Malaria: vaccino potrebbe peggiorare la malattia
(AGI) - Washington, 3 ago. - I vaccini per la malaria potrebbero
peggiorare la malattia. In un nuovo studio sperimentale sui topi, il
parassita della malaria si e' evoluto per aggirare il vaccino,
peggiorando notevolmente la patologia. Il team della Pennsylvania
State University, si legge sulla rivista 'PLoS Biology', ha testato
un vaccino, l'RTS, che contiene una proteina del parassita (la AMA-1)
che innesca la reazione immunitaria del corpo. Un gruppo di topi e'
stato vaccinato ed e' stato poi esposto al parassita per dieci volte.
Alla fine, questo era diventato piu' denso e piu' virulento quando
infettava i topi non vaccinati, causando anche una piu' drammatica
anemia. "Un vaccino che ha questo effetto perderebbe la sua
efficacia molto velocemente finirebbe solo per rafforzare la
letalita' della malaria locale, in particolare nelle persone non
vaccinate", ha commentato Andrew Read, che ha condotto la
ricerca.
Fonte: http://salute.agi.it
Medicina: dormire male puo' ridurre efficacia vaccini
Roma, 1 ago. (Adnkronos Salute) - Se una buona notte di sonno è
cruciale per la salute, un nuovo studio dei ricercatori
dell'Università della California a San Francisco (Usa) mostra che
dormire troppo poco può ridurre l'efficacia dei vaccini. Si tratta
del primo lavoro condotto al di fuori di un centro del sonno a
dimostrare che la durata del riposo notturno è collegata alla
risposta immunitaria al vaccino, spiegano i ricercatori del team di
Aric Prather su 'Sleep'."Con il nuovo stile di vita H24, le
tecnologie che spingono a essere sempre connessi e più lunghi orari
di lavoro, la privazione di sonno è diventata un modo di vivere per
molti americani", sottolinea Prather. "Questi risultati
potrebbero aiutare ad aumentare la consapevolezza sulla chiara
connessione tra sonno e salute", aggiunge il ricercatore. Il
team ha indagato sul legame tra sonno e risposta al vaccino
anti-epatite B in un gruppo di adulti in buona salute. Il team ha
coinvolto 125 persone (fra cui 70 donne) tra i 40 e i 60 anni. Tutti
i soggetti erano non fumatori e in buona salute e hanno ricevuto il
vaccino in tre dosi. La prima e la seconda dose sono state
somministrate a un mese di distanza, seguite da una dose booster a
sei mesi. I livelli di anticorpi sono stati misurati prima della
seconda e della terza iniezione di vaccino e a sei mesi da quella
finale, per capire se i partecipanti avessero sviluppato una
risposta clinicamente protettiva.Tutti i soggetti, nel frattempo,
avevano compilato accurati diari del sonno, con dettagli sulle
abitudini, sulla durata e sulla qualità del proprio riposo
notturno. Inoltre 88 persone hanno indossato dei monitor del sonno
per 'misurare' l'andamento e la qualità del riposo. Ebbene, chi
dorme in media meno di sei ore a notte è risultato meno incline a
sviluppare la risposta anticorpale al vaccino, e dunque risulta più
a rischio di non essere protetto dal siero, rispetto a chi riposa in
media più di 7 ore. La qualità del sonno non influisce, invece,
sulla risposta alla vaccinazione. Nel gruppo in totale 18 persone
non hanno ottenuto una protezione adeguata dall'immunizzazione,
spiegano i ricercatori, sottolineando ancora una volta l'importante
ruolo del sonno nella regolazione del sistema immunitario.Il primo
esperimento è stato condotto in un bar francese su 19 persone,
uomini e donne. I ricercatori hanno sondato i livelli di 'autostima'
post-drink nel campione di volontari, ed è risultato che tutti si
sentivano tanto più affascinanti quanto più alcol avevano
ingerito. I dati sono pubblicati sul 'Journal of Individual
Differences'. La seconda parte dello studio ha coinvolto 86 giovani
maschi, ai quali è stato chiesto di partecipare a un test del gusto
per misurare il gradimento di un nuovo drink limone-menta. Un gruppo
ha ricevuto una versione alcolica del drink, mentre gli altri la
versione alcol-free. E per evitare che un 'effetto placebo' potesse
condizionare i risultati dell'esperimento, in entrambi i gruppi ad
alcuni è stato detto che avevano bevuto un alcolico, ad altri che
gli era stato dato un analcolico. Dopo una breve pausa, necessaria
per permettere all'eventuale componente alcolica di agire, tutti
hanno dovuto registrare un nastro parlando del drink. E' così
emerso che chi pensava di aver assunto alcol, quando in realtà
aveva bevuto un drink analcolico, si sentiva molto più attraente
rispetto a tutti gli altri che (a torto o a ragione) credevano di
non avere ingerito alcol.Infine, il terzo test. I nastri registrati
sono stati sottoposti a un gruppo di studenti universitari, che però
non sono sembrati affatto colpiti dal presunto fascino di chi si
sentiva irresistibile per essersi sbronzato, o per credere di averlo
fatto. Morale: chi pensa di farsi forza bevendo alcol, in realtà si
illude.
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