo oggi, senza intaccare la qualità di vita della persona e la durata della vita stessa. Nell’articolo del JAMA, sono riferite alcune proposte di intervento di un gruppo di lavoro riunito per sviluppare strategie per migliorare l’approccio attuale agli screening e alla prevenzione oncologica. In particolare, tra queste proposte ne voglio citare due:
  • Riclassificare questi cancri come condizioni IDLE (Lesioni Indolenti di origine Epiteliale). L’uso del termine cancro dovrebbe essere riservato alla descrizione di lesioni con una ragionevole probabilità di una progressione verso la morte di chi ne è portatore, se lasciate non trattate.”
  • “Medici e pazienti dovrebbero prendere parte a discussioni aperte riguardanti questo tema complesso. I mezzi di comunicazione dovrebbero comprendere meglio e comunicare il messaggio così che come una comunità si possa intervenire per migliorare l’approccio allo screening.”

Che cos’è la Sovradignosi?

domenica 1 febbraio 2015

Ecco la vera medicina: le incredibili dichiarazioni di Umberto Veronesi.

Un discorso memorabile di Umberto Veronesi nella giornata nazionale sulla ricerca sul cancro (6 novembre 2014) al quirinale, particolarmente indicato agli scettici delle cure alternative ed ai medici.
Le parole di Veronesi che ascolterete nel video(che vi consiglio di salvarvi prima che lo rimuovano) hanno dell'incredibile, dinnanzi al presidente della repubblica, nella giornata nazionale della ricerca sul cancro, finalmente Veronesi ha la forza o la disperazione di dire la verità, completamente avversa ai criteri riduzionistici e allopatici della medicina ufficiale.
Meglio tardi che mai dr. Veronesi, grazie per questo discorso emozionante ed istruttivo.

Ecco alcuni punti salienti:
"...dobbiamo pensare alla medicina della persona...noi davanti a noi abbiamo la persona, nella sua globalità, nel suo carattere, le sue emozioni, il suo temperamento, le sue aspirazioni, le sue frustrazioni, questa è la persona che dobbiamo conoscere se vogliamo curarla correttamente, quindi credo che sia indispensabile recuperare qualche elemento della vecchia terapia olistica che è andata da 200 anni AC sino ad oggi, un vecchio tipo di medicina che considerava però il corpo umano inscindibile, considerava l'uomo. Poi nel 600 sono iniziate le autopsia... ed è incominciata la medicina d'organo"

"...però ha creato una scissione tra il corpo e la mente inevitabilmente... abbiamo tralasciato il tema del pensiero dell'uomo."
"Quindi bisogna, nella medicina del futuro, ritornare al vecchio pensiero platonico, Platone diceva che bisogna curare l'anima per curare il corpo; l'anima in greco la psychè, bisogna curare il pensiero, il cervello, il modo di sentire le cose... "

"...la malattia viene percepita e elaborata qui nel cervello, nel pensiero e lì rimane a lungo...  e facile togliere un modulo al seno è difficile toglierlo dalla mente..."

"...bisogna trovare un nuovo rapporto con i pazienti"

"...per avere la sua fiducia, la fiducia del paziente non si ottiene con la firma di un modulo di consenso informato, quello non serve a niente è una forma che serve più al medico per proteggersi dai rischi del futuro, al paziente non serve a niente."

"...c'è bisogno di dialogo"

"...la forza dell'ascolto è incredibile nei rapporti tra tra medico e paziente... la medicina narrativa..."

"... allora noi saremo dei buoni medici... ed è soprattutto, a mio parere, una manifestazione d'amore per il malato."

...come avevamo sempre sostenuto qui:

lunedì 26 gennaio 2015

Contro il cancro c'è anche il normale sale da cucina.

Ohibò: il sale cura il cancro

di Federico Giovannini
Se vi dicessero che con delle iniezioni di sale si può sconfiggere il cancro, ci credereste? Ovviamente no.
Invece un articolo del Daily Mail di oggi si intitola proprio così: "Iniezione di sale 'uccide le cellule cancerogene' portandole all'auto-distruzione."

L'articolo cita la ricerca del Professor Philip Gale, dell'Università di Southampton dove hanno condotto degli approfonditi studi in cui avrebbero dimostrato di poter uccidere le cellule tumorali con il sale da cucina.
"Abbiamo scoperto che possiamo indurre la morte della cellula con il sale", ha dichiarato il professore.

Secondo Gale, all'Università starebbero sviluppando una molecola in grado di circondare il sodio per farlo entrare nelle membrane cellulari in modo da innescare l'apoptosi cellulare, ovvero la morte della cellula tumorale.

Ma scusate - viene da chiedersi - perchè allora non fare delle infusioni di cloruro di sodio (sale da cucina) direttamente nei tumori? ...
E' davvero necessario trovare una molecola supertecnologica che faccia entrare il sodio nelle cellule?

Fra l'altro, negli Stati Uniti la guerra al cancro con del sale non è più una novità da tempo. Nel 2012 il National Institute of Health (NIH) ha concesso all’Università dell’Arizona un finanziamento di 2 milioni di dollari proprio per studiare gli effetti del bicarbonato di sodio sui tumori.

La differenza fra i due metodi è questa: Il Professor Gale attraverso la sua molecola sintetica pensa di innescare l'apoptosi cellulare con il sale (il sodio in particolare), mentre il Professor Pagel (Università dell' Arizona) spiega che "alcuni tumori possono produrre acidi attraverso un processo conosciuto come Effetto Warburg, che incentiva la degradazione dei tessuti intorno alla massa cancerosa, favorendo così la crescita tumorale e le metastasi". (come il CICAP si affretta a puntualizzare nella sua rivista online).

E noi, stiamo a guardare?
Niente affatto: da noi già molti anni fa un certo Dott. Tullio Simoncini fu radiato dall'albo dei medici - come recita la motivazione ufficiale - "per aver somministrato bicarbonato di sodio a pazienti affetti da tumori".

Come ormai è noto Simoncini utilizza il bicarbonato di sodio perchè è convinto che sia un'infezione fungina (di Candida Albicans) a innescare la reazione di crescita delle cellule (che non trovano altro mezzo se non quello della riproduzione esasperata, per fronteggiare l'infezione), quindi il bicarbonato di sodio, uccidendo la Candida, riavvierebbe l'apoptosi cellulare, dato che una volta scomparso il fungo, i tessuti (le famose "cellule impazzite") non avrebbero più motivo di crescere in maniera incontrollata e ricomincerebbero a morire come tutte le altre cellule.
Ma se tutti usano dei sali come mai a uno onori, all'altro denari, mentre al nostro riserviamo solo scherno e persecuzioni?
Federico Giovannini (Fefochip)

venerdì 23 gennaio 2015

Acqua di mare per il cancro e la chemioterapia

L’acqua di mare è stata prescritta dal sistema sanitario francese fino al 1980, bevuta o iniettata. Vediamo qui come può aiutarci nel caso del cancro.

Prima di tutto l’ideale è capire esattamente cosa sta facendo il nostro corpo (Hamer). Con ciò otterremo il maggior beneficio: la calma, la pace interiore.
Se non siamo d’accordo con le teorie di Hamer, il cammino è più duro però l’acqua di mare ci aiuterà ad attenuare gli effetti secondari della chemioterapia.

Lo spiegheremo meglio in seguito.
Con una diagnosi di cancro al pancreas forse Hamer ci direbbe di smettere di litigare con i nostri fratelli per una eredità e non sarebbe una cosa semplice, soprattutto a causa dello stato d’animo che una diagnosi simile ci produrrebbe senza conoscere le leggi di Hamer. È più facile andare d’accordo con gli altri quando siamo calmi.
Se siamo ancora in una fase di tensione, l’acqua di mare ci aiuterà a rilassarci e a vedere le cose con più tranquillità. Probabilmente ci farà entrare nella fase di recupero. Dalle leggi di Hamer sappiamo che esistono alcuni casi in cui è molto pericoloso che l’ammalato entri in questa fase, altri in cui bisogna seguirne l’evoluzione con molta attenzione. In questo caso, non conviene assumere acqua di mare in nessuna forma: né bevuta, né in spiaggia, né in crociera,etc. (Ovviamente la decisione finale è del malato: vivere meno ma morire felice o vivere più anni senza pace interiore). Se già siamo nella fase di recupero, l’acqua di mare la accelererà (attenzione alle persone molto deboli o i casi menzionati in precedenza).

Gli effetti secondari dei trattamenti ufficiali in Italia (*) (chemio, trattamento ormonale) sono di tutti i tipi, inclusa la decalcificazione delle ossa come conseguenza dell’intossicazione generale. 

Dato che il principale effetto dell’acqua di mare è disintossicare, le persone che hanno subito la chemioterapia sono quelle che notano maggiori benefici dall’assunzione di acqua di mare, dal primo giorno.
Tutto il corpo torna a funzionare e a riparare i danni che può aver subito.

Nel sito internet di un’associazione di sub degli Stati Uniti (www.diversalertnetwork.org/medical/articles/Breast_Cancer_Survey), alcune donne raccontano le loro sensazioni tornando a fare immersioni dopo la chemioterapia. Si leggono frasi come: "I love the peace of mind and the open feeling when I dive"(Amo la pace mentale e la sensazione di apertura quando mi immergo), "Diving is mandatory for my psyche." (immergermi è un obbligo per la mia mente). Ad un 12% di loro si è ridotto il linfoedema. Non bevono acqua di mare ma questa entra ugualmente attraverso della loro pelle come qualunque pomata antinfiammatoria che ci spalmiamo. Notano miglioramenti già dal primo giorno.

(*)In Nicaragua le persone possono scegliere il tipo di trattamento cui sottoporsi negli ospedali pubblici: chemisierapia, sciamani, omeopatia, etc. (Legge 774 in Nicaragua). In un video (www.youtube.com/watch?v=4BsYaD8l6vw) , in spagnolo, la dottoressa Ilari spiega (al minuto 20:15) come trattano il cancro in Nicaragua (facendo riferimento ad Hamer e usando acqua di mare).
Più informazione nella web www.martini13.com Francisco Martin
Bere Acqua di Mare & Hamer Francisco Martin
Bere Acqua di Mare & Hamer
Considerando le leggi del Dr. Hamer sull'auto-guarigione

Francisco Martin

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giovedì 21 agosto 2014

L’OMS dice che i tumori aumenteranno. Ecco il perché e come evitarli. NMG

Ce lo doveva dire l’OMS con una sua recente, lungimirante ed intelligente dichiarazione che i tumori avranno un proficuo futuro, senz’altro avranno basato le loro catastrofiche previsioni su una montagna di dati statistici e di grafici che dimostrano l’inevitabile incremento del fenomeno patologico del secolo altrimenti non ci saremmo mai arrivati da soli. A mio avviso è molto probabile che l’OMS sappia molto di più di quello che dice ed ha lanciato questo devastante allarme sociale di proposito facendolo amplificare da ogni media di regime.
Cercherò di essere più chiaro entrando nel merito della questione.

Secondo il mio modesto parere l’OMS conosce le cause che danno origine alle malattie ed al cancro e con le sue dichiarazioni non ha fatto altro che alimentarne alcune di esse, in fondo non dimentichiamo che l’OMS è sponsorizzata e finanziata per oltre l’80% da grossi gruppi farmaceutici il cui unico scopo è il guadagno indiscriminato sulla pelle dei poveri cittadini del mondo; ritengo che almeno questo ora dovrebbe essere chiaro a tutti!
Ovviamente dal punto di vista formale tutto appare ineccepibile in quanto ha opportunamente fatto una considerazione/previsione supportata da autorevoli studi che però, guarda caso, giova proprio a far realizzare se stessa.

Anch’io che non sono un medico né uno scienziato posso prevedere un ragionevole aumento dei casi di tumore o di malattie in genere com’è possibile?

Le cause delle malattie sono ormai ben note ed allo stesso tempo efficacemente occultate ai più, le nuove medicine emergenti sono in grado di trovare la causa di tutte le malattie e porvi rimedio definitivo all’origine, un processo sicuramente non semplice ma senz’altro più concreto del solito "tappa buchi" utilizzato dalla medicina ortodossa; in breve rappresento che le cosiddette malattie, in realtà sintomi, sono determinate da uno squilibrio psico-biologico e quindi anche energetico.
L’origine di tutte le patologie, nessuna esclusa, è un’istante angoscioso che si cristallizza in una parte recondita dell’essere e che trasforma l’evento che l’ha provocato in un “dramma permanente”, che ci obbligherà a reagire con un sintomo tutte le volte che sarà nuovamente confrontato a quella sofferenza.-
Da più parti si comincia dunque a sospettare che qualunque alterazione fisiologica, e pertanto patologica, prende origine dal verificarsi di un evento angosciante. [1]
Sapere che la paura è un elemento determinante per l’instaurarsi in noi di quello squilibrio psico-biologico che sta alla base di ogni malattia dovrebbe essere sufficiente a far comprendere che non è il caso di farsi prendere dal panico di fronte alle sbandierate previsioni di sofferenza e morte, anzi, a dirla tutta, non dovremmo neanche ascoltarle certe notizie che agiscono sul nostro inconscio soprattutto quando sono reiterate e/o rappresentate con determinate modalità e attrezzature tecniche (televisione, telegiornali ecc.) appositamente preposte alla programmazione mentale subconscia.
Mi giova ora parlarvi in concreto di come sia semplice giungere alle nefaste conclusioni dell’OMS, senza essere grandi scienziati e come tenersi alla larga da buona parte delle patologie più o meno gravi in costante escalation oggigiorno.

In maniera molto succinta vorrei trattare una patologia particolarmente diffusa e “sentita” tra le donne: il tumore al seno (ghiandola mammaria e dotti lattiferi). Questa patologia, come le altre, ha una causa nota per la Nuova Medicina Germanica che sintetizzerò in poche parole che non sono assolutamente esaustive in materia.

La donna localizza a livello emozionale(somatizza) il legame con il bambino e con il partner prevalentemente nel seno. Per questo motivo la malattia del seno è la più frequente nelle donne.

La NMG afferma che la causa originaria di tale tumore è da ricondursi alla personale emozione/vissuto drammatica vissuta in isolamento(interiorizzandola) attinente alla propria condizione di : “non riuscire a proteggere, curare, tenere(per sè), sostenere(sfamare) il nido familiare inteso nel senso più ampio (figli veri o ritenuti tali, partner, casa, persone di casa, padre, sorelle, fratelli ecc.), il cosiddetto conflitto del nido”, in questi casi si intende un conflitto grave che non da pace alla donna poiché non trova una immediata soluzione.

[2]Riguardo al tumore alla ghiandola mammaria (adenocarcinoma) la NMG sostiene che derivi da un grave conflitto di disputa o accudimento mentre per quello ai dotti lattiferi(carcinoma intraduttale) da un grave conflitto di separazione; nella prima ipotesi in fase attiva(conflitto) avviene una crescita del tessuto che ha il senso biologico di aumentare la produzione di latte per meglio fronteggiare la “cura del nido”, al termine della situazione conflittuale avviene una demolizione di tale tessuto ad opera dei batteri o incistamento; nella seconda ipotesi si hanno delle ulcere nei dotti lattiferi che hanno il senso biologico di far defluire il latte per non farlo stagnare a causa dell’assenza/perdita di figli/partner da “allattare”. [2]

In dette circostanze il corpo femminile reagisce ad una situazione reale o percepita come tale attivando un automatismo biologico che gli consenta di meglio superare l’evento; è successo la stessa cosa alla moglie del dr. Hamer che si è ammalata di tumore al seno dopo la perdita traumatica del figlio Dirk.

Il conflitto suddetto, che è strettamente personale, è in continua ascesa a causa di molti fattori sociali e ambientali che caratterizzano l’odierna realtà di vita dell’individuo(donna) di cui ne elenco alcuni:
·        La crisi economica con la conseguente perdita di lavoro(di qualsiasi coniuge) è un fattore che influisce non poco sulla capacità di far fronte alla “cura del nido”.
·        L’incredibile escalation di tasse immotivate sul bene primario della casa sta costringendo molti a vendere quello che avevano di più caro con conseguente sentimento di angosciante consapevolezza di non poter assicurare il luogo del “nido” è un altro elemento da tenere in considerazione.
·        La presa di coscienza ingenerata negli animi dai media che la società è un ambiente pericoloso, causa una sottofondo di paura nell’affrontare l’oggi e potrebbe anch’essa determinare dei sentimenti di “protezione” nei confronti del nido (figli e marito in primis).
·        L’odierna perdita di valori indotta dallo stile di vita improntato unicamente sull’avere invece che sull’essere è una delle cause alla base delle separazioni coniugali e quindi lo sfascio delle famiglie, può determinare nella donna un forte senso di sconforto per non essere riuscita a tenere(separazione) “il nido”.

Questi ed altri fattori concorrono ad ingenerare quello stato d’animo (secondo i parametri ben definiti dalla 1^ Legge Biologica della NMG) che determina uno sconvvolgimento psico-biologico che innesca il meccanismo di sopravvivenza automatico (definito da Hamer SBS - Sensato Programma Biologico Speciale) del corpo che sfocia nella suddetta malattia.

Potremmo parlare anche di altre patologie come: l’osteoporosi(grave conflitto di svalutazione personale); il cancro corpo(muscolo) dell’utero (conflitto di non riuscire a mantenere il frutto del grembo(gravidanza)); i problemi della tiroide (conflitto nel non riuscire a liberarsi subito di un grave problema o non riuscire a prendere subito una determinata occasione di importanza vitale (boccone))[2] ecc. ecc.; ma già da quanto ho indicato è facile intuire che la situazione di vita sociale e personale che le donne e gli uomini di questo tempo si trovano a vivere è in continuo peggioramento e questo non può che incrementare l’insorgere di patologie anche gravi come il tumore.

Per non lasciare nulla al caso mi appare doveroso fare un piccolo accenno alle famigerate metastasi: esse di fatto non esistono, non sono mai state confermate con rigore scientifico e la NMG ci dice che i nuovi tumori sono determinati da nuovi conflitti, spesso derivanti dal primo conflitto o dallo stesso tumore primario (es. per paura); ogni metastasi ha una spiegazione logica e scientifica.

E’ necessario comprendere che stiamo sbagliando qualcosa nel nostro modo di affrontare la vita, ci ostiniamo a voler realizzare i nostri pensieri che si oppongono a quelli altrui es: mia madre la deve smettere di ….; mio figlio fa sempre di testa sua …., mio marito non ascolta …., mia moglie proprio non capisce…, ho dei colleghi veramente incapaci e insensibili ….. ecc. ecc..
Bisogna diventare spettatori degli eventi che ci travolgono emotivamente, viverli con maggiore distacco, in maniera analitica, non opponendosi ad essi, assecondando la corrente della vita, tanto non sempre possiamo vincere/ottenere quello che bramiamo, conviene quindi cogliere il buono che ci passa dinnanzi e che sovente neanche riusciamo a vedere, non restiamo focalizzati sulle solite ideologie e aspettative che finora hanno solo ostacolato la fruizione di un’esistenza di pace interiore.
Non solo gli eventi traumatici condizionano la nostra esistenza, ma anche i piccoli stress o intenzioni negative, peggio ancora se inconsce, possono lasciare delle tracce poiché non esiste effetto senza causa. [1]
Dobbiamo almeno tentare per comprendere il mondo con occhi nuovi e senz’altro ci sorprenderemo nel constatare gli accadimenti da quell’angolazione, cogliendone la vera essenza. Sarà ancor più sorprendente constatare che da quello stato di apparente inettitudine verso la vita riusciamo a determinarne le sorti molto meglio di come potevamo fare prima opponendoci con tutte le nostre forze, riusciamo a vedere il flusso degli eventi senza esserne travolti. Ne usciremo migliorati in empatia, in amore, in forza vitale e nella tanto agognata serenità.

Ora, senza scomodare i dati statistici dell’OMS e gli autorevoli personaggi che vi fanno parte, dovrebbe essere semplice giungere ad una conclusione ovvia che di questo passo tutte le malattie avranno un sostanziale aumento.
Appare quindi anche ovvio quanto sia doveroso diventare consapevoli della necessità di affrontare i continui “attacchi” della vita di tutti i giorni in maniera diametralmente opposta a come siamo abituati a fare.

Non dobbiamo combattere un male solo dopo che ci ha colpito, possiamo e dobbiamo alleggerire il peso delle nostre tensioni che giocoforza ricadono sul piano fisico, possiamo e dobbiamo credere in noi stessi, è necessario sviluppare la conoscenza profonda del nostro sistema corpo-mente-cervello in modo da riuscire a mantenere uno stato di rilevante tranquillità interiore che tra l’altro ci consentirà di superare anche meglio le avversità di quest’esistenza.
Le nostre malattie dipendono da come noi reagiamo al sistema di vita disumano e innaturale in cui siamo costretti a vivere.
L’OMS forte della sua autorità e autorevolezza(?) spara allarmi sociali uno dietro l’altro con tutto quello che ne consegue sulla pelle del popolo che giorno dopo giorno tira a campare e si fida di un sistema sanitario che desta più di una perplessità.

Ognuno è libero di credere a quello che vuole, tenendo presente però che quello in cui crede diventerà la sua realtà; non si sfugge a se stessi, noi diventiamo tutto quello che pensiamo e tutto girerà intorno al nostro modo di essere/pensare.

Per poter credere al nuovo c’è bisogno di un minimo di conoscenza e di sperimentare su di sé le nozioni apprese per capirne la reale efficacia, non si può e non si deve credere a tutto quello che si legge, bisogna valutare con “mano” propria.
Chiedo a tutti di avere una maggiore fiducia in sé stessi, un maggiore amore per il proprio “essere”, un approfondimento della conoscenza del proprio sistema cuore-corpo che consenta di ambire ad una vita migliore. Se avete domande su altre patologie sappiate che le risposte ci sono, basta rivolgere lo sguardo alla NMG e alle altre forme di comprensione dell’umana esistenza e carpirne almeno i concetti di fondo.
Si continua a soffrire perché la gente non vuole sentirsi dire perché soffre, non ama ascoltare la parola che costringe alla riflessione ed a prendere coscienza dei propri mali. [1]
Avete timore che in un prossimo futuro i tumori e tutte le altre patologie aumenteranno?
Volete far parte delle vittime di un sistema basato sulla paura e sull’ignoranza?
Volete continuare a sopportare l’attuale stile di vita?
Spero che rispondiate di no ad ogni interrogativo e che vi poniate in maniera propositiva nei confronti della vita, in fondo è solo l’unica che abbiamo.
Solo una grande sofferenza conduce ad una grande consapevolezza e solo un forte shock può indurre un radicale cambiamento.
La paura non ci protegge dalla morte, ma dalla vita.
Un abbraccio a tutti.
Marcello salas