sabato 2 febbraio 2013

Un 2013 amaro sul fronte dei prezzi




ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI E DEGLI IMPRENDITORI LANCIANO UN DOPPIO ALLARME.

Rincari per 1500 euro a famiglia sono stati calcolati da Adusbef e Federconsumatori. A pesare una serie di aumenti: dai prezzi dei prodotti alimentari, alle tariffe nei trasporti, all’Rc auto. Ad alimentare la stangata anche canone Rai, bollette varie, bolli e servizi postali e bancari, pedaggi, tasse sui rifiuti e ricadute dell'Imu. Mezzogiorno in grande difficoltà. I dati degli industriali: 16mila le imprese chiuse in 4 anni con oltre 330mila posti di lavoro persi

Si allarga il fronte della crisi in Italia. Da un lato le associazioni dei consumatori prevedono un 2013 molto caro per le famiglie che, stando agli studi di Adusbef e Federconsumatori, saranno costrette a sopportare un aumento medio dei propri costi di circa 1500 euro. Dall’altro Confindustria, nel suo studio intitolato 'Check-up Mezzogiorno’ denuncia la situazione drammatica dell’economia delle Regioni del Sud che, nel periodo compreso tra il 2007 e il 2011, hanno subito un calo del proprio Pil del 6,8%, con una perdita reale calcolata in quasi 24 miliardi. Una realtà segnata dalla chiusura di oltre 16mila imprese con la perdita di circa 330 mila posti di lavoro.

Un quadro drammatico, preso nel suo complesso, che vede innanzitutto crescere le difficoltà dei nuclei familiari. Si tratta infatti di una vera e propria stangata quella che li attende al varco, secondo i calcoli delle associazioni dei consumatori per le quali tra alimentari, biglietti dei treni, rc auto, bollette, bolli e servizi postali e bancari, pedaggi, tasse sui rifiuti e ricadute dell'Imu gli aumenti per i bilanci familiari saranno "insostenibili", pari in media a 1.490 euro.

Un vero e proprio balzo, stimano Adusbef e Federconsumatori, sarà quello della tariffa rifiuti che aumenterà da aprile dell'anno prossimo del 25%, pari a 64 euro in più a famiglia. A salire saranno  anche i prezzi degli alimentari (+5%, 299 euro in più), l'assicurazione auto (+5%, 61 euro in più), le tariffe professionali e artigianali (114 euro in più), le tariffe aeroportuali (dopo il rinnovo dei contratti di programma di Sea a Milano e Adr a Roma) oltre alle bollette di luce e gas, anche se in modo più contenuto rispetto al 2012, e dell'acqua, la cui tariffa sarà presto aggiornata dall'Autorit per l'energia. Piccolo rincaro infine (1,5 euro di aumento) anche per il canone Rai, a cui si aggiungono gli aumenti di bancoposta, francobolli e raccomandate.

Per i presidenti di Adusbef e Federconsumatori, Elio Lannutti e Rosario Trefiletti, si tratta di aumenti "insostenibili che determineranno nuove e pesantissime ricadute sulle condizioni di vita delle famiglie, già duramente provate, e sull'intera economia, che dovrà continuare a fare i conti con una profonda e prolungata crisi dei consumi".

La situazione appare ancor più tragica se si guarda al Sud d’Italia e, in particolare, al suo tessuto produttivo che, stando alle analisi condotte da Confindustria e Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, nel quadriennio 2007-2011, ha ridotto drasticamente la sua capacità di produrre ricchezza e occupazione, con un contrazione di quasi 7 punti percentuali del prodotto interno lordo e la riduzione di circa 330mila unità lavorative, di cui la metà circa nella sola Campania.

Una tendenza negativa confermata anche nel 2012 con il tasso medio di disoccupazione dei primi due trimestri dell'anno  salito al 17,4% rispetto al 13,6% registrato nello stesso periodo del 2011, anche per effetto dell'aumento delle persone in cerca di lavoro. Di positivo ci sono solo i dati sull’export che, segnala lo studio di Confindustria, è “l'unica variabile che è tornata al di sopra dei valori pre-crisi: dal primo semestre 2011 al secondo semestre 2012 le esportazioni nel Mezzogiorno sono aumentate del 7%, il doppio del Centro-Nord''.

Per gli analisti il persistere della crisi è causa ed effetto del forte calo degli investimenti pubblici e privati. La spesa in conto capitale si è ridotta, dal 2007 al 2011 di circa 7 miliardi di euro. Gli investimenti fissi lordi sono diminuiti nello stesso periodo di 8 miliardi di euro (-11,5%) e particolarmente rilevante è stata la caduta degli investimenti nelle costruzioni (-42,5%) e nell'industria in senso stretto (-27,8%). La quota di imprese manifatturiere che hanno investito è andata progressivamente calando, dal 37,4% nel 2008 al 23,6% nel 2011. Il calo dell'occupazione e le crescenti difficoltà economiche delle famiglie stanno determinando - aggiunge la ricerca - una vera ''emorragia di capitale umano''. Sono sempre di più, infatti, quelli che decidono di lasciare il Mezzogiorno per andare a vivere nel Centro-Nord o all'estero (110 mila nel solo 2010). Nel frattempo il Mezzogiorno non utilizza gran parte del capitale umano che resta sul territorio: i giovani con età compresa tra 15 e 24 anni che non studiano o non lavorano nel Mezzogiorno rappresentano il 33% del totale, contro il 25% in media in Italia. 

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